Ban Ki-moon condanna le violenze in Egitto. Nuovi assalti nel Sinai. Allerta lungo
il canale di Suez
Non si arresta la spirale di violenza in Egitto. Dopo le proteste pro-Morsi, di domenica,
represse nel sangue; nel Sinai dieci persone, tra poliziotti e militari, hanno perso
la vita in attacchi islamisti. Massima allerta a Sharm el Sheikh e Taba, sul mar Rosso
e nei porti lungo il canale di Suez. Il Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon
ha condannato “fermamente” le violenze avvenute nel Paese, sottolineando l'importanza
che le proteste avvengano in maniera pacifica, che siano rispettate la libertà di
riunione e l'impegno per la non violenza. Massimiliano Menichetti:
In Egitto
sembra non avere fine la violenza. Ieri la penisola del Sinai, sempre più nel caos
e fuori dal controllo delle autorità centrali, dopo la deposizione del presidente
Morsi il 3 luglio scorso, è tornata teatro di attentati ed imboscate. Un'autobomba
è esplosa davanti all'ingresso principale della sede della Direzione della Sicurezza
ad al-Tur, capoluogo della provincia del Sinai Meridionale. Qui cinque reclute sono
rimaste uccise mentre altre 48 persone sono state ferite. Ad Abu Zuer, cittadina poco
più a Nord di Ismailia, una pattuglia composta da militati e poliziotti è stata attaccata
da gruppi islamisti: 5 i morti. Una giornata che ha visto anche l’assaltato di miliziani,
con lancia-granate, verso una stazione satellitare pubblica a Maadi, un sobborgo alla
periferia meridionale del Cairo. E nella capitale rimane la paura dopo la violenta
repressione di domenica dei militari nei confronti dei manifestanti pro-Morsi. Al
bilancio pesantissimo di 53 morti, 271 feriti e 423 arresti è seguita la condanna
delle violenze del Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon il quale ha rimarcato
che “una politica inclusiva, il pieno rispetto dei diritti umani e lo stato di diritto
sono i principi alla base della transizione democratica nel Paese”. Intanto sul fronte
politico il presidente egiziano Adly Mansour, nel suo primo viaggio all'estero è giunto
a Gedda per ringraziare il re saudita Abdullah per il decisivo sostegno al nuovo corso
post Fratelli Mususlmani.