Pakistan. Appello società civile al governo: abolire pena di morte e garantire giusto
processo
Abolire la pena di morte; commutare le pene già comminate in ergastolo; rivedere la
lista dei reati punibili con la pena capitale (fra i quali vi è la “blasfemia”); garantire
un giusto processo per gli imputati: è l’appello rivolto al governo Pakistan dalla
società civile pakistana. Come riferisce un comunicato inviata Fides, un Forum di
associazioni guidate dalla “Asian Human Rights Commission”, che ha trovato sostegno
in movimenti e organizzazioni cristiane, sollecita il governo pakistano ad aderire
alle norme internazionali, “riconoscendo e proteggendo il diritto alla vita di ogni
individuo”, violato dalla pena capitale. “Uccidere i prigionieri serve solo a perpetuare
la violenza e aumenta il rischio di ritorsioni da parte di gruppi militanti e fondamentalisti
religiosi”, notano le associazioni. La società civile apprezza il passo computo dal
governo pakistano, che ha annunciato la decisione di rinnovare la moratoria sulla
pena di morte. La decisione è stata adottata dopo forti pressioni internazionali da
parte delle Ong e di governi, specie dell’Unione Europea. La moratoria salva, per
ora, la vita di oltre 8.000 prigionieri attualmente nel braccio della morte. Le associazioni
spiegano che “la pena di morte in Pakistan è spesso il risultato della mancanza di
giusto processo, annoso problema che affligge la nazione. E ' pericoloso lasciare
in vigore la pena di morte nell’ambito di un sistema giudiziario che non garantisce
un processo equo e imparziale”, visti i condizionamenti esterni che influenzano la
magistratura. “Corruzione e concussione – spiega la nota giunta a Fides – hanno un
ruolo significativo in Pakistan e troppo spesso i ricchi comprano la via d'uscita
dai guai giudiziari, mentre i poveri, spesso innocenti, sono lasciati al loro destino”,
in quanto privi di un'adeguata rappresentanza legale. In Pakistan vi sono 27 reati
punibili con la pena capitale, che viene eseguita di solito per impiccagione. La definizione
di questi crimini “è spesso vaga e lascia spazio all'interpretazione”, si dice. Per
questo le Ong chiedono al nuovo governo di rivedere la lista dei reati punibili con
la morte che includono anche la “blasfemia”, l’adulterio, il contrabbando di droga,
il sabotaggio del sistema ferroviario. Tali crimini – si afferma – vanno ben oltre
lo scopo di punire “crimini più gravi” . Per rispettare la vita dei suoi cittadini
e tenere il passo con le norme internazionali sui diritti umani, “la via maestra è
abolire la pena capitale: questo potrebbe fortificare la posizione del Pakistan come
fautore dei diritti umani a livello internazionale”. (R.P.)