2013-10-17 16:10:32

Giornata contro la povertà: un miliardo e mezzo di persone è in miseria estrema


Ricorreva ieri la Giornata internazionale contro la povertà e la miseria. Il 21% della popolazione mondiale vive ancora con meno di 1,25 dollari al giorno. Il primo degli Obiettivi del millennio, ovvero dimezzare entro il 2015 la popolazione che vive in condizioni di povertà estrema, è lungi dall'essere raggiunto, anche se è possibile rilevare qualche miglioramento di tendenza. Elvira Ragosta ha chiesto un giudizio sull’impegno internazionale contro la povertà a Paolo Beccegato, responsabile area internazionale Caritas Italia:RealAudioMP3

R. – Se, da un punto di vista statistico, la tendenza complessiva è positiva – pensiamo alla grande opera di uscita dalle fasce di povertà estreme, soprattutto nel subcontinente indiano, cinese, alla situazione dell’America Latina e anche ad alcune zone consistenti dell’Africa – non bisogna dimenticare che le persone che soffrono la fame nel mondo, a livello di numero assoluto, restano attorno agli 850 milioni, e che per l’accesso soprattutto all’acqua potabile, per i temi ambientali, per la correlazione con i disastri procurati dalle guerre, per tutta una serie di aspetti la situazione della povertà del mondo non è migliorata, e in alcune zone del pianeta è anche peggiorata, soprattutto nei contesti di guerra.

D. – La soglia di povertà estrema è calcolata in base a quella dei Paesi più poveri del mondo: si parla di 1,25 dollari al giorno. C’è da fare, però, delle differenze da Paese a Paese, ma soprattutto all’interno degli stessi Paesi...

R. – Sì, quella soglia è considerata come una soglia media e di riferimento. Poi, ci sono dei gap di valori a seconda dei Paesi e in relazione al costo della vita. Il dato complessivo è quello per cui, appunto, la povertà estrema nel mondo resta una condizione che affligge quasi un miliardo e mezzo di persone, che o non hanno il sufficiente per alimentarsi quotidianamente, godono di un’alimentazione molto parziale e molto limitata in quantità o qualità oppure non hanno accesso a tutta una serie di servizi in modo adeguato. Il secondo problema è altrettanto vero, e cioè nella media non si tiene conto delle norme cosiddette a varianza, cioè ci sono fasce della popolazione che vedono peggiorare la propria condizione e la distanza, per dirla con una battuta, tra ricchi e poveri, anche all’interno dei singoli Paesi, è in tendenziale aumento in tutto il mondo.

D. – In occasione della Giornata internazionale per lo sradicamento della povertà, Caritas Italia ha diffuso un documento di analisi del fenomeno della povertà economica in Italia e di valutazione delle politiche nazionali di contrasto. Che cosa emerge da questo documento?

R. – Abbiamo ora qui portato i dati relativi fino al primo semestre 2013, relativi proprio agli utenti dei nostri centri d’ascolto. Un campionamento mette in evidenza come sostanzialmente aumentino le persone, che si rivolgono ai nostri centri di ascolto delle Caritas parrocchiali diocesane, chiedendo sempre di più. Quindi, persone che prima non si erano mai viste, nuove persone con tutta la loro dignità in qualche modo lesa, ferita. Aumenta il numero degli italiani: più del 16,7% in più. Sicuramente, c’è una forte componente femminile: più del 53% sono donne. Aumentano certamente i disoccupati. Questi sono dei numeri che, però, sono i volti delle persone che abbiamo incontrato ai nostri centri di ascolto, chiedendo sempre di più – e questo è un altro dato preocuppante – beni e servizi materiali di prima necessità. C’è l’auspicio che adesso nel dibattito parlamentare, nella nuova Legge di stabilità, vi siano delle normative più incisive, perché appunto questo quadro, che continua ad aggravarsi, in qualche modo possa essere affrontato con strumenti nuovi, strumenti più efficaci. Non è che bisogna spendere tanto di più, quanto spendere meglio.

Ultimo aggiornamento: 18 ottobre







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