Il card. Bertone: 7 anni di dedizione e sacrificio accanto a Papa Benedetto
In assenza, come ha spiegato il Pontefice, del nuovo incaricato alla guida della Segreteria
di Stato l’arcivescovo veneto Pietro Parolin, solo un discorso ha accompagnato l’intervento
del Papa, quello del segretario uscente il cardinale Tarcisio Bertone. Se il Santo
Padre congedandolo lo ha ringraziato per la sua sollecitudine e la sua esperta collaborazione
in pieno spirito salesiano, il cardinale ha ripercorso con emozione le tappe salienti
del suo incarico, affidando ora a Maria “che scioglie i nodi” il futuro della Chiesa.
Il servizio di Gabriella Ceraso:
"Grazie anche
a nome di Benedetto XVI": Papa Francesco si congeda dal cardinale segretario di Stato,
Tarcisio Bertone, anche con un messaggio scritto in cui, come in udienza, ne evidenzia
la esperta collaborazione sia nei rapporti internazionali sia nella diffusione del
magistero pontificio. E il cardinale, prendendo la parola, ribadisce che sono stati
sette anni e sette mesi di dedizione e a volte di sacrificio prima al fianco di Benedetto
XVI poi di Papa Francesco. Il suo non è un bilancio, troppo difficile da fare, sottolinea,
ma un rivivere gli aspetti importanti dell’incarico che oggi si chiude, a partire
da quanto lo ha appassionato:
“Ciò che ci ha appassionato con Papa Benedetto
è stato vedere la Chiesa comprendere se stessa nel profondo come comunione e nello
stesso tempo capace di parlare al mondo e al cuore e all’intelligenza di oguno con
chiarezza di dottrina e con altezza di pensiero”.
Si pensi solo, spiega,
ai grandi nodi del rapporto fede-ragione o diritto o legge naturale, oppure al rinnovato
dialogo con ebrei e musulmani o alle Encicliche - una fra tutte, la Caritas in
veritate - col suo consenso universale.
Per il segretario uscente, Benedetto
XVI è stato “un riformatore delle coscienze e del clero”, che ha consegnato il ministero
petrino quando il Signore glielo ha ispirato “dopo una meditazione e una preghiera
intense” e soprattutto dopo un percorso costellato sia di forti progetti pastorali
sia di sofferenze:
“Ha sofferto profondamente per i mali che deturpano il
volto della Chiesa e per questo l’ha dotata di una nuova legislazione, che colpisca
con decisione il vergognoso fenomeno della pedofilia fra il clero, senza dimenticare
l’avvio della nuova normativa in materia economica e amministrativa".
Oggi,
la realtà sperimentata con Papa Francesco, rivela il cardinale Bertone, è quella “dell’ascolto,
della tenerezza della misericordia e della confidenza”, ma a livello pastorale il
Pontefice venuto da lontano - dice il cardinale Bertone - non rivoluziona il passato:
“Io
vedo oggi in Papa Francesco non tanto una rivoluzione, ma una continuità con Papa
Benedetto pur nella diversità degli accenti e dei segmenti di vita personale. Le nostre
origini, i nostri percorsi - come ha detto lei, Santo Padre - sono diversi”.
Il
riferimento va alle Giornate mondiali della gioventù, ma anche a due espressioni in
particolare che rafforzano questa continuità, secondo il cardinale Bertone:
“Il
dono del consiglio spontaneo e ispirato, proiettato verso il futuro, ma ricco di memoria,
e poi la comune devozione mariana. Non c’è icona più bella dei due Papi di quella
che li fotografa ciascuno raccolto in preghiera davanti alla statua della Madonna,
della Madonna di Fatima: a Fatima, nell’anno sacerdotale del 2010, Papa Benedetto;
e a Roma, davanti alla medesima immagine, nell’Anno della fede, Papa Francesco, per
mettere l’intera Chiesa in stato di penitenza e di purificazione. Sembra proprio che
da Fatima si debba ripartire”.
E proprio a Maria sono rivolte le ultime
parole del cardinale Bertone, perché aiuti Papa Francesco e il nuovo segretario di
Stato, mons. Parolin, a sciogliere i nodi che ancora impediscono alla Chiesa di essere
in Cristo il cuore del mondo, “orizzonte auspicato e incessantemente invocato”.