Giornata contro la povertà: un miliardo e mezzo di persone è in miseria estrema
Ricorreva ieri la Giornata internazionale contro la povertà e la miseria. Il 21% della
popolazione mondiale vive ancora con meno di 1,25 dollari al giorno. Il primo degli
Obiettivi del millennio, ovvero dimezzare entro il 2015 la popolazione che vive in
condizioni di povertà estrema, è lungi dall'essere raggiunto, anche se è possibile
rilevare qualche miglioramento di tendenza. Elvira Ragosta ha chiesto un giudizio
sull’impegno internazionale contro la povertà a Paolo Beccegato, responsabile
area internazionale Caritas Italia:
R. – Se, da
un punto di vista statistico, la tendenza complessiva è positiva – pensiamo alla grande
opera di uscita dalle fasce di povertà estreme, soprattutto nel subcontinente indiano,
cinese, alla situazione dell’America Latina e anche ad alcune zone consistenti dell’Africa
– non bisogna dimenticare che le persone che soffrono la fame nel mondo, a livello
di numero assoluto, restano attorno agli 850 milioni, e che per l’accesso soprattutto
all’acqua potabile, per i temi ambientali, per la correlazione con i disastri procurati
dalle guerre, per tutta una serie di aspetti la situazione della povertà del mondo
non è migliorata, e in alcune zone del pianeta è anche peggiorata, soprattutto nei
contesti di guerra.
D. – La soglia di povertà estrema è calcolata in base
a quella dei Paesi più poveri del mondo: si parla di 1,25 dollari al giorno. C’è da
fare, però, delle differenze da Paese a Paese, ma soprattutto all’interno degli stessi
Paesi...
R. – Sì, quella soglia è considerata come una soglia media e di riferimento.
Poi, ci sono dei gap di valori a seconda dei Paesi e in relazione al costo
della vita. Il dato complessivo è quello per cui, appunto, la povertà estrema nel
mondo resta una condizione che affligge quasi un miliardo e mezzo di persone, che
o non hanno il sufficiente per alimentarsi quotidianamente, godono di un’alimentazione
molto parziale e molto limitata in quantità o qualità oppure non hanno accesso a tutta
una serie di servizi in modo adeguato. Il secondo problema è altrettanto vero, e cioè
nella media non si tiene conto delle norme cosiddette a varianza, cioè ci sono fasce
della popolazione che vedono peggiorare la propria condizione e la distanza, per dirla
con una battuta, tra ricchi e poveri, anche all’interno dei singoli Paesi, è in tendenziale
aumento in tutto il mondo.
D. – In occasione della Giornata internazionale
per lo sradicamento della povertà, Caritas Italia ha diffuso un documento di analisi
del fenomeno della povertà economica in Italia e di valutazione delle politiche nazionali
di contrasto. Che cosa emerge da questo documento?
R. – Abbiamo ora qui portato
i dati relativi fino al primo semestre 2013, relativi proprio agli utenti dei nostri
centri d’ascolto. Un campionamento mette in evidenza come sostanzialmente aumentino
le persone, che si rivolgono ai nostri centri di ascolto delle Caritas parrocchiali
diocesane, chiedendo sempre di più. Quindi, persone che prima non si erano mai viste,
nuove persone con tutta la loro dignità in qualche modo lesa, ferita. Aumenta il numero
degli italiani: più del 16,7% in più. Sicuramente, c’è una forte componente femminile:
più del 53% sono donne. Aumentano certamente i disoccupati. Questi sono dei numeri
che, però, sono i volti delle persone che abbiamo incontrato ai nostri centri di ascolto,
chiedendo sempre di più – e questo è un altro dato preocuppante – beni e servizi materiali
di prima necessità. C’è l’auspicio che adesso nel dibattito parlamentare, nella nuova
Legge di stabilità, vi siano delle normative più incisive, perché appunto questo quadro,
che continua ad aggravarsi, in qualche modo possa essere affrontato con strumenti
nuovi, strumenti più efficaci. Non è che bisogna spendere tanto di più, quanto spendere
meglio.