Canova e la fede. Gli ultimi lavori dello scultore in mostra a Milano
Sei bassorilievi in gesso, di recente restauro, insieme a sette disegni preparatori:
sono il cuore della mostra “Canova. L'ultimo capolavoro. Le metope del tempio”, allestita
- fino al 6 gennaio - presso le Gallerie d'Italia di Piazza Scala a Milano e destinata
a trasferirsi all'inizio del 2014 al Metropolitan Museum of Art di New York. Si tratta
degli ultimi lavori del grande artista, protagonista del neoclassicismo, morto nel
1822. Il servizio di Paolo Ondarza:
Un inatteso
ritrovamento nelle gallerie dell’Accademia delle Belle Arti di Venezia: 6 bassorilievi
in gesso, identificati come modelli originali realizzati da Antonio Canova per le
metope marmoree del tempio di Possagno, sua città natale. La linearità pura, essenziale
delle figure di profilo disegna elegantemente soggetti biblici vetero e neotestamentari,
inediti per lo scultore neoclassico, famoso per i suoi soggetti mitologici. E’ l’ultimo
Canova, testimone della fine degli impeti della Rivoluzione francese e dell’ateismo
illuminista. Dalle opere emerge l’ancora poco studiato rapporto tra lo scultore e
la fede. Il curatore Ferdinando Mazzocca:
“La sua idea è che la Chiesa
dovesse un po’ spogliarsi dei suoi orpelli e ritornare a un sentimento religioso più
profondo. Quella di Canova è una fede tormentata, come rivela un po’ anche queste
opere”.
Il confronto tra le metope e la precedente fase neoclassica è offerto
al visitatore dalla presenza in mostra di alcune opere di soggetto mitologico. Rilevanti
le differenze stilistiche. Ancora Mazzocca:
“Mentre nei bassorilievi precedenti
Canova si era ispirato a delle fonti classiche e ai vasi greci, invece, in questo
caso è un Canova che guarda la scultura del Medio Evo, del primo Rinascimento, che
proprio in quegli anni dell’Ottocento veniva riscoperta”.
A corredare
l’esposizione sette disegni preparatori: fogli solcati da linee contorte e veloci,
non accademiche, espressione della prima idea dell’artista…
“Come entrare
nella mente, nell’immaginazione dell’artista”.