2013-10-10 14:00:18

Bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi: i commenti di Vincenzo De Vivo e Antonio Rostagno


Celebrato ieri il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi. Il celebre compositore italiano nacque a Roncole di Busseto, in provincia di Parma, il 10 ottobre 1813. Autore di melodrammi che fanno parte del repertorio operistico dei teatri di tutto il mondo, ha scritto anche musica sacra, tra cui spiccano il Requiem, il Te Deum, l’Ave Maria e lo Stabat Mater. Sull’importanza di questo anniversario Giada Aquilino ha sentito Vincenzo De Vivo, direttore artistico del Teatro San Carlo di Napoli: RealAudioMP3

R. – E’ un giorno di grande festa, perché Verdi rappresenta l’identità del popolo italiano, un’identità che si fonda su una cultura che è insieme cultura alta e cultura popolare. E’ una identità che, attraverso la musica, può essere diffusa e comunicata a tutto il mondo. Ed è una speranza per l’Italia, affinché attraverso l’identità culturale musicale il Paese possa ritrovare quel respiro, quella forza, quella capacità di tornare importante nel mondo: per quello che fa, che produce e non soltanto per quello che ricorda di sé.

D. – Qual è stato il contributo di Verdi alla musica sacra?

R. – Naturalmente, la Messa da Requiem e i Quattro Pezzi Sacri; ma credo sia importante il rispetto di Verdi per la dimensione spirituale. Noi, al Teatro San Carlo, stiamo seguendo le sue tracce attraverso quello che egli stesso ci ha lasciato in città: dal suo Quartetto, che è un contributo alla musica da camera, a una Preghiera su versi di Boito che volle regalare per un volume scritto per i terremotati di Calabria; dalle sue opere ispirate a Shakespeare a quella Messa da Requiem che il nostro direttore musicale Nicola Luisotti ha diretto a Napoli e dirigerà, tra qualche giorno, a San Francisco con i complessi uniti della San Francisco Opera e del Teatro San Carlo.


Sull’importanza della musica di Verdi, Sergio Centofanti ha intervistato il prof. Antonio Rostagno, docente di storia della musica all’Università romana La Sapienza:RealAudioMP3

R. - L’importanza di Verdi nella storia della musica è molto particolare: lui non si definiva un compositore, ma un uomo di teatro. E con questo abbiamo detto molto per comprendere anche la sua musica. La sua musica è sempre funzionale all’idea di dramma. Senza questo non si capisce nulla di Verdi: quindi come importanza musicale è minore dell’importanza teatrale.

D. - Se lei dovesse segnalare le opere più importanti di Verdi…

R. - Dal punto di vista musicale, le più raffinate sono le ultime: quindi dal Don Carlos, il Simon Boccanegra, la seconda versione, fino all’Otello e al Falstaff. Dal punto di vista della rappresentanza sociale, la vera grande prima opera di Verdi, forse non è Il Nabucco, ma è Ernani, il cui protagonista è un fuorilegge, è un proscritto, è un cospiratore e in quel clima naturalmente questa era la figura predominante. L’opera più famosa è certamente Traviata e poiché è stata scritta in meno di un mese, lì veramente c’è tantissimo di tutto il teatro di Verdi.

D. - Qual è il messaggio che viene dalle opere di Verdi?

R. - Il messaggio che viene dalle opere della prima parte della vita di Verdi è un messaggio idealizzante, ossia che guarda al futuro, che vuole costruire un mondo e quindi porta in scena delle tragedie perché non succedano nella realtà. Quindi è positiva la visione del suo futuro. Poi subentra un pessimismo, che è sempre più profondo e a partire proprio dal Don Carlos un pessimo sempre più nero, fino ad arrivare quasi - arriverei a dire - un nichilismo nelle ultime opere e soprattutto nell’Otello. Quindi sono due Verdi.

D. - Come si spiega questa evoluzione?

R. - Questa evoluzione si spiega con la storia di Italia, perché dopo che l’unità d’Italia era stata fatta, il problema era costruire le strutture morali degli italiani. Ed ecco il pessimismo di Verdi!

D. - Per quanto riguarda la musica sacra, che cosa ci può dire?

R. - Tutto il meglio! E’ un argomento enorme e tutto ancora molto da studiare. Le ultime opere di Verdi - le Laudi alla Vergine Maria, sull’ultimo canto del Paradiso di Dante, e il Te Deum e anche lo Stabat Mater - sono ancora dei grandi, enormi capolavori tutti da studiare.

D. - Che cosa si può dire, quindi, della religiosità di Verdi?

R. - Verdi tutta la vita, e soprattutto durante gli ultimi anni della maturità, ha cercato, ha cercato con tutte le forze la fede. Se l’ha trovata non lo sappiamo, però ha insegnato un percorso di ricerca.

D. - Qual è oggi l’attualità della musica di Verdi?

R. - L’attualità del teatro di Verdi è scottante, bruciante e totale. Della musica di Verdi, ritorno a dire quello già detto prima: la musica è funzionale al teatro, al dramma e al messaggio del dramma. Quindi l’attualità è il messaggio del teatro di Verdi.

Ultimo aggiornamento: 11 ottobre







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