Facebook più permissivo per i minorenni. Buttarelli: urge normativa Ue uniforme
“Siamo pronti a denunciare al Garante della Privacy, Facebook, che continua ad essere
terra di nessuno, dove regole e controlli sono risibili e dove al genitore non é consentito
l'esercizio di alcun controllo sulla vita virtuale del proprio figlio minorenne”.
Così il Movimento genitori risponde in Italia all’ultima decisione di Facebook: la
possibilità di rendere pubblici i post, quindi il profilo, degli under 18 come succede
con gli utenti adulti. Cosa fare e come difendersi? Gabriella Ceraso ne ha
parlato con Giovanni Buttarelli, Garante europeo aggiunto per la protezione
dei dati personali:
R. – Per
quanto riguarda i genitori, nel futuro c’è una riforma in corso. Avremo, per i minori
sotto i 13 anni, una tutela molto più forte, perché non sarà possibile in ogni caso
prescindere da un consenso dei genitori, prestato in chiave di verificabilità e di
autenticità. Per quanto riguarda il momento attuale, c’è il problema della capacità
di agire dei genitori che, in questa procedura per esempio, potrebbe non essere previsto.
Purtroppo, finché non si realizzerà il principio uniforme che i social network devono
tenere conto, non solo di ciò che è "fashion", ma anche dei diritti della personalità,
continueremo a soffrire e ad allarmarci su questi temi.
D. – Ai genitori cosa
dire nell’immediato? Cosa si può fare? Ovviamente comprendendo che i ragazzi hanno
mille stimoli da tantissime fonti...
R. – Nei casi estremi ovviamente ci sono
rimedi giuridici, ma prima ancora ci sono una serie di soluzioni di dialogo, di verifica
attenta con i propri figli, per cercare di guidarli meglio e renderli più consapevoli,
autonomamente, delle conseguenze che ne deriveranno. E’ facile disseminare i propri
dati in un secondo al resto del mondo, mentre è, a volte, missione impossibile cancellare
queste tracce, quando ci si accorge un momento dopo degli effetti negativi, e spesso
anche non voluti, di alcune estensioni di informazione.
D. – Quando parla di
conseguenze negative cosa intende?
R. – Io posso postare un “mi piace” perché
ho gradito una foto, posso postare i miei contatti, con amicizie che oggi ci sono
e domani no, posso postare alcune foto di gruppo, prese in un momento di allegria,
foto e informazioni che un domani saranno assemblate, saranno disponibili in Rete,
dove i datori di lavori, le società di assunzione, andranno regolarmente a prendere
informazioni. Quindi tutto questo creerà un profilo di noi, di cui nemmeno noi siamo
consapevoli, che potrà non corrispondere affatto alla nostra attuale personalità o
alla personalità di ieri, di quando abbiamo postato queste foto.
D. – Questo,
ovviamente, tenendo fuori tutta la sfera di chi invece va sui social network per adescare
e per offendere. E’ tutto un mondo che non può che godere di questo permissivismo
o no?
R. – Su questo, per fortuna, come Italia, abbiamo più carte in regola:
siamo tra i Paesi che hanno la migliore normativa e anche le migliori forze investigative.
Io non vorrei che con tutte queste analisi noi arrivassimo a criminalizzare il social
network, che dovrebbero essere invece un’occasione contemporanea per sviluppare meglio
la personalità. E’ proprio il contrario: un approccio sobrio, meditato, informato
che permetta di capire meglio quali sono le conseguenze dei nostri comportamenti,
potrebbe aiutare a valorizzare gli aspetti socialmente positivi dei social network.
D.
– Molti lasciano Facebook per Twitter. Le chiedo: Twitter è più garantista? Ha più
tutele?
R. – No, pongono sempre gli stessi problemi. In cambio di un benefit
immediato, che sembra di grande valore in quel momento, noi cediamo molto di più della
nostra privacy. Non è tanto un problema di mettere su piazza ciò che sappiamo di noi
stessi, ma piuttosto l’effetto devastante sulle personalità di cui gli utenti non
sono resi consapevoli. Quindi, i gestori dei social network dovrebbero pensare meno
al mercato e più alle persone.
D. – Denunciare Facebook al garante serve?
R.
– Il garante non è un’autorità di polizia. Si possono fare segnalazioni, reclami circostanziati.
Quando c’è un caso specifico, l’autorità può anche intervenire di sua iniziativa.
Sarebbe semplicemente l’ennesimo episodio di una saga che purtroppo non ha fine. E’
un fenomeno esploso di recente. Gli strumenti del diritto europeo e nazionali sono
ancora imperfetti, salvo il profilo della prevenzione dei reati. Ci vorrà ancora un
po’ per venirne a capo.