Presidenziali in Etiopia: il Parlamento ha eletto Mulatu Teshome
È Mulatu Teshome il nuovo presidente dell'Etiopia. Lo ha deciso il Parlamento di Addis
Abeba. L'ex capo di Stato, Girma Wolde-Giorgis, dell’etnia maggioritaria Oromo, è
stato in carica oltre dieci anni. Anche Teshome è del medesimo gruppo etnico. Nei
giorni scorsi nella capitale si sono registrate tensioni per le contestazioni alla
vigente normativa antiterroristica, criticata da alcune organizzazioni di difesa dei
diritti umani che la giudicano diretta a reprimere l’opposizione politica. Sulle presidenziali,
Giada Aquilino ha intervistato la collega dell’Agenzia missionaria Misna Alessia
De Luca, esperta di Paesi dell’Africa orientale:
R. – In base
alla legge, il nuovo capo dello Stato ricoprirà questa carica per un periodo di sei
anni. Le nostre fonti ad Addis Abeba hanno confermato l’alta presenza di militari
per le strade, durante la seduta del Parlamento. L’ex presidente Girma Wolde-Giorgis
ha ricoperto due mandati ed è anziano e malato. La maggior parte dei poteri amministrativi
ed esecutivi è affidata comunque al primo ministro e il presidente della Repubblica
riveste principalmente un ruolo istituzionale e rappresentativo.
D. – Che Paese
è oggi l’Etiopia, tra i più popolosi d’Africa?
R. – L’Etiopia è un Paese di
84 milioni di abitanti, di cui un 43 per cento cristiani ortodossi e un 33 per cento
musulmani. E’ una delle economie più in crescita di tutto il Continente africano ed
anche della zona dell’Africa orientale, del Corno d’Africa. L’anno scorso è morto
il leader Meles Zenawi, che è stato al potere per più di 20 anni, che ha rovesciato
la dittatura di Mengistu. L’Etiopia è, comunque, un Paese in cui rimangono grandi
incognite e grandi sfide, come quella soprattutto della convivenza tra etnie diverse,
oltre al fatto che formalmente l’Etiopia è ancora in guerra con la vicina Eritrea,
anche se è stata raggiunta una tregua. Scontri sporadici, però, avvengono ancora lungo
il confine, che comunque è un’area molto turbolenta.
D. – Dopo la grave carestia
del 1984-1985, qual è la situazione alimentare in Etiopia oggi?
R. – Sono stati
fatti indubbiamente dei passi avanti, ma ciclicamente si ripropongono delle situazioni
di carestia soprattutto nella regione dell’Ogaden, che è a maggioranza somala, dove
non è consentito l’accesso alle organizzazioni umanitarie e alla Croce Rossa. Noi
sappiamo, quindi, poco o nulla di quello che avviene in questa zona.
D. – Dopo
il recente attacco dei miliziani somali Al Shebaab al centro commerciale di Nairobi,
in Kenya, il premier etiope Hailemariam Desalegn ha fatto sapere che non ritirerà
le truppe del proprio Paese dalla Somalia. Perché Addis Abeba è presente in Somalia,
come d’altra parte militari di altri Paesi africani?
D. – Addis Abeba ha schierato
le sue truppe in Somalia, una prima volta nel 2006. Di recente è rientrata in territorio
somalo per salvaguardare e controllare il confine comune. Quindi, tutta la zona di
Beledweyne, per esempio, è pattugliata da militari etiopi. Ovviamente, una cosa che
non si può non notare appena si guarda la cartina del Corno d’Africa, è che l’Etiopia
- dopo la secessione dell’Eritrea - è l’unico Paese che non ha accesso al mare. Indubbiamente,
la sua presenza e la sua attenzione alle zone del centro-sud della Somalia sono legate
anche al fatto che la strada per raggiungere il mare, per l’Etiopia, potrebbe passare
appunto anche attraverso la Somalia. Ha tutto l’interesse, quindi, che questa zona
sia percorribile.