Roma, manifestazione a difesa della Costituzione: commento del costituzionalista Balboni
A Roma questo pomeriggio la manifestazione a difesa della Costituzione: “La via maestra”
dopo l’appello firmato, tra gli altri, dai costituzionalisti Lorenza Carlassare e
Stefano Rodotà, Gino Strada e don Luigi Ciotti. Secondo Rodotà, "non è un problema
di chi deve toccare la Costituzione. Il problema è come si modifica”. Ecco dunque
il "no" dei manifestanti “a scorciatoie o a percorsi tortuosi''. Per Maurizio Landini
della Fiom, preoccupano però anche alcune modifiche proposte dal governo che potrebbero
mettere a rischio molti dei principi contenuti nella prima parte della Carta costituzionale.
Il presidente, Giorgio Napolitano, ieri in un messaggio aveva ribadito che alla Costituzione
serve un “sapiente rinnovamento”. Un testo dunque da attuare meglio, come alcuni sostengono
o da modificare? Adriana Masotti lo ha chiesto al costituzionalista Enzo
Balboni:
R. – Tutte e
due le cose, perché la Costituzione è divisa in due parti fondamentali. La parte prima
è quella che stabilisce i valori, i principi, i diritti, le libertà ed è quella che,
in modo un po’ enfatico, diciamo, è la "più bella Costituzione del mondo" ed effettivamente
è un bel testo. Qui, in questa parte, c’è molto da attuare: se pensiamo al diritto
al lavoro, alla piena occupazione o all’eventuale diritto o comunque attesa legittima
della proprietà della casa di abitazione, l’eguaglianza effettiva tra uomo e donna.
Questa parte è da attuare… Nell’altra parte, che è la parte organizzativa dei poteri
dello Stato, delle Regioni, etc., ci sono delle cose buone – ad esempio tutto il Capitolo
IV sulla Magistratura indipendente – e altre che possono e a mio avviso è meglio che
siano revisionate, ritoccate e migliorate.
D. – Perché oggi a Roma una manifestazione
a difesa della Costituzione? Che cosa minaccia la Costituzione in Italia?
R.
– A dire il vero mi sembra un po’ eccessivo questo allarme per la Costituzione. In
questo momento, non siamo in due situazioni precedenti – nel ’94, la prima volta,
e dieci anni dopo, nel 2005-2006 – in cui effettivamente vennero portati degli attentati
ad elementi decisivi della Costituzione. L’oggetto della protesta è che la maggioranza
di governo ha ritenuto di stabilire un programma molto cadenzato e stringente per
arrivare ad alcune riforme – fortunatamente – solo nella parte seconda. Questo programma
prevede una procedura in deroga, cioè una tantum, che attraversa la modifica
dell’art. 138. E su questo è il casus belli.
D. – Ci può spiegare qualcosa
di più su questo articolo?
R. – L’art. 138 è quello che stabilisce le modalità
attraverso le quali si revisiona una Costituzione. Rispetto a quella procedura, che
è una procedura lunga e che prevede ben quattro approvazioni, c’è stato uno accorciamento
di questi tre mesi, che sono 90 giorni, a 45. Questo perché si vuole che l’intero
processo non superi i 18 mesi, che sono il tempo che Letta si è dato per arrivare
alle riforme, che pure sono la diminuzione del numero dei parlamentari, l’eliminazione
del doppione del bicameralismo paritario, etc, e un rafforzamento anche dei poteri
del governo. A mio avviso, è un allarme eccessivo. E’ vero che c’è una commissione
di soli 40 tra deputati e senatori che porterà avanti l’intero procedimento, ma è
una commissione proporzionale. Non ci sarà un solo disegno di legge e quindi non un
solo referendum, ma diversi. E in ogni caso, deve esserci la maggioranza dei due terzi.
Mi sembrano garanzie sufficienti.
D. – Il governo vuole accelerare queste riforme.
Ma se con un governo di larghe intese sembra essere il momento più propizio e favorevole
per arrivare a un risultato, c’è comunque questo non fidarsi gli uni degli altri.
E’ questo il problema?
R. – Sì, probabilmente c’è anche questo. Anche perché
una delle questioni grosse che ci stanno sotto è: come rafforziamo il potere di indirizzo
e di attuazione da parte del governo? Rafforziamo il governo parlamentare - che sarebbe,
ad esempio, la mia scelta – con un primo ministro un po’ più forte o andiamo verso
il presidenzialismo? Quelli che difendono ad oltranza la Costituzione temono che si
vada verso un presidenzialismo duro. Io penso che questo intanto lo vedremo nel prossimo
anno, quando si svolgeranno i lavori; e poi la maggioranza che lo deve approvare è
due terzi e anche in questo caso si va a referendum. Quindi io direi attenzione a
quello svolgimento del processo, ma non eccessivi allarmi. La mia idea è che se si
riuscisse a staccare la parte sulla quale c’è ampia condivisione e non si mettessero
dentro – per carità! – cose riguardanti la giustizia, che sono massimamente conflittuali,
ma anche il presidenzialismo se può arrivare in porto, sarebbe giusto arrivarci.