Siria: autobomba fa 20 morti a Idlib. Più lontana la Conferenza di pace "Ginevra 2"
Ennesima giornata di sangue ieri in Siria. Almeno 20 persone sono rimaste uccise in
seguito all'esplosione di un'autobomba a Idlib, nell’area nordoccidentale del Paese.
Ancora nessuna notizia, invece, dei sette operatori della Croce Rossa Internazionale,
rapiti domenica nella stessa regione. Nel frattempo, è impasse nell’azione
diplomatica internazionale dopo che il Consiglio nazionale siriano, il gruppo più
importante di opposizione al regime all'interno della coalizione nazionale, ha deciso
di non partecipare alla Conferenza di pace "Ginevra "2 e anzi minaccia di ritirarsi
dalla coalizione se questa deciderà di aderire alla Conferenza. Una posizione netta,
che preoccupa la Russia. Il ministro degli Esteri di Mosca, Sergej Lavrov, ha chiesto
agli Stati Uniti di convincere l'opposizione che lotta contro il regime di Bashar
el Assad a partecipare alla Conferenza. Da parte sua, il segretario di Stato americano,
John Kerry, incontrando a Londra l'inviato di Onu e Lega Araba sulla crisi siriana,
Lakhar Brahimi, ha sottolineato che "è urgente fissare una data" per la Conferenza
di pace "Ginevra 2" come primo passo per "lavorare a una nuova Siria". Su questa
situazione di stallo, Salvatore Sabatino ha intervistato Pietro Batacchi,
direttore della Rivista italiana difesa:
D. – Credo siamo
di fronte all’ennesimo indicatore di ciò che oggi costituisce la cosiddetta “opposizione
siriana”, realtà che ha una struttura sostanzialmente bicefala: c’è una leadership
politica che vive all’estero – per altro in lussuosi alberghi turchi – che rappresenta
sé stessa e il proprio portafoglio. Dall’altra, abbiamo una serie di realtà militari
che ormai – è bene dirlo, lo sappiamo tutti – sono sempre più islamiste, sempre più
infiltrate da soggetti radicali che combattono sul terreno e che realmente sono l'opposizione
a Damasco. Per cui, non credo ci sia nulla di nuovo sul terreno dopo l’accordo tra
Stati Uniti e Russia sulle armi chimiche. Lì, la guerra continua esattamente come
prima. Gli scontri vanno avanti in tutte le principali città siriane. Credo non ci
sia sostanzialmente niente di nuovo e non mi stupisco che si arrivi ad un esito del
genere rispetto alla cosiddetta "Ginevra 2".
R. – Forse, anche per questo
la coalizione, così divisa al suo interno, non riesce poi a conquistare quella che
è la fiducia della comunità internazionale…
D. – La comunità internazionale
si è affidata a questa coalizione nazionale siriana che – ripeto – è un soggetto politico
ma che è completamente disarticolato rispetto a quella che è la realtà militare sul
terreno. Per cui, oggi la comunità internazionale si trova di fronte a una situazione
assolutamente fuori controllo e per la quale non vale neanche la pena parlare di dialogo
o cose del genere…
D. – Tutto questo, ovviamente, fa il gioco di Assad…
R.
– Sì, Assad ha portato a casa un risultato molto importante: quello del mancato attacco
americano. Peraltro, adesso gli Stati Uniti hanno altri problemi a cui pensare, devono
guardare in casa propria dopo la chiusura del governo federale. Per cui, Assad tiene
duro e va avanti: sta “sigillando” movimenti armati e focolai di insorgenza in una
serie di aree ben precise. Quindi, quello che molti temevano qualche tempo fa – ovvero
una balcanizzazione della Siria – è ormai di fatto una realtà sul terreno.
D.
– Al di là di tutto, la Conferenza di pace "Ginevra 2" continua a essere un appuntamento
importantissimo per poter, almeno nelle intenzioni, voltare pagina nella guerra siriana.
Secondo lei, si riuscirà ad organizzarla in qualche modo e quando?
R. – Credo
che per fare una cosa coerente, credibile e seria adesso i tempi sul terreno non siano
maturi. Probabilmente, tra qualche mese, quando la situazione sul terreno sarà un
pò più delineata da un punto di vista militare, si potrà iniziare a parlare di una
Conferenza di pace, salvo la presenza di un interlocutore – l’opposizione siriana,
l’alleanza islamica nata il 23 settembre – che mal si presta ad una conferenza politica
di ampio respiro come sarebbe "Ginevra 2", che le potenze occidentali stanno cercando
di organizzare. Su tutto, però, noi paghiamo una cosa molto semplice: il fatto che
le potenze occidentali stesse non hanno di fatto una strategia in Siria, non ce l’hanno
mai avuta e non credo ce l’avranno neanche nei prossimi mesi.