2013-10-11 17:09:36

Detenuti modello in carceri aperte


RealAudioMP3 La Commissione Giustizia del Senato affronta l'esame dei disegni di legge su amnistia e indulto. Per Lucia Castellano, consigliere e vicepresidente della Commissione carceri della Regione Lombardia, per risolvere il dramma del sovraffollamento delle carceri italiane serve "un cambio di passo culturale". "Servono carceri al servizio dei detenuti. Dobbiamo lasciare loro tutta la libertà possibile, compatibile con il muro di cinta". "Per questo dobbiamo mettere in atto sperimentazioni: un lavoro di organizzazione degli istituti di pena all'attenzione del Ministero della Giustizia. Dal carcere di Bollate, l'esperienza di una nuova organizzazione detentiva. "Si aprono le stanze di detenzione già al mattino. Poi lavoro, studio, sport, attività religiosa. Le giornate dei detenuti imitando quelle degli uomini liberi". "Serve però esportare questo modello nelle carceri italiane. Nella giornata, i detenuti lavorano dentro o fuori dal carcere. Fanno attività culturali, palestra, ci sono chiese e moschee per ogni reparto. Proseguono i rapporti affettivi con la famiglia". "C'è infine, afferma Castellano, già direttore del carcere di Bollate, l'aspetto economico: cooperative di detenuti cucinano per il carcere, e su ordinazione, per l'esterno". "E' evidente che indulto e amnistia non bastano a risolvere il problema. Serve un cambio di passo culturale nell'organizzare la vita carceraria". Nadia Cersosimo, direttore del carcere di Paliano, a Frosinone, conferma l'esperienza di un carcere aperto. "I detenuti sono messi nella condizione di lavorare, studiare. Si applica un programma detentivo utile per agevolare il reiserimento nella vita sociale". "Tra la gente comune ci sono però resistenze per questa svolta culturale, nell'applicazione della pena. In Italia, tra la gente comune, il carcere è ancora percepito come unico strumento per avere giustizia". (a cura di Luca Collodi e Davide Dionisi)







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