2013-10-17 15:20:17

A Ginevra progressi sul programma nucleare iraniano. Usa: "colloqui seri"


Significativo passo avanti mercoledì a Ginevra nel negoziato sul programma nucleare iraniano tra Teheran e i rappresentanti del gruppo cinque più uno, ovvero i Paesi del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e la Germania. “Mai colloqui con gli iraniani sono stati tanto diretti, concreti e seri”. Così i commenti da parte americana, mentre Israele invita alla cautela e alla verifica concreta di quanto Teheran metterà realmente in pratica. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Riccardo Redaelli, geopolitologo dell’Università Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. - Dopo anni di ambiguità, di marce indietro, di cose dette e non dette gli iraniani sembrano veramente voler raggiungere un accordo. Il presidente Rohani e il primo ministro Zarif, che conosce benissimo il file nucleare, sembra vogliano chiudere un accordo che rassicuri l’Occidente. Però è evidente che - come dire - si debbano offrire delle contropartite, riducendo le sanzioni, e soprattutto non si possa pretendere la chiusura totale del programma civile nucleare iraniano. Questo verrebbe visto come una grande umiliazione a Teheran e non sarebbe politicamente possibile per Rohani portare avanti questo discorso in patria.

D. - Il programma nucleare iraniano era uno dei punti di maggiore tensione tra Teheran e la comunità internazionale: queste nuove aperture sono un cambiamento reale, secondo lei, o serve soprattutto a Rohani per allentare le sanzioni internazionali che, oggettivamente, stavano strozzando l’economia iraniana?

R. - Le sanzioni iraniane colpiscono duro l’Iran, anche se colpiscono tutta la popolazione più che il regime, ma al di là delle sanzioni i vincitori delle elezioni - Rohani e questa nuova corrente di conservatori pragmatici, molto moderati - vogliono riaprirsi all’Occidente, anche perché l’Iran è una società profondamente più vicina all’Occidente rispetto a molte delle popolazioni dei vicini arabi. Quello che è importante capire è che sia in Iran, sia in Occidente vi sono gruppi che tenteranno - come hanno già fatto in passato, con successo - di sabotare ogni apertura e ogni compromesso. Quindi dobbiamo aspettarci, da ambo le parti, provocazioni, tensioni. Bisognerà aver i nervi saldi e non cedere alla retorica.

D. - Su una cosa non ci sono dubbi: Rohani è il primo presidente cui viene data direttamente la responsabilità del programma nucleare, in genere di competenza invece dell’Ayatollah. Anche questa può essere considerata una novità importante?

R. - Sì. Rohani, in realtà, proprio per conto del leader supremo Khamenei aveva gestito per molti anni - fino al 2005, fino all’avvento di Ahmadinejad - le trattative nucleari: conosce profondamente l’Occidente, conosce le trattative sul nucleare e conosce il file nucleare. E’ anche una persona non sempre in perfetta sintonia con Khamenei, che è molto più conservatore. Ma è un uomo di cui Khamenei si fida. Al momento è poi anche l’uomo migliore per gestire queste trattative. Preoccupano alcuni accenni e velate minacce, alcuni marcamenti da parte del Fronte dei Pasdaran e degli ultraconservatori in Iran.

Ultimo aggiornamento: 18 ottobre







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