2013-10-09 10:51:19

Nuova Zelanda. I vescovi: no al suicidio assistito


Incrementare l’accesso per tutti alle cure palliative, aumentando l’offerta di servizi sanitari per gli ammalati e le loro famiglie, invece di proporre un disegno di legge sul suicidio assistito o l’eutanasia: è quanto chiede il Comitato bioetico dei vescovi della Nuova Zelanda, in una nota pubblicata sul proprio sito web. In particolare, il direttore del Comitato, John Kleinsman, esprime soddisfazione per il fatto che la proposta normativa sia stata, al momento, ritirata; tuttavia, allo stesso tempo, sottolinea come ciò sia stato fatto “solo per motivi puramente politici, per evitare un dibattito controverso in ambito elettorale, e non per una reale preoccupazione per i pericoli e le conseguenze sociali di un simile disegno di legge”. Il Comitato bioetico dei vescovi neozelandesi nota, inoltre, come la decisione di ritirare la proposta normativa sia coincisa con la pubblicazione, da parte di una rivista scientifica di alto livello, di un rapporto sulla prevenzione del suicidio tra i disabili mentali. “Perché, dunque – si domanda John Kleinsman – si vuole rendere più facile l’accesso alla morte volontaria mentre, allo stesso tempo, se ne riconosce la drammaticità a livello sociale?”. Di qui, l’appello a fermare definitivamente il disegno di legge ed a prendere, invece, decisioni concrete in favore della cura e della tutela della vita umana. Proposto in Parlamento nel maggio 2012 dalla deputata laburista Maryan Street, il disegno di legge, denominato “End of Life Choices Bill”, ha di fatto riaperto una questione già dibattuta in passato, con la proposta normativa sulla “Morte con dignità”, avanzata nel ’95 e nel 2003 e bocciata in entrambi i casi. Attualmente, in Nuova Zelanda, l’eutanasia e il suicidio assistito sono quindi illegali, secondo quanto sancito nel 1961 dal New Zealand Crimes Act. (A cura di Isabella Piro)







All the contents on this site are copyrighted ©.