Siria: ancora molti ostacoli per la conferenza di pace "Ginevra 2"
14: è il numero dei siti dell’arsenale chimico siriano finora visitati dagli ispettori
dell’Opac. L’organizzazione ne ha quindi ispezionati più della metà di quanti indicati
dalla stessa Siria. Nel frattempo l’Acnur lancia l’allarme, oltre 800 profughi siriani
tra fui molti bambini, sono stati arrestati in Egitto lo scorso mese di agosto mentre
tentavano di lasciare il paese. secondo l’alto commissariato inoltre l’Egitto ne avrebbe
espulsi altri 144, fra cui 44 bambini, verso altri paesi della regione. E ieri,
il vicepremier siriano Qadri Jamil ha annunciato da Mosca che la conferenza di pace
“Ginevra 2” si terrà il 23 e 24 novembre. La notizia è stata riportata con cautela
dalle cancellerie internazionali, che non si sono volute sbilanciare sulla data. Di
certo questo appuntamento, rimandato più volte, si conferma di primaria importanza
per il futuro della Siria, nonostante molti rimangano gli ostacoli: tra i principali
figurano le divisioni tra forze dell'opposizione, sia a livello politico sia sul campo.
Ma chi rappresenterà la Siria a Ginevra? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a
Stefano Torelli,ricercatore Ispi:
R. - Questo
chiaramente è uno dei nodi che in realtà sono ancora da sciogliere. C’è da vedere
se si riuscirà a raggiungere un compromesso sul fatto che la Siria sia rappresentata
dal regime di Assad; probabilmente non da Assad in persona, però comunque da figure
a lui vicine che ancora oggi rappresentano in via ufficiale il governo siriano. L’opposizione
siriana su questo è totalmente in disaccordo e già in altre occasioni aveva minacciato
di non partecipare o comunque di boicottare la Conferenza internazionale qualora vi
fosse la presenza di uomini vicini al regime o comunque appartenenti al regime di
Assad.
D. - Una grande incognita è rappresentata anche dal coinvolgimento
nella conferenza dell’Iran che, come potenza regionale, ambisce ad una presenza importante.
Le aperture del neo presidente Rohani porteranno la Repubblica islamica a Ginevra,
o no?
R. – Ora, rispetto a qualche settimana fa, è più probabile che l’Iran
possa essere coinvolto in maniera non ufficiale; questo è stato comunque ribadito
anche dagli stessi Stati Uniti, ma in parte anche da altre cancellerie occidentali.
Sicuramente "Ginevra 2" potrà essere un altro banco di prova, non solo per quanto
riguarda la crisi siriana, ma anche per questioni a latere, tra cui quella del maggior
coinvolgimento o meno dell’Iran all’interno di questioni che conivolgono la Comunità
internazionale.
D. - Altro attore importante dell’intricata vicenda siriana
è sicuramente la Turchia di Erdogan che, dall’inizio ha puntato sull’opposizione e
che ora, proprio per la deriva islamista di quest’ultima, si trova molto in difficoltà
anche nei confronti della Comunità internazionale. Come si comporterà Ankara?
R.
- La posizione della Turchia ormai è comunque abbastanza chiara. Il Paese continua
a perseguire la propria politica, che è quella volta a far sì che il regime di Assad
cada. Erdogan più di una volta, e anche il ministro degli Esteri, Davutoglu, hanno
insistito affinché gli sforzi della Comunità internazionale verso un intervento diretto
in Siria portassero effettivamente a un’azione militare che potesse far cadere Assad.
La Turchia continuerà a seguire questa strada. Sicuramente il fatto che ci siano elementi
islamisti, radicali, jihadisti - se così vogliamo chiamarli -, all’interno della galassia
dell’opposizione siriana, mette un po’ in difficoltà la Turchia, come del resto mette
in difficoltà tutti gli altri attori internazionali tra cui gli Stati del Golfo, gli
Stati Unti, che hanno questo dilemma: da un lato, appoggiare l’opposizione siriana,
ma dall’altro dover fare i conti con un’opposizione siriana al cui interno si trova
una delle frange più importanti che sembra essere proprio quella dell’islam radicale.