2013-10-14 14:56:53

Casa Peter Pan per i piccoli malati oncologici non chiuderà: accordo con la Regione Lazio


Si è conclusa felicemente la settimana scorsa con la firma di un’intesa con la Regione Lazio, la vicenda della Casa di "Peter Pan", la struttura che a Roma ospita i bambini malati di cancro e le loro famiglie per tutto il periodo delle cure. Alla scadenza del contratto, la società proprietaria dell’immobile, che fa capo alla Regione, aveva chiesto l’adeguamento dell’affitto a un prezzo di mercato: una cifra impossibile da pagare per un’associazione che non riceve aiuti pubblici. Al microfono di Roberta Barbi, il presidente onorario di Peter Pan, Maria Teresa Barracano Fasanelli, ripercorre le ultime tappe di questa vicenda:RealAudioMP3

R. – Abbiamo avuto questa intimazione di sfratto a febbraio e naturalmente c’è stata una sollevazione popolare e l’eco di questa sollevazione popolare è arrivata anche all’orecchio del presidente della Regione Lazio, Zingaretti. Siamo arrivati finalmente a un accordo, anche se questo accordo è limitato a cinque anni.

D. – La vostra missione è l’accoglienza e la deospedalizzazione dei bambini malati di cancro: cosa significa esattamente?

R. – Significa che i nostri bambini, se non ci fosse la Casa di "Peter Pan", sarebbero in una corsia per tutto il tempo delle terapie; che i loro genitori dovrebbero pagarsi il soggiorno in una città cara come Roma: cosa impossibile visto che le cure durano da un minimo di sei mesi in poi; e che i fratellini che noi accogliamo - perché vogliamo che la famiglia rimanga unita in questa circostanza - sarebbero stati affidati a dei bravi nonni, ma avrebbero sofferto doppiamente. A questa famiglia un po’ disastrata "Peter Pan" offre la possibilità di vivere il periodo delle cure come se fosse a casa loro. Il bambino rimane un bambino "a tutti gli effetti", non un piccolo paziente, ma un bambino che ha un problema.

D. – Se una struttura è al sicuro per cinque anni, sulle altre due che l’associazione ha messo in piedi continua a gravare il caro affitti, oltre alle spese di gestione corrente che sono a carico vostro. Quali sono le prospettive per il futuro?

R. – Le prospettive per il futuro? Non ce ne sono! C’è da rimboccarsi le maniche e lavorare sodo sempre per permettere all’associazione di funzionare, grazie alla generosità degli italiani che è molto, molto grande. Il nostro sgomento è che, pur avendo inaugurato una nuova struttura che porta a 33 unità abitative la nostra accoglienza, ogni giorno dobbiamo rifiutare qualche famiglia perché non bastano, anche per il fatto che quelle famiglie che fino a ieri forse potevano permettersi di soggiornare a Roma per un lungo periodo, pagandosi un affitto, anche quelle soffrono della crisi e quindi si rivolgono a Peter Pan, mentre in passato erano un tipo di famiglie che risolveva per conto proprio il problema.

D. – Nel concedervi il comodato d’uso gratuito la Regione ha definito la Casa di "Peter Pan" un esempio “d’integrazione sociosanitaria” e “protagonista di un nuovo modello di sanità”. Un riconoscimento che, in qualche modo, avevate già avuto nel 2004, ricevendo la Medaglia d’oro al merito della sanità pubblica…

R. – L’essere vincente del il nostro modello è che permette allo Stato di risparmiare un sacco di soldi, perché è evidente che un bambino ospedalizzato costa di più di un bambino trattato in day hospital. E poi c’è tutto il benessere di una famiglia che vive e ritrova nelle nostre case quella normalità che la diagnosi infrange.







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