2013-10-17 15:58:57

Le famiglie dell’AiBi pronte ad accogliere i piccoli migranti di Lampedusa


Sono già oltre un centinaio le famiglie pronte ad accogliere i minori sopravvissuti ai naufragi di Lampedusa. Ad annunciarlo è l’Associazione "AiBi-Amici dei bambini" che, grazie alla campagna “Bambini in alto mare”, viene in soccorso dei minori stranieri non accompagnati e delle mamme sole. In queste ore, si stanno censendo e verificando tutte le richieste di famiglie candidatesi all’ospitalità. “Perché – spiegano gli operatori di AiBi – è il calore di una famiglia che può permettere a un bambino di lenire le ferite e i traumi e tornare di nuovo alla vita”. Le parole di Marco Griffini, presidente della ong, al microfono di Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – L’obiettivo è molto semplice: tentare di dare una risposta all’appello che anche il Papa ha rivolto recentemente a non rimanere a guardare le tragedie che stanno capitando in questi giorni, ma a dare una risposta.

D. – Come si sta muovendo quindi l’associazione?

R. – Come ong, come movimento di famiglie adottive e affidatarie, abbiamo sempre cercato di dare risposte a qualsiasi emergenza che si è verificata: da Haiti allo Sri Lanka, dalla Bosnia all’Albania. Ci sembrava, quindi, automatico dare una risposta anche ad una tragedia che sta capitando fra l’altro in Italia. Abbiamo preso quello che è il "dna" dei nostri movimenti, l’accoglienza familiare, e abbiamo deciso di fare un appello alle famiglie italiane per dare un’accoglienza dignitosa alle due categorie più deboli dell’emergenza profughi, cioè i bambini non accompagnati e le mamme con minori. Siamo partiti e ora siamo a Lampedusa. Stiamo raccogliendo disponibilità da tutta Italia. In pochissimi giorni, abbiamo superato di slancio le 120 famiglie – ma stanno continuamente aumentando – che si sono dichiarate disponibili ad accogliere questi minori e queste donne. C’è però un problema grave: rispetto alle altre emergenze, non c’è un tavolo di regia attorno al quale le varie istituzioni, le varie ong, i vari movimenti si possano sedere per risolvere i problemi di natura burocratica, di natura giuridica, per sveltire al massimo i procedimenti. Ci è per esempio dispiaciuto sapere che sei bambini che purtroppo hanno perso i genitori nella tragedia del 3 ottobre – bambini piccoli da 0 a tre anni – sono stati inseriti in una comunità educativa, quando già tante famiglie si sono dette pronte ad ospitarli.

D. – Qual è la situazione a Lampedusa in queste ore?

R. – Purtroppo, gli sbarchi continuano ad avvenire. Fra questi profughi, tantissimi sono i minori non accompagnati. E sta sorgendo un grave sospetto. Questo progetto che abbiamo lanciato, “Bambini in alto mare” è infatti a largo spettro e si rivolge alla prevenzione e opera nei Paesi di origine, quindi nei campi profughi della Somalia, dell’Eritrea e della Siria, dove stiamo tentando di entrare con i nostri volontari per capire le situazioni locali. Il sospetto che abbiamo è che molti di questi minori non accompagnati, che vengono sulle coste italiane, siano di fatto già stati abbandonati nei loro Paesi di origine e siano entrati in contatto con esponenti della criminalità organizzata, i quali pagano loro il viaggio clandestino e li portano in Europa per poi inserirli nelle reti organizzative della criminalità. Il minore abbandonato chiaramente è quello più esposto, è quello più debole. Ecco allora che, intervenendo localmente, si potrebbe fare un monitoraggio e, laddove si incontrassero minori abbandonati, questi potrebbero essere assolutamente affidati a famiglie italiane ed europee.







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