Reato di negazionismo: serve davvero contro il razzismo?
"Come altri miei
colleghi storici giudico inutile, se non addirittura dannoso, introdurre in Italia
il reato di negazionismo". Lo afferma lo storico Giovanni Sabbatucci, docente
all'Università La Sapienza di Roma, commentando il dibattito in corso al Parlamento
italiano sul disegno di legge che mira a far considerare 'apologia di reato' la 'negazione
di crimini di genocidio o contro l'umanità'. "Sono contrario alla giuridicizzazione
della storia - spiega Sabbatucci - anche se considero un atto spregevole negare un
genocidio. Solo su basi scientifiche è infatti possibile definire se un determinato
avvenimento storico è o non è un genocidio. E lo storico che dimostra l'infondatezza
della definizione, in determinati casi, non può essere perseguito penalmente. E' un
reato il cui perimetro è difficilissimo da definire e soprattutto serve a poco. Potrebbe
addirittura risultare controproducente perché rende il negazionista vittima di una
norma che ne limita la libertà di pensiero. Il negazionismo va sconfitto con lo
studio, con ricerche sempre più fondate e anche con sanzioni disciplinari che riguardano,
per esempio, il settore educativo e scolastico. Chi nega la Shoah più che finire in
carcere dovrebbe essere interdetto dall'insegnamento". "Le ragioni per cui il
reato è stato introdotto in altri ordinamenti giuridici sono nobili e positive", aggiunge
il giurista Carlo Cardia. "Ma bisogna distinguere queste motivazioni dal risultato
effettivo. Noi in Italia ci siamo piegati a questo atteggiamento senza calcolare cosa
significa introdurre un nuovo reato". "La prima obiezione è che qui si tratta di
un reato di opinione. Si va così verso la creazione di una 'verità di Stato', sancita
nelle aule giudiziarie. E su questo non si è riflettuto abbastanza. Qui si affida
un giudizio di tipo storico a un giudice che non ha gli strumenti per compierlo".
"L'odio razziale - aggiunge Cardia - va combattutto dovunque e comunque, ma con la
libertà di approfondire storicamente. Il diritto alla verità storica esiste ma va
fondato sulla libertà di ricerca. Mentre il negazionismo va combattuto a scuola e
nelle università dove debbono tornare a essere centrali i valori etici. Oggi nella
scuola c'è un vuoto etico - conclude Cardia - che può, davvero, generare mostri".
(A cura di Fabio Colagrande)