2013-10-14 14:18:14

Iran, nucleare: oggi incontro a Ginevra, ottimismo su possibile accordo in 6 mesi


Trovare un accordo sul nucleare iraniano è questione di sei mesi: così esprime ottimismo il viceministro degli Esteri iraniano e capo negoziatore per il nucleare, Abbas Araghci, alla vigilia dell’incontro a Ginevra oggi e domani. Si tratta di una riunione a livello ministeriale tra i cinque Paesi membri permanenti dell'Onu, più la Germania, e Teheran. Il segretario di Stato americano, John Kerry, parla di “finestra diplomatica che si apre sempre di più”. L’obiettivo è assicurare un uso esclusivamente civile del nucleare. Fausta Speranza ha intervistato Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento:RealAudioMP3

R. – Mi sembra una previsione molto ottimista, soprattutto fatta – e stupisce ancora di più - da un iraniano. Gli iraniani, che avevano sempre tenuto un muro abbastanza alto nei confronti dell’Occidente e degli Stati Uniti, a questo punto fanno un’affermazione del genere. Mi sembra però – lo ripeto – un po’ troppo ottimista, perché i problemi sul tavolo sono molti e sono abbastanza seri.

D. – Parliamo di cosa chiede la comunità internazionale a Teheran e di cosa, fino adesso, Teheran non abbia voluto assolutamente parlare…

R. – Io credo si debba partire da un punto centrale, che è quello del livello di arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran. Da quello che si sa, l’Iran è riuscito ad arricchire l’uranio al 20%. Questo vuol dire che gli non manca tantissimo ad avere un uranio arricchito per la costruzione del primo ordigno nucleare. La richiesta esplicita da parte della comunità internazionale è sicuramente quella di fermare l’arricchimento e far sì che si possa controllare veramente sul campo se il nucleare che ha l’Iran sia soltanto per scopi civili. Questo è il problema centrale.

D. – Il presidente Rohani si presenta davvero con un atteggiamento di apertura del tutto nuovo. Ma quali possono essere i passi concreti, sostenuti da tutte le autorità del Paese?

R. – La questione è se ci sia una chiara sintonia tra la presidenza e tra la guida spirituale suprema Khamenei. Da quello che si legge, e che si vede, pare che fino ad adesso questa concomitanza di intenti ci sia. Quindi, pare che, al momento, le spalle di Rohani siano abbastanza forti, anche perché altrimenti un elemento importante del governo iraniano, quale è il viceministro degli Esteri, non avrebbe potuto fare un’affermazione del genere. Bisogna, dunque, vedere nello scambio con l’Occidente e con gli Stati Uniti quali siano i passi in avanti o indietro che bisogna fare per raggiungere l’accordo. Da qui, si capirà quale sia la vera forza del presidente iraniano attuale e quanto la guida spirituale sia dietro di lui.

D. – Kerry, il segretario di Stato americano, ha parlato di una finestra diplomatica che si apre sempre di più. Ma potrebbero anche scorgersi nuove questioni da questa finestra?

R. – Sì. Ha detto due cose che, secondo me, sono un po’ in contraddizione. Primo, si è aperta una finestra diplomatica e quindi bisognerebbe sfruttarla. Secondo, ha detto che un cattivo accordo non è meglio di nessun accordo. Io credo che le pressioni sul presidente Obama e sull’amministrazione americana debbano essere particolarmente forti, perché si raggiunga un accordo. E’ di non molto tempo fa, poche ore fa, anche l’appello che la comunità ebraica a Teheran ha fatto direttamente al presidente Obama, perché questa occasione non venga sabotata e perché si sfrutti. Questa occasione è stata definita irripetibile e d’oro. Quindi, bisogna vedere, ecco.

D. – Forse, la dichiarazione di Kerry sul cattivo accordo è più che altro per tranquillizzare quanti dicono che Obama vuole un accordo a tutti i costi…

R. – E’ possibile. Credo che sia più un’affermazione non tanto di politica interna, quanto di politica estera. Mi spiego: la questione è sempre Israele, l’alleato Israele nell’area. Israele, ma in particolar modo il primo ministro, Nethanyau, è particolarmente scettico nei confronti di questa apertura da parte dell’amministrazione. E’, quindi, il primo che deve essere rassicurato, anche perché è pure il più vicino ad un possibile pericolo iraniano.

Ultimo aggiornamento: 15 ottobre







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