2013-10-08 15:21:58

"In hoc signo": un'opera musicale celebra il XVII centenario dell'Editto di Milano


Con un nuovo importante evento proseguono a Belgrado, in Serbia, le celebrazioni per il XVII centenario dell’Editto di Milano, con il quale nel 313 l’imperatore Costantino metteva fine alla persecuzione dei cristiani garantendo a tutti la libertà di coscienza in materia religiosa. Presso il Teatro Nazionale, è stata eseguita la Prima dell’Opera “In hoc Signo”, scritta dal regista serbo Dejan Miladinovic e musicata da mons. Marco Frisina. All’evento erano presenti il presidente della Repubblica di Serbia, Tomislav Nikolić, e altre autorità civili e religiose. Sul significato di quest’opera nel contesto del Giubileo Costantiniano, Stefano Leszczynski, ha intervistato mons. Marco Frisina, maestro direttore della Pontificia Cappella Musicale Lateranense:RealAudioMP3

R. - In 15 quadri si tratteggia la vita di Costantino, soprattutto per la straordinaria importanza che ha avuto – sia storica che culturale – nell’indicare nel cristianesimo il rinnovamento, la speranza dell’impero e anche del mondo antico.

D. - Quali sono state le difficoltà nel musicare un’opera di questo tipo e dare – forse - anche un carattere ecumenico in musica?

R. - L’opera assomiglia molto a queste grandi opere orientali, slave... Quindi si tratta di un’opera monumentale: grandi scene corali e drammatiche perché è anche una storia drammatica. Io ho voluto anche dare un sapore, da una parte vicino al mondo balcanico e ortodosso - quindi con la tradizione della musica liturgica della Chiesa ortodossa - e dall’altra degli elementi presi dal canto gregoriano, la musica occidentale. Più che delle difficoltà io parlerei dello sforzo di poter trovare questo incontro. Penso soprattutto ad alcune scene. Ad esempio, c’è una grande scena sul Consiglio di Nicea, in cui si sentirà il Credo cantato in greco e in latino, sovrapposti, quasi intrecciati con il pisteuo greco, il Credo latino. Alla fine questi canti vengono cantati insieme da tutta la massa corale, proprio perché è un momento in cui si incontrano le due anime del cristianesimo antico che poi hanno dato origine alla nostra fede cristiana.

D. - Importante simbolo costantiniano, per l’ortodossia e per il cattolicesimo, è la Croce …

R. - E infatti il titolo “In hoc signo” è proprio “Nel Segno della Croce”. La scena madre che si trova verso la fine del primo atto - ovvero la Battaglia di Ponte Milvio, la visione della Croce di Costantino - sarà costruita molto bene. Questa non è la partenza della visione Costantino, ma potremmo definirla un po’ "un arrivo"; la prima parte dell’opera descrive la maturazione lenta, con la quale Costantino capisce che il ruolo dei cristiani nell’impero è importante, fondamentale.

D. - Costantino è un po’ l’imperatore del periodo della “Chiesa indivisa”. Oggi che si parla molto di unità tra cristiani, si parla molto di dialogo ecumenico, di dialogo interreligioso … come può l’arte aiutare questo dialogo?

R. - L’arte supera le barriere e dà la possibilità di esprimere le grandi cose dell’uomo, le grandi cose della fede - come in questo caso - facendo incontrare gli artisti, degli uomini nell’incontro ecumenico. Anche in questo caso, ci siamo incontrati come due esploratori che hanno visto cose simili e complementari; ci siamo scambiati delle idee, delle intuizioni, delle emozioni, e ci siamo incontrati sull’unica fede: la fede nella Croce, nella Grazia di Dio, nella speranza, nella Chiesa … Tutti elementi comuni. Quindi questa cosa, spero, possa essere il primo di tanti appuntamenti in cui poter dialogare attraverso la musica e l’arte su questi grandi argomenti; penso alla pace, alla fraternità e a tante cose che l’arte potrebbe aiutare veramente a sensibilizzare e, con l’aiuto degli artisti, a far diventare proposta convincente.

Ultimo aggiornamento: 9 ottobre







All the contents on this site are copyrighted ©.