Proclamato Beato Stefano Sàndor, laico salesiano ucciso sotto il regime comunista
ungherese
È stato proclamato Beato, sabato a Budapest, in Ungheria, Stefano Sàndor, il coadiutore
salesiano ucciso appena 38enne dal regime comunista nel 1953, con l’intensificarsi
della persecuzione contro la Chiesa. Alla Messa, in rappresentanza del Santo Padre,
c’era il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, cardinale Angelo Amato.
Il servizio di Roberta Barbi:
Lo descrivevano
tutti come un giovane allegro, serio, gentile, leader amato dagli amici e aiuto prezioso
per i fratellini – che assisteva nello studio e nella preghiera – e per la chiesa
dei Padri Francescani di Szolnok, dove serviva quotidianamente Messa. Fu proprio questa
sua inclinazione all’educazione per i giovani che lo fece innamorare di don Bosco
e lo spinse a entrare come postulante nell’Istituto salesiano, dove poi divenne coadiutore
laico e ottenne l’incarico di assistenza all’oratorio, come ricorda il cardinale
Amato al microfono di Roberto Piermarini:
“Il nostro Beato fu
affascinato dalla figura di don Bosco. Ne apprezzava molto il metodo pedagogico e
pastorale, mirato alla 'salvezza integrale' dei giovani. I superiori furono bene impressionati
dal giovane, serio e allegro, e successivamente lo ammisero al noviziato”.
Dovette
interrompere il noviziato perché chiamato alle armi, ma anche al fronte si mostrò
un educatore modello, animando e rincuorando i suoi commilitoni. L’esperienza della
guerra, per cui ricevette anche diverse onorificenze, non scalfì le sue convinzioni
e neppure la sua fede. Tornato a casa, dovette scappare e nascondersi dal regime comunista
che si era instaurato, lavorando sotto falso nome per una tipografia pubblica. La
situazione peggiorò con la salita al potere in Ungheria di Mátyás Rákosi, quando lo
Stato iniziò a incamerare i beni della Chiesa e a perseguitare i fedeli, religiosi
e laici, come evidenzia il cardinale Amato:
“La sua vita si svolse
in anni difficili per il suo Paese, travagliato da guerre e rivolgimenti politici
e sociali. Sappiamo che il comunismo stalinista, regime non meno oppressivo del nazismo,
si era instaurato nel suo Paese e lo Stato, nel 1949, non solo incamerò i beni della
Chiesa, ma iniziò ad accanirsi con forme persecutorie contro i religiosi, costretti
a vivere da clandestini e adattandosi a svolgere i più disparati lavori pur di sopravvivere”.
Non
aveva più casa, lavoro, né comunità, ma fu comunque raggiunto e arrestato nel 1952.
Della sua morte – resa nota solo dopo il crollo del regime - e del luogo dove è sepolto
si sa poco o nulla, ma è certo che avvenne in odio alla fede. Il cardinale Amato
sottolinea ancora quale insegnamento il nuovo Beato consegna al mondo:
“Il
martire Stefano Sàndor lascia a tutti noi e ai confratelli Salesiani un triplice messaggio:
anzitutto fedeltà fino alla fine alla vocazione nella quale il Signore ci chiama;
in secondo luogo, impegno nella missione educatrice dei giovani, che bisogna formare
alla vita buona del Vangelo; infine, essere testimoni credibili di Gesù e della sua
parola di speranza e di carità”.
Nell’imminenza della sua Beatificazione,
i confratelli salesiani ne hanno ricordato la figura di laico che fu esempio a molti
preti, mettendone in luce in particolare la santificazione del lavoro cristiano, l’amore
per la casa di Dio e naturalmente l’educazione della gioventù, che oltre a essere
ancora missione fondamentale della Congregazione salesiana, lo è anche della Chiesa
universale, come conclude il cardinale Amato:
“In conclusione, il Beato
martire Stefano Sàndor ci consegna la profezia dell'importanza dell'educazione dei
giovani, per contrastare una cultura che spesso combatte i valori della vita, della
carità, della laboriosità, del perdono, della fraternità”.