2013-10-15 15:49:53

Premio cittadino europeo a suor Eugenia Bonetti, la religiosa "anti-tratta"


Per il suo impegno contro la tratta degli esseri umani, in particolare delle donne, suor Eugenia Bonetti riceve quest’anno il Premio cittadino Europeo. Il riconoscimento alla missionaria Consolata e presidente dell’associazione “Slaves no more” sarà assegnato nell'odierna cerimonia ufficiale a Bruxelles. Elvira Ragosta ha intervistato la religiosa, chiedendole quanto è preoccupante il fenomeno della tratta per l’Europa:RealAudioMP3

R. – Dal ’98 ad oggi, noi come Italia siamo riusciti a recuperare più di seimila donne. Non sempre è stato possibile cooperare con gli altri Paesi europei, per via della legislazione, della repressione e del rimpatrio forzato. Adesso, le cose stanno un po’ cambiando: le nostre Congregazioni in Italia sono state davvero tra le prime che hanno aperto le porte dei conventi per accoglierle. Abbiamo poi cercato di metterci in contatto con religiose dei Paesi di origine. Per noi, il Paese con il quale maggiormente collaboriamo è proprio la Nigeria, perché l’Italia ha una forte presenza di nigeriane e subito dopo vengono le ragazze dell’Europa dell’Est.

D. – L’Associazione “Slaves no more” (mai più schiave) aiuta le donne vittime di tratta a ritornare nei Paesi di origine. Come seguite questi rimpatri?

R. – Con un progetto di reintegrazione sociale e lavorativa, noi, in collaborazione con l’Usmi, in collaborazione con la Caritas italiana, e anche attraverso i fondi che ci vengono dati dalla Cei, stiamo mettendo in atto questi rimpatri assistiti. Abbiamo una rete a livello internazionale, chiamata "Talità Kum", che è presa in considerazione dalle Congregazioni internazionali femminili, l’Uisg. E poi abbiamo creato questa rete in Europa, che si chiama "Renate": si tratta di religiose in comunione contro la tratta di esseri umani e contro lo sfruttamento. Noi insistiamo molto sul fatto che sono proprio i clienti a favorire, alimentare e sostenere la tratta di esseri umani. C’è da aprire veramente un capitolo e dire cosa possiamo fare, perché se noi chiediamo all’Europa, all’Italia di fare delle leggi, le leggi vanno molto bene – ce n’è bisogno – ma noi dobbiamo veramente aiutarci a riappropriarci di una cultura del rispetto, della dignità, della relazione. Qui c’è un grande lavoro da fare, dove veramente siamo tutti coinvolti, per ridare a queste persone dignità, libertà, identità ed anche legalità.

D. – Questo, dunque, è un premio molto significativo?

R. – Questo riconoscimento non è dato a me personalmente, è dato a tutte queste suore che giorno per giorno faticano nelle case di accoglienza. Ne abbiamo un centinaio in giro per l’Italia: piccole case famiglia per aiutare queste persone a ricostruire la loro vita, la loro realtà. Abbiamo avuto l’opportunità di incontrare il Papa, di portare la sofferenza di queste persone, le loro situazioni terribili. Abbiamo chiesto poi al Papa una giornata all’anno dedicata alla riflessione e all’attenzione della tratta degli esseri umani. Lui è stato molto colpito da questo e ad un certo punto ci ha chiesto: “Ma cosa suggerite?” Noi abbiamo detto: “Il giorno di Santa Bakhita, perché lei era una schiava”.

Ultimo aggiornamento: 16 ottobre







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