Il dramma dei migranti che cercano di passare negli Usa: la testimonianza di padre
Solalinde
E’ passato un anno da quando padre Alejandro Solalinde Guerra è venuto in Italia
per raccontare la sua vita in difesa dei migranti che attraversano il Messico e tentano
di attraversare il confine con gli Usa. Padre Alejandro, nello Stato messicano di
Oaxaca, dirige il rifugio per migranti “Hermanos en el Camino”. Un ostello dove trovano
riparo honduregni, guatemaltechi, salvadoregni, nicaraguensi. A un anno di distanza
la situazione non è affatto migliorata. Queste persone sono ancora preda della violenza
delle bande organizzate, spesso in collusione con le forze di sicurezza. Vittime principali,
oltre alle donne, i minori non accompagnati, in questo anno aumentati fino ad arrivare
a essere circa il 25% delle migliaia di persone che in un anno si fermano all’ostello.
La maggior parte dei ragazzini sono indigeni del Guatemala, o poveri dell’Honduras.
Padre Solalinde, che dopo le numerose minacce di morte è stato posto sotto la protezione
delle autorità messicane, è in questi giorni a Roma, al fianco Amnesty International
Italia. Francesca Sabatinelli lo ha incontrato:
R. - Yo creo
que las cosas para mi ‘albergue’ han mejorado: es un más seguro… Credo che la situazione
per il mio ‘albergue’ sia migliorata, è un po’ più sicuro, e io sono vivo! Ma in
Messico siamo circa 500 persone, tra donne e uomini, che si battono per la tutela
dei diritti umani, grazie a Dio stiamo lavorando tutti in molti ‘albergues’ e case
di migranti. E’ sicuramente difficile per noi vivere in condizioni di sicurezza, sia
sicurezza per i nostri ‘albergues’ sia per le nostre persone. Io non vengo toccato
perché sono famoso, ma per quanto riguarda gli altri, non si può sapere.
D.
- Quando lei venne un anno fa, denunciò, come già in passato, la situazione di violenza
contro questa povera gente che arriva in Messico per poi tentare il passaggio negli
Stati Uniti. Che cosa è cambiato oggi?
R. - Las cosas se han complicado más,
porque no hay mejorías en los lugares de origen… Le cose sono peggiorate e si
sono complicate un po’, perché non è migliorata la situazione nei Paesi d’origine,
soprattutto se parliamo di Honduras, Guatemala, Salvador e Nicaragua: in questi luoghi
non è migliorata la situazione dei cittadini. La situazione in Messico, come Paese
di transito, continua ad essere molto pericolosa, perché le bande che favoriscono
il passaggio del confine stanno cambiando le loro modalità per estorcere ancora più
denaro ai migranti.
D. - Queste bande continuano anche a tenere queste persone
in ostaggio, chiedendo un riscatto ai familiari?
R. - Ahora la situación ha
cambiado de modalidad, porque se han… Ora le regole sono cambiate, perché sta diventando
più facile per i governi di Messico e Stati Uniti tracciare i movimenti finanziari
e quindi sapere a chi viene pagata una certa somma per il riscatto dei sequestrati.
Ecco perché le cose stanno cambiando, ora questi malviventi chiedono ai migranti di
pagare una volta saliti sul treno. “Non hai i soldi - è la minaccia - allora ti buttiamo
giù dal treno!” E lo fanno! Con il treno in movimento! E non importa se sono bambini,
donne, anziani, li buttano giù dal treno in corsa... C’è poi un aumento della tratta
delle persone: tantissime persone che scompaiono e non solo i migranti, anche i messicani.
Ci sono molte donne che hanno perduto i loro figli, soprattutto figlie, rapiti all’uscita
della scuola dalla criminalità organizzata per lo sfruttamento sessuale. Fa molto
male, ad esempio nello Stato di Veracruz, vedere quante bambine scompaiano. Le madri
non sanno più che fare per ritrovarle. E le più fortunate, almeno ritrovano il corpo.
In Messico le procedure legali per combattere la tratta funzionano e la legge preoccupa
molto i criminali: disgraziatamente però c’è molta corruzione e quindi non si riescono
ad applicare tutte le misure e gli strumenti giuridici esistenti. Le mafie controllano
i Paesi latinoamericani, il Messico, e il sud degli Stati Uniti: sono le mafie a controllare
le frontiere e sono i ‘cartelli’ a stabilire chi passa e chi non possa.
D.
- Perché lei padre viene spesso in Italia, in Europa?
R. - Yo no soy político
y non soy activista: yo soy misionero…. Non sono un politico, non sono neanche
un attivista, sono un missionario. E ho a cuore molto la sorte dei migranti, perché
amo Gesù e Gesù fu il migrante più famoso della storia. Vengo qua per chiedere all’Europa
che ami i suoi fratelli del sud, che riconosca nei migranti il volto di Gesù, e che
lo ricevano.
D. - Lei crede che ci dovrebbe essere uno status di richiedenti
protezione anche per chi fugge da Paesi che non sono in guerra, ma vivono una violenza
sociale molto grave?
R. - Las personas que están saliendo de África están viviendo
una violencia extrema… Le persone che escono dall’Africa stanno vivendo una violenza
estrema, sono in guerra. Però quasi tutti i Paesi del Centro America, almeno quelli
di provenienza di coloro che attraversano il Messico, come il Nicaragua, il Guatemala,
il Salvador - non l’Honduras - tutti questi sono stati in guerra per anni, guerre
che non hanno rimarginato le ferite, ancora si vive violenza. La guerra non è l’unica
forma di violenza. Ciò che chiedo all’Europa è di capire che la soluzione per questi
paesi è aiutarli a cambiare le loro condizioni di vita, perché abbiano pace, perché
abbiamo il lavoro, perche possano avere una vita dignitosa in quanto esseri umani.
Noi sappiamo che di cento persone che passano per il nostro ‘albergue’, solamente
il 30% riesce a entrare negli Usa e questo 30% riesce a passare, perché ha pagato
i ‘cartelli’ degli ‘Zetas’, o quello del Golfo, che non hanno problemi a far loro
attraversare il confine, glielo fanno fare in molti modi: nonostante il muro i ‘cartelli’
hanno il sistema per far passare la gente. Ma cosa accade con il rimanente 70% che
non entra? Una parte, minima, rientra nel suo Paese d’origine; l’altra parte resta
in Messico, tra loro c’è chi trova lavoro e chi invece viene assoldato dalla delinquenza
organizzata per lavorare nell’organizzazione: droga, sequestri, assalti… La Chiesa
cattolica ha sempre sottolineato che i migranti sono un’opportunità , che sono un
‘kairos’. Penso che questo sia un momento di grazia che tutti noi dovremmo utilizzare
per capire molte cose, come ad esempio che nessuno è padrone di nulla, che siamo tutti
migranti, dobbiamo riconoscerlo.