Malaysia. Oggi la sentenza sull’uso del termine “Allah” per i cristiani: in ballo
la libertà religiosa
E’ previsto per oggi il verdetto della Corte di Appello di Kuala Lumpur sul ricorso
presentato dal governo malaysiano contro la sentenza di primo grado, emessa nel 2009,
sul caso dell’uso del termine “Allah” per i cristiani. Nel processo di quattro anni
fa, conclusosi davanti un tribunale di prima istanza, la Chiesa cattolica, come editore
del settimanale cattolico “Herald”, aveva visto riconosciuta la legittima possibilità
di usare la parola “Allah” per indicare “Dio” nei suoi riti e nelle pubblicazioni
in lingua malaysiana. Infatti la parola “Allah” è usata da secoli dai cristiani nella
lingua locale, il “Bahasha Malaysia”, in cui non esiste altro termine equipollente.
Secondo alcuni membri dell’esecutivo e secondo alcuni leader religiosi islamici, il
termine sarebbe invece appannaggio esclusivo dei musulmani. Alla vigilia della sentenza,
i cristiani rivendicano tale diritto, affermando che un divieto “violerebbe l'accordo
costituzionale del 1963, fondativi della Malaysia, che garantisce il diritto inalienabile
alla libertà religiosa per i non musulmani”, afferma una nota inviata all'agenzia
Fides dalla “Associazione delle Chiese a Sarawak”, provincia della Malaysia. “Una
limitazione del genere trasformerebbe in criminali 1,6 milioni di cristiani che vivono
nelle province di Sabah e Sarawak (che utilizzano la lingua bahasha Malaysia per il
culto,ndr)”, spiega Bolly Lapok, presidente dell’Associazione. “Questi fedeli – aggiunge
– costituiscono i due terzi dei cristiani malaysiani e nella loro lingua madre, si
riferiscono a Dio come Allah”. Mons. Thomas Zeni, presidente del “Consiglio delle
Chiese” a Sabah, rimarca: “Con il massimo rispetto per le autorità dello Stato – siano
il potere esecutivo, legislativo o giudiziario – chiediamo che non si lasci che il
fanatismo religioso, il razzismo e l'estremismo avvelenino la nostra nazione malaysiana”.
Dopo la sentenza del 2009, fra le Chiese cristiane e il governo fu sottoscritto, nel
2011, un accordo in 10 punti che consente la stampa, l'importazione e la distribuzione
della Bibbia “Alkitab”, come è chiamata quella in lingua malaysiana, che contiene
il termine “Allah”, specificando che si tratta di “pubblicazione riservata ai cristiani”.
(R.P.)