Francia: sindaci obbligati a celebrare le nozze gay. Dalla Torre: violata libertà
di coscienza, in pericolo il dissenso
La Corte costituzionale francese ha escluso ieri la "clausola di coscienza” per i
sindaci che si oppongono alle “nozze gay”. I sindaci saranno dunque obbligati a celebrare
in comune il “matrimonio omosessuale”. Sempre ieri, per la prima volta in Francia,
è stato dato il via libera all’adozione di una bambina da parte di una coppia di due
donne. Su questa continua erosione del diritto alla libertà di coscienza, in Francia
e non solo, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Giuseppe Dalla Torre,
presidente onorario dell’Unione dei Giuristi Cattolici Italiani:
R. - È singolare
che la Francia che ha una grandissima tradizione in materia di tutela dei diritti
fondamentali della persona, tra i quali c’è quello della libertà di coscienza, venga
meno a questa tradizione con una decisione che certamente è pesante e gravosa, anche
se – ahimè – è una decisione che non riguarda solo la Francia, ma indica una tendenza
più generale che tocca tutto il mondo occidentale. È una tendenza a misconoscere il
diritto a rifiutarsi di obbedire alla legge, laddove questa entri in conflitto con
la coscienza e con l’esigenza di salvaguardare il rispetto di norme morali inderogabili.
D.
- Questo peraltro, nonostante l’Assemblea del Consiglio d’Europa solo nel 2010 avesse
invece ribadito - anche se con pochi voti di margine - la tutela dell’obiezione di
coscienza; invece, poi vediamo che nelle legislazioni dei singoli Paesi si va sempre
più verso una tendenza contraria rispetto a questo ...
R. - Infatti. Credo
che questo sia un tema su cui occorre riflettere ampiamente con urgenza. La convinzione
di noi occidentali è che il problema della libertà religiosa e di coscienza è grave
in Paesi come quelli asiatici: penso alla Cina, all’India e ad altri Paesi in cui
effettivamente – ed è così – i cristiani in particolare, ma non solo, soffrono di
persecuzioni di carattere religioso. Non ci rendiamo conto che anche nel nostro civilissimo
Occidente sotto nuove forme - se vogliamo più subdole -, la libertà di coscienza incontra
sempre più difficoltà ad essere garantita e tutelata. Da questo punto di vista, la
questione delle obiezioni di coscienza è una cartina di tornasole, cioè è l’esempio
che mette in evidenza, che porta allo scoperto, questa intolleranza in materia di
libertà di coscienza che caratterizza in forma nuova la nostra realtà.
D. -
Di fondo, c’è poi anche un paradosso: per non discriminare – si direbbe così – una
minoranza, si discrimina una maggioranza. Anche questo sembra un dato quasi di perversione
del diritto ...
R. - Non c’è dubbio. È un principio di eguaglianza inteso in
senso opposto e questo naturalmente costituisce una grave deviazione rispetto ai principi
che hanno segnato dalla Rivoluzione Francese in poi lo sviluppo delle istituzioni
nei Paesi democratici e civili.
D. - C’è davvero il rischio che, in qualche
modo, si voglia anche silenziare un pensiero controcorrente rispetto ad un ragionamento
– quello delle "unioni gay" in questo caso – che sta prendendo piede sempre più? In
pratica, si dovrà avere paura tra un po’ di dire certe cose in pubblico?
R.
- Non c’è dubbio. C’è - come dire - una negazione, seppure non formale ma sostanziale,
del diritto al dissenso, diritto che poi è alla base di una società democratica, la
linfa di cui una società democratica si alimenta. Non ce ne rendiamo conto, però l’idea
che si debba pensare tutti allo stesso modo sta galoppando in maniera molto sorprendente.