2013-10-13 12:16:58

Puglia. Il lavoro con i minori della Comunità S. Francesco, nata dai beni tolti alla mafia


Sono 12 i posti letto per minori in difficoltà ricavati nel palazzetto di Cerignola confiscato a un mafioso: a luglio è nata la Comunità educativa San Francesco d’Assisi, promossa dall’Associazione Volontari Emmanuel. Il fondatore e presidente dell’Associazione è mons. Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Jonio in Calabria, che è stato per 36 anni parroco a Cerignola. A Elisa Sartarelli, il presule ha spiegato come vanno avanti le cose nella Comunità, dopo l’inaugurazione: RealAudioMP3

R. – La cosa bella è che i primi ad occupare quei 12 posti sono stati i bambini della Romania che, di norma, durante tutto l’anno stanno a Singureni, un villaggio a 30 chilometri da Bucarest. Adesso, ci troviamo nella fase in cui verranno affidati alla nostra comunità bambini provenienti sia dai tribunali per minori, sia dai servizi sociali.

D. – La comunità di Cerignola si è riappropriata di un suo bene…

R. – Certo, questo è il valore aggiunto di questo tipo di realtà. La Comunità non nasce in un posto qualsiasi, non nasce in una struttura creata ex novo, ma è una realtà che restituisce alla società un bene, in vista proprio dell’accoglienza dei bambini, che è quanto di meglio si possa fare in questo momento. La struttura è di tipo familiare per cui, oltre a esserci stanze sia per i bambini che per gli educatori che li seguiranno, c’è anche una cucina e spazio per le varie attività dei bambini. La cosa bella è che la Comunità educativa San Francesco può contare anche su un altro bene confiscato: Villa San Luigi, una struttura a nove chilometri dal centro, attrezzata di piscina e di campi, che l’Associazione Volontari Emmanuel ha cercato di rendere fruibile. Per cui, questi bambini possono disporre anche di altri spazi all’aperto.

D. – Anche il Centro di ascolto famiglie sorge su di un bene tolto alla mafia…

R. – Il nostro lavoro è questo: i bambini devono essere accompagnati e seguiti da figure professionali e da tanti volontari, ma il nostro impegno è anche quello di lavorare molto per le famiglie. Non facciamo soltanto un lavoro di accoglienza dei bambini ma anche di accoglienza delle famiglie, sia di quelle a cui appartengono direttamente i bambini che di quelle che vorranno prepararsi ad una eventuale accoglienza in casa loro di questi bimbi, in maniera temporanea o definitiva. Nostro ulteriore impegno è anche quello di far incontrare le famiglie proprio per evitare che si ricreino le stesse situazioni verificatasi nelle famiglie dalle quali provengono questi stessi bambini.

D. – Come si vince la mafia?

R. – Io penso che la mafia, come tutte le realtà negative, si vinca facendo del bene, proponendo esperienze positive, aiutando i bambini ma anche gli adulti - che purtroppo vengono schiacciati dalla mafia e quindi resi incapaci di sognare - a capire che c’è ancora la possibilità di sognare. C’è ancora la possibilità di rialzare la testa e di contare nella vita.







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