Il Papa: dal Messale in inglese, rinnovato dinamismo evangelizzatore della Chiesa
Col proprio lavoro, ha reso possibile che fedeli di tutto il mondo possano pregare
con un linguaggio comune. È l’"International Commission on English in the Liturgy"
(Icel) nelle parole di Papa Francesco che, nel 50.mo anniversario della creazione
dell’organismo, ne ha ricevuto i membri e gli officiali, accompagnati dall’arcivescovo
Arthur Roche, segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei
Sacramenti e già presidente dell’Icel. La Commissione riunisce i rappresentanti delle
Conferenze episcopali dei Paesi in cui l’inglese è usato come lingua di riferimento
nella celebrazione della Liturgia. Il servizio di Giada Aquilino:
Un immenso lavoro
“per predisporre le traduzioni in lingua inglese dei testi della liturgia” e un contributo
“nel progredire nello studio, nella comprensione e nell’appropriazione della ricca
tradizione eucologica e sacramentale della Chiesa”. È l’impegno lungo cinquant’anni
della Commissione internazionale per le traduzioni del Messale in lingua inglese,
ricordato da Papa Francesco. Il Pontefice ha sottolineato che l’organismo “ha contribuito
anche in modo significativo aì una consapevole, attiva e devota partecipazione alla
liturgia” richiesta dal Concilio Vaticano II e giustamente richiamata da Benedetto
XVI per arrivare ad “una più grande consapevolezza del mistero che viene celebrato
e del suo rapporto con l’esistenza quotidiana”:
“I frutti del vostro lavoro
sono serviti a dare forma alla preghiera di innumerevoli cattolici e hanno anche contribuito
alla comprensione della fede, all’esercizio del sacerdozio comune dei fedeli e al
rinnovamento del dinamismo evangelizzatore della Chiesa, tutti temi centrali nell’insegnamento
conciliare”.
Come sottolineato dal Beato Giovanni Paolo II, ha aggiunto
Papa Francesco, per molti il messaggio del Vaticano II “è stato percepito innanzitutto
mediante la riforma liturgica”. La Commissione, segno “dello spirito di collegialità
episcopale”, ha contribuito proprio alla messa in opera del grande rinnovamento liturgico
invocato dai padri conciliari:
“Nel rendere possibile ad un vasto numero
di fedeli sparsi nel mondo il pregare con un linguaggio comune, la vostra Commissione
ha dato il suo aiuto per il rafforzamento dell’unità della Chiesa nella fede e nella
comunione sacramentale. Questa unità e comunione, che trova la propria origine nella
Santissima Trinità, costantemente riconcilia ed accresce la ricchezza della diversità”.
Il
Santo Padre ha quindi unito il proprio auspicio alla speranza espressa da Paolo VI
nel promulgare il Messale Romano: che “nella grande diversità delle lingue, un’unica
preghiera si elevi come offerta bene accetta al Padre nostro dei cieli, mediante il
nostro Sommo Sacerdote Gesù Cristo, nello Spirito Santo”.