Puglia. Il lavoro con i minori della Comunità S. Francesco, nata dai beni tolti alla
mafia
Sono 12 i posti letto per minori in difficoltà ricavati nel palazzetto di Cerignola
confiscato a un mafioso: a luglio è nata la Comunità educativa San Francesco d’Assisi,
promossa dall’Associazione Volontari Emmanuel. Il fondatore e presidente dell’Associazione
è mons. Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Jonio in Calabria, che è
stato per 36 anni parroco a Cerignola. A Elisa Sartarelli, il presule ha spiegato
come vanno avanti le cose nella Comunità, dopo l’inaugurazione:
R. – La cosa
bella è che i primi ad occupare quei 12 posti sono stati i bambini della Romania che,
di norma, durante tutto l’anno stanno a Singureni, un villaggio a 30 chilometri da
Bucarest. Adesso, ci troviamo nella fase in cui verranno affidati alla nostra comunità
bambini provenienti sia dai tribunali per minori, sia dai servizi sociali.
D.
– La comunità di Cerignola si è riappropriata di un suo bene…
R. – Certo, questo
è il valore aggiunto di questo tipo di realtà. La Comunità non nasce in un posto qualsiasi,
non nasce in una struttura creata ex novo, ma è una realtà che restituisce alla società
un bene, in vista proprio dell’accoglienza dei bambini, che è quanto di meglio si
possa fare in questo momento. La struttura è di tipo familiare per cui, oltre a esserci
stanze sia per i bambini che per gli educatori che li seguiranno, c’è anche una cucina
e spazio per le varie attività dei bambini. La cosa bella è che la Comunità educativa
San Francesco può contare anche su un altro bene confiscato: Villa San Luigi, una
struttura a nove chilometri dal centro, attrezzata di piscina e di campi, che l’Associazione
Volontari Emmanuel ha cercato di rendere fruibile. Per cui, questi bambini possono
disporre anche di altri spazi all’aperto.
D. – Anche il Centro di ascolto famiglie
sorge su di un bene tolto alla mafia…
R. – Il nostro lavoro è questo: i bambini
devono essere accompagnati e seguiti da figure professionali e da tanti volontari,
ma il nostro impegno è anche quello di lavorare molto per le famiglie. Non facciamo
soltanto un lavoro di accoglienza dei bambini ma anche di accoglienza delle famiglie,
sia di quelle a cui appartengono direttamente i bambini che di quelle che vorranno
prepararsi ad una eventuale accoglienza in casa loro di questi bimbi, in maniera temporanea
o definitiva. Nostro ulteriore impegno è anche quello di far incontrare le famiglie
proprio per evitare che si ricreino le stesse situazioni verificatasi nelle famiglie
dalle quali provengono questi stessi bambini.
D. – Come si vince la mafia?
R.
– Io penso che la mafia, come tutte le realtà negative, si vinca facendo del bene,
proponendo esperienze positive, aiutando i bambini ma anche gli adulti - che purtroppo
vengono schiacciati dalla mafia e quindi resi incapaci di sognare - a capire che c’è
ancora la possibilità di sognare. C’è ancora la possibilità di rialzare la testa e
di contare nella vita.