Giornata missionaria mondiale. Mons. Rugambwa: Chiesa africana ricca di vocazioni
“Siamo missionari con la nostra parola ma soprattutto con la nostra vita cristiana?
Con la nostra testimonianza?” O siamo “cristiani di sagrestia, solo di parole ma che
vivono come pagani?” Le parole del Papa nell’udienza generale di mercoledì scorso
risuoneranno nella Giornata missionaria mondiale, che si celebra questa domenica,
in cui si chiede a tutti i fedeli di aprire il cuore alle esigenze della missione
ed esprimere gesti di solidarietà a sostegno delle giovani Chiese. Roberta Gisotti
ha intervistato l’arcivescovoProtase Rugambwa, tanzaniano, segretario
aggiunto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e presidente delle
Pontificie Opere Missionarie:
D. – Lei che
viene da un Paese africano, come raccoglie questo invito del Papa espresso con la
consueta schiettezza?
R. – L’invito del Papa è veramente molto attuale, soprattutto
per noi che siamo nelle Chiese giovani, nelle Chiese che stanno crescendo, perché
possiamo avere, fin dall’inizio, questa visione di Chiesa come una, la Chiesa missionaria
che deve andare, veramente uscire… Quindi, noi come cristiani in Africa, dal punto
di vista della missionarietà è vero che stiamo crescendo, in Africa le vocazioni ci
sono ma dobbiamo fare in modo che non sia la 'Chiesa africana', ma la Chiesa intesa
come Chiesa universale. E avere questa Chiesa che cresce ma guardando sempre anche
al di là dell’Africa, al di là dei nostri confini.
D. – Lei crede che nelle
Chiese dei Paesi più ricchi, più sviluppati dell’Occidente, siano presenti abbastanza
i bisogni delle Chiese più giovani?
R. – Sicuramente. Adesso, stiamo parlando
anche della cooperazione missionaria. Quando si parla di Chiese giovani – dove, ringraziamo
il Signore, ci sono le vocazioni al presbiterato, per esempio, e alla vita consacrata
– da noi si va nelle comunità oppure nei seminari e si trovano pieni, ma dopo che
sono pieni cosa possiamo fare con questa realtà, o con questa fortuna, che è un dono?
Dobbiamo pensare, adesso, anche ad andare fuori, al di là dell’Africa, ad evangelizzare.
Quindi, per esempio, in Europa o in America o in altre parti del mondo, dove c’è bisogno,
dobbiamo aprire i nostri occhi e vedere che possiamo andare anche lì a svolgere questo
lavoro importante, perché c’è una preparazione adeguata per svolgere questo lavoro,
questa missione. Quindi, anche la validità di questa visione di collaborazione missionaria.
D.
– Il Papa, nel suo messaggio per la Giornata, ripete che la Chiesa non è un’organizzazione
assistenziale, un’impresa, una Ong, ma è una comunità di persone animate dall’azione
dello Spirito Santo: le chiedo se forse in questa nostra epoca pensiamo poco alla
presenza tra noi dello Spirito Santo …
R. – Eh sì, qui bisogna capire bene
che, prima delle strutture o prima delle ideologie, c’è Cristo, c’è l’amore, c’è lo
Spirito Santo che ci deve spingere. E’ importante capire questo.
D. – Ma c’è
un appello particolare per l’Africa che lei vuole fare?
R. – Per l’Africa,
io vorrei dire pure alla nostra gente che devono sapere, devono capire che anche nelle
piccole cose che hanno devono partecipare anche loro, collaborare a questo appello
che noi facciamo ogni anno. Dobbiamo riconoscere che è necessario essere insieme con
il Santo Padre in questa sollecitudine pastorale verso tutte le Chiese. Quindi, anche
noi dobbiamo essere persone credenti, ma sempre con la disponibilità ad essere riconoscenti
di questo fatto di poter collaborare con tutti gli agenti pastorali, perché il lavoro
di evangelizzazione continui.