Il Papa a Santa Marta: ciò che noi chiediamo nella preghiera è la "carta" che avvolge
il vero dono, Dio stesso
Nella preghiera dobbiamo essere coraggiosi e scoprire qual è la vera grazia che ci
viene data, cioè Dio stesso: è quanto ha affermato il Papa nella Messa di giovedì
mattina a Santa Marta. Al centro dell’omelia, il Vangelo proposto dalla liturgia del
giorno in cui Gesù sottolinea la necessità di pregare con fiduciosa insistenza. Il
servizio di Sergio Centofanti:
La parabola
dell’amico importuno, che ottiene quel che desidera grazie alla sua insistenza, ha
dato lo spunto a Papa Francesco per riflettere sulla qualità della nostra preghiera:
“Come
preghiamo, noi? Preghiamo così, per abitudine, pietosamente ma tranquilli, o ci mettiamo
noi proprio con coraggio, davanti al Signore per chiedere la grazia, per chiedere
quello per cui preghiamo? Il coraggio nella preghiera: una preghiera che non sia coraggiosa
non è una vera preghiera. Il coraggio di avere fiducia che il Signore ci ascolti,
il coraggio di bussare alla porta … Il Signore lo dice: ‘Perché chiunque chiede riceve
e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto’. Ma bisogna chiedere, cercare e bussare”.
“Noi,
ci coinvolgiamo nella preghiera?” – domanda ancora il Papa – “Sappiamo bussare al
cuore di Dio?”. Nel Vangelo Gesù dice: “Se voi dunque, che siete cattivi, sapete
dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito
Santo a quelli che glielo chiedono!“. Questa – afferma il Papa – “è una cosa grande”:
“Quando
noi preghiamo coraggiosamente, il Signore ci dà la grazia, ma anche ci dà se stesso
nella grazia: lo Spirito Santo, cioè, se stesso! Mai il Signore dà o invia una grazia
per posta: mai! La porta Lui! E’ Lui, la grazia! Quello che noi chiediamo è un po’
come [ride] … è la carta che avvolge la grazia. Ma la vera grazia è Lui, che viene
a portarmela. E’ Lui. La nostra preghiera, se è coraggiosa, riceve quello che chiediamo
ma anche quello che è più importante: il Signore”.
Nei Vangeli – ha osservato
il Papa – “alcuni ricevono la grazia e se ne vanno”: dei dieci lebbrosi guariti da
Gesù, solo uno torna a ringraziarlo. Anche il cieco di Gerico trova il Signore nella
guarigione e loda Dio. Ma occorre pregare con il “coraggio della fede” – ribadisce
– spingendoci a chiedere anche ciò che la preghiera non osa sperare: cioè, Dio stesso:
“Noi
chiediamo una grazia, ma non osiamo dire: ‘Ma vieni Tu a portarmela’. Sappiamo che
una grazia sempre è portata da Lui: è Lui che viene e ce la dà. Non facciamo la brutta
figura di prendere la grazia e non riconoscere Quello che ce la porta, Quello che
ce la dà: il Signore. Che il Signore ci dia la grazia di darci se stesso, sempre,
in ogni grazia. E che noi lo riconosciamo, e che noi lo lodiamo come quegli ammalati
guariti del Vangelo. Perché abbiamo, in quella grazia, trovato il Signore”.