Madrid: le conclusioni del Comitato internazionale di collegamento ebraico-cattolico
Con un appello ai leader politici e religiosi e alle istituzioni a tutelare la libertà
religiosa e l’impegno comune ad una più stretta collaborazione per contrastare le
persecuzioni contro i cristiani nel mondo e la preoccupante ripresa dell’antisemitismo,
si è conclusa a Madrid la 22ª riunione del Comitato internazionale di collegamento
ebraico-cattolico, dedicato al tema “Le sfide per la fede nelle società contemporanee”.
A rappresentare la Chiesa cattolica c’erano, tra gli altri, il card. Kurt Koch, presidente
del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ed il card. Antonio
Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, mentre per parte ebraica erano presenti
numerosi rabbini, tra cui David Rosen, consigliere del Gran Rabbinato di Israele e
direttore dell'Istituto Heilbrunn per la comprensione religiosa internazionale. Al
centro della sessione, iniziata il 13 ottobre, il punto sui rapporti tra cattolici
ed ebrei a 50 anni dalla storica svolta del Concilio e il contesto sociale, culturale,
etico e religioso nel quale uomini e donne cercano oggi di esprimere la propria fede
seguendo gli insegnamenti delle rispettive tradizioni religiose. Nel corso dei dibattiti
sono state evidenziate, in particolare, le difficoltà con cui devono confrontarsi
oggi cristiani ed ebrei nel mondo, quali la violenza, la discriminazione, la povertà
e il terrorismo. A questo proposito, la dichiarazione finale esprime “profondo dolore”
per l’uso strumentale della religione che, sottolinea, “profana il nome di Dio”.
Partendo dalla comune fede nella dignità donata da Dio a ogni essere umano, nella
dichiarazione si ribadisce che essa implica che a ogni persona venga riconosciuta“
piena libertà di coscienza e di espressione della propria fede a livello individuale
e istituzionale e nella sfera privata come in quella pubblica”. Di qui l’appello ai
leader e alle istituzioni a tutelare questa libertà fondamentale, che comprende anche
quella di cambiare religione e di educare liberamente i figli secondo il proprio credo.
I partecipanti hanno espresso anche la comune volontà di intensificare la loro collaborazione
contro il preoccupante dilagare delle persecuzioni contro le minoranze cristiane in
diversi Paesi e il rinascente anti-semitismo, citando in proposito le parole di Papa
Francesco per cui “un cristiano non può essere anti-semita”. Quindi, in conclusione,
la dichiarazione sottolinea l’importanza di educare le nuove generazioni di ebrei
e cattolici a questi principi, facendo conoscere la dichiarazione conciliare “Nostra
Aetate” sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane e i documenti
che ne sono seguiti. Creato nel 1970, proprio sulla scia dello storico documento giovanneo,
il Comitato internazionale di collegamento cattolico-ebraico tiene incontri periodici.
L’ultimo risale al marzo 2011 e si è svolto a Parigi, sul tema “Quarant’anni di dialogo:
riflessioni e prospettive future”. (A cura di Lisa Zengarini)