2013-10-15 07:33:52

Siria: 27 morti per un’autobomba a Idlib. Liberati 4 dei 7 operatori della Croce Rossa rapiti domenica


La Siria ieri ha vissuto un’altra giornata di violenza, mentre prosegue il lavoro dei tecnici Onu per lo smantellamento dell’arsenale chimico in mano al regime. Intanto è sempre stallo diplomatico sul fronte della Conferenza di Pace “Ginevra 2”. Il servizio è di Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

Guerra di bombe, di combattimenti, di morte; ma anche guerra di politica e diplomazia. Quello siriano continua, insomma, ad essere un conflitto bifronte. Sul terreno scorre il sangue: ieri 27 i morti in un attentato con un’autobomba al confine con la Turchia, mentre la violenza non risparmia neppure i luoghi di culto. Distrutto un noto santuario Sufi nel nord-est del Paese in un attacco riconducibile allo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, un gruppo estremista legato ad al-Qaeda. Ulteriore conferma che la temuta radicalizzazione dell’opposizione al regime di Assad è ormai una pericolosa realtà. Radicalizzazione che spinge la guerra anche sul piano politico, diplomatico; quello delle forze internazionali al lavoro per far deporre le armi, per portare allo stesso tavolo le parti coinvolte nel conflitto. Ma quel tavolo al momento resta vuoto. E chissà per quanto tempo lo sarà ancora. Nessun passo indietro, infatti, da parte del Consiglio nazionale siriano, il gruppo più importante di opposizione al regime all'interno della coalizione nazionale, che ha deciso di non partecipare alla Conferenza di pace "Ginevra "2, minacciando anzi di ritirarsi dalla coalizione se questa deciderà di aderire alla Conferenza. Una posizione netta, che preoccupa Russia e Stati Uniti. Il ministro degli Esteri di Mosca, Sergej Lavrov, ha chiesto a Washington di convincere l'opposizione che lotta contro il regime di Bashar el Assad a partecipare alla Conferenza. Da parte sua, il segretario di Stato americano, John Kerry, incontrando a Londra l'inviato di Onu e Lega Araba sulla crisi siriana, Lakhar Brahimi, ha sottolineato che "è urgente fissare una data" per "Ginevra 2" come primo passo per "lavorare a una nuova Siria". Nuova Siria che può ripartire anche da piccoli segnali di speranza, come la liberazione di 4 dei sette operatori di Croce Rossa e Mezzaluna rossa rapiti domenica nella regione di Idlib.

Su questa ulteriore delicata fase di stallo diplomatico che sta vivendo la guerra in Siria, Salvatore Sabatino ha intervistato Pietro Batacchi, direttore della Rivista italiana difesa. Ascoltiamo:RealAudioMP3

D. – Credo siamo di fronte all’ennesimo indicatore di ciò che oggi costituisce la cosiddetta “opposizione siriana”, realtà che ha una struttura sostanzialmente bicefala: c’è una leadership politica che vive all’estero – per altro in lussuosi alberghi turchi – che rappresenta sé stessa e il proprio portafoglio. Dall’altra, abbiamo una serie di realtà militari che ormai – è bene dirlo, lo sappiamo tutti – sono sempre più islamiste, sempre più infiltrate da soggetti radicali che combattono sul terreno e che realmente sono l'opposizione a Damasco. Per cui, non credo ci sia nulla di nuovo sul terreno dopo l’accordo tra Stati Uniti e Russia sulle armi chimiche. Lì, la guerra continua esattamente come prima. Gli scontri vanno avanti in tutte le principali città siriane. Credo non ci sia sostanzialmente niente di nuovo e non mi stupisco che si arrivi ad un esito del genere rispetto alla cosiddetta "Ginevra 2".

R. – Forse, anche per questo la coalizione, così divisa al suo interno, non riesce poi a conquistare quella che è la fiducia della comunità internazionale…

D. – La comunità internazionale si è affidata a questa coalizione nazionale siriana che – ripeto – è un soggetto politico ma che è completamente disarticolato rispetto a quella che è la realtà militare sul terreno. Per cui, oggi la comunità internazionale si trova di fronte a una situazione assolutamente fuori controllo e per la quale non vale neanche la pena parlare di dialogo o cose del genere…

D. – Tutto questo, ovviamente, fa il gioco di Assad…

R. – Sì, Assad ha portato a casa un risultato molto importante: quello del mancato attacco americano. Peraltro, adesso gli Stati Uniti hanno altri problemi a cui pensare, devono guardare in casa propria dopo la chiusura del governo federale. Per cui, Assad tiene duro e va avanti: sta “sigillando” movimenti armati e focolai di insorgenza in una serie di aree ben precise. Quindi, quello che molti temevano qualche tempo fa – ovvero una balcanizzazione della Siria – è ormai di fatto una realtà sul terreno.

D. – Al di là di tutto, la Conferenza di pace "Ginevra 2" continua a essere un appuntamento importantissimo per poter, almeno nelle intenzioni, voltare pagina nella guerra siriana. Secondo lei, si riuscirà ad organizzarla in qualche modo e quando?

R. – Credo che per fare una cosa coerente, credibile e seria adesso i tempi sul terreno non siano maturi. Probabilmente, tra qualche mese, quando la situazione sul terreno sarà un pò più delineata da un punto di vista militare, si potrà iniziare a parlare di una Conferenza di pace, salvo la presenza di un interlocutore – l’opposizione siriana, l’alleanza islamica nata il 23 settembre – che mal si presta ad una conferenza politica di ampio respiro come sarebbe "Ginevra 2", che le potenze occidentali stanno cercando di organizzare. Su tutto, però, noi paghiamo una cosa molto semplice: il fatto che le potenze occidentali stesse non hanno di fatto una strategia in Siria, non ce l’hanno mai avuta e non credo ce l’avranno neanche nei prossimi mesi.







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