2013-10-08 06:58:02

Ban Ki-moon condanna le violenze in Egitto. Nuovi assalti nel Sinai. Allerta lungo il canale di Suez


Non si arresta la spirale di violenza in Egitto. Dopo le proteste pro-Morsi, di domenica, represse nel sangue; nel Sinai dieci persone, tra poliziotti e militari, hanno perso la vita in attacchi islamisti. Massima allerta a Sharm el Sheikh e Taba, sul mar Rosso e nei porti lungo il canale di Suez. Il Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon ha condannato “fermamente” le violenze avvenute nel Paese, sottolineando l'importanza che le proteste avvengano in maniera pacifica, che siano rispettate la libertà di riunione e l'impegno per la non violenza. Massimiliano Menichetti:RealAudioMP3

In Egitto sembra non avere fine la violenza. Ieri la penisola del Sinai, sempre più nel caos e fuori dal controllo delle autorità centrali, dopo la deposizione del presidente Morsi il 3 luglio scorso, è tornata teatro di attentati ed imboscate. Un'autobomba è esplosa davanti all'ingresso principale della sede della Direzione della Sicurezza ad al-Tur, capoluogo della provincia del Sinai Meridionale. Qui cinque reclute sono rimaste uccise mentre altre 48 persone sono state ferite. Ad Abu Zuer, cittadina poco più a Nord di Ismailia, una pattuglia composta da militati e poliziotti è stata attaccata da gruppi islamisti: 5 i morti. Una giornata che ha visto anche l’assaltato di miliziani, con lancia-granate, verso una stazione satellitare pubblica a Maadi, un sobborgo alla periferia meridionale del Cairo. E nella capitale rimane la paura dopo la violenta repressione di domenica dei militari nei confronti dei manifestanti pro-Morsi. Al bilancio pesantissimo di 53 morti, 271 feriti e 423 arresti è seguita la condanna delle violenze del Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon il quale ha rimarcato che “una politica inclusiva, il pieno rispetto dei diritti umani e lo stato di diritto sono i principi alla base della transizione democratica nel Paese”. Intanto sul fronte politico il presidente egiziano Adly Mansour, nel suo primo viaggio all'estero è giunto a Gedda per ringraziare il re saudita Abdullah per il decisivo sostegno al nuovo corso post Fratelli Mususlmani.







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