Non dimentichiamoci di preti e suore nelle case di riposo, veri santuari di santità:
così il Papa a Santa Marta
Mosé, Giovanni Battista, San Paolo. Papa Francesco ha incentrato l’omelia nella Messa
alla Casa Santa Marta su queste tre figure, sottolineando che a ognuno di loro non
sono state risparmiate le angosce, ma il Signore mai li ha abbandonati. Pensando poi
ai tanti preti e suore che vivono nelle case di riposo, ha invitato i fedeli a visitarli
perché questi, ha detto, sono veri “santuari di santità e apostolicità”. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
L’inizio della
vita apostolica e il tramonto dell’Apostolo Paolo. Papa Francesco ha preso spunto
dalle letture del giorno per soffermarsi su questi due estremi dell’esistenza del
cristiano. All’inizio della vita apostolica, ha osservato commentando il Vangelo odierno,
i discepoli erano “giovani” e “forti” e anche i “demoni se ne andavano davanti” alla
“loro predicazione”. La Prima Lettura, ha proseguito, ci mostra invece San Paolo alla
fine della sua vita. “E’ il tramonto dell’Apostolo”:
“L’Apostolo ha un inizio
gioioso, entusiasta, entusiasta con Dio dentro, no? Ma anche non gli è risparmiato
il tramonto. E a me fa bene pensare al tramonto dell’Apostolo… Mi vengono in mente
tre icone: Mosé, Giovanni Battista e Paolo. Mosé è quello che è capo del Popolo di
Dio, coraggioso, lottava contro i nemici e anche lottava con Dio per salvare il popolo:
forte! E alla fine è solo, sul Monte Nebo, guardando la terra promessa, ma spogliato
dall'entrare lì. Non poteva entrare nella promessa. Giovanni Battista: negli ultimi
tempi, non gli sono risparmiate le angosce”.
Giovanni Battista, ha proseguito
il Papa, deve anche affrontare un’“angoscia dubbiosa che lo tormentava” e “finisce
sotto il potere di un governante debole, ubriaco e corrotto, sotto il potere dell’invidia
di un’adultera e del capriccio di una ballerina”. E anche l’Apostolo Paolo, nella
Prima lettura, ci parla di quelli che lo hanno abbandonato, di chi gli ha procurato
danni accanendosi contro la sua predicazione. Racconta che in tribunale nessuno lo
ha assistito. Tutti lo hanno abbandonato. Però, dice San Paolo, “il Signore mi è stato
vicino. Mi ha dato forza perché io potessi portare a compimento l’annunzio del Vangelo”:
“Questo
è il grande dell’Apostolo, che con la sua vita fa quello che Giovanni il Battista
diceva: ‘E’ necessario che Lui cresca e io diminuisca’. L’Apostolo è quello che dà
la vita perché il Signore cresca. E alla fine questo tramonta così… Anche Pietro con
la promessa: ‘Quando sarai vecchio ti porteranno dove tu non vorrai andare’. E quando
penso al tramonto dell’Apostolo, mi viene nel cuore il ricordo di quei santuari di
apostolicità e di santità che sono le case di riposo dei preti e delle suore: bravi
preti, brave suore, invecchiati, col peso della solitudine, aspettando che venga il
Signore a bussare alla porta del loro cuore. Questi sono veri santuari di apostolicità
e di santità che abbiamo nella Chiesa. Non li dimentichiamo, eh!".
Se guardiamo
“più al profondo”, ha detto il Papa, questi luoghi “sono bellissimi”. Sento spesso,
ha affermato, che “si fa un pellegrinaggio al Santuario della Madonna”, “di San Francesco,
di San Benedetto”, “tanti pellegrinaggi”:
“Ma mi chiedo se noi cristiani
abbiamo la voglia di fare una visita - che sarà un vero pellegrinaggio! - a questi
santuari di santità e di apostolicità, che sono le case di riposo dei preti e delle
suore? Uno di voi mi diceva, giorni fa, che quando andava in un Paese di missione,
andava al cimitero e vedeva tutte le tombe dei vecchi missionari, preti e suore, lì
da 50, 100, 200 anni, sconosciuti. E mi diceva: ‘Ma, tutti questi possono essere canonizzati,
perché alla fine conta soltanto questa santità quotidiana, questa sanità di tutti
i giorni'. Nelle case di riposo, queste suore e questi preti aspettano il Signore
un po’ come Paolo: un po’ tristi, davvero, ma anche con una certa pace, col volto
allegro”.
“Ci farà bene a tutti noi – ha concluso il Papa – pensare a questa
tappa della vita che è il tramonto dell’Apostolo e pregare il Signore: ‘Custodisci
loro che sono in quel momento della spoglia finale, per dire soltanto un’altra volta:
‘Sì, Signore, voglio seguirti!’”.