Lampedusa. Mons. Perego: sarebbe vergognoso se i superstiti fossero trattati da clandestini
EContinua il recupero dei corpi di migranti naufragati al largo di Lampedusa giovedì
scorso. Difficili le condizioni dei superstiti nei campi di raccolta dell'isola, dove
è arrivato anche mons. Gianfranco Perego, direttore della Fondazione Migrantes.
Francesca Sabatinelli l’hai intervistato:
R. – Sarebbe
effettivamente una vergogna che questo fatto così drammatico e grave fosse dimenticato
in pochi giorni, e non diventi invece un motivo attraverso il quale costruire un nuovo
progetto di accoglienza e di attenzione, di cooperazione anche internazionale, che
guardi soprattutto a chi sta fuggendo per motivi di guerra, di persecuzione religiosa
o di persecuzione politica. Io credo che sarebbe vergognoso se queste persone fossero
trattate da clandestini e non da persone che hanno bisogno di una casa, di una famiglia,
di un Paese che sappia valorizzarle come una risorsa nuova. Sognare che delle persone
che sono in situazioni di guerra – 22 guerre in atto nel mondo! – sognare che 232
milioni di persone che si mettono in cammino, non arrivino in Europa, che con gli
Stati Uniti è la terra di maggiore attrazione, significa non rendersi conto che occorre
leggere la migrazione come un fatto strutturale della vita del Mediterraneo e della
vita dell’Europa. In questo senso credo che, guardando al Mediterraneo, occorra mettere
a punto non soltanto un controllo di confine, ma un controllo di tutta la realtà del
Mediterraneo, attraverso un monitoraggio che renda possibile controllare, attraverso
canali umanitari, le persone che si mettono in viaggio da situazioni che, sappiamo,
sono drammatiche.
D. – Sotto tiro la politica italiana: negli ultimi giorni,
di nuovo la richiesta di modificare la Bossi-Fini. A suo giudizio, questo è un passaggio
importante o è soltanto uno dei tanti che si devono adottare?
R. – Certamente
ogni legge è figlia del suo tempo. Sono passati 10 anni, l’immigrazione in Italia
è cambiata, siamo arrivati a 5 milioni di persone. Abbiamo visto come in questi 10
anni l’immigrato sia entrato in Italia al 70% come irregolare, e tutto questo chiede
di rileggere gli strumenti che ci siamo dati perché ci sia maggiore incontro tra domanda
e offerta di lavoro, ci sia una maggiore attenzione a un mondo nuovo, che è il mondo
dei rifugiati e richiedenti asilo e della protezione umanitaria, anche attraverso
una legge strutturale e che ci sia la capacità di rileggere la modalità con cui abbiamo
fatto accoglienza per riuscire a renderla sempre più organica e progetto per le nostre
città.
D. – Lei diceva che è fondamentale una politica europea. Però, di fatto,
l’Italia è uno dei Paesi europei che accoglie meno …
R. – Richiamare il dovere
dell’Europa, che è un discorso importante, all’interno del quale poi c’è tutta la
revisione delle leggi sull’asilo, che sta avvenendo, e che entreranno in vigore nel
2014 – al più tardi nel 2015 – è certamente un aspetto importante per sentire insieme,
come casa comune, come Europa, un dramma che è fondamentale. Però, dentro l’Europa
ogni Stato – e quindi anche l’Italia – deve fare il suo dovere. L’Italia manca di
una legge strutturale sull’asilo, manca di un progetto organico di accoglienza per
l’asilo, l’Italia, insieme alla Grecia, è al penultimo posto in questi anni per l’accoglienza
dei richiedenti asilo: 50 mila contro i 600 mila della Germania. Quindi, è giusto
invocare l’Europa ma al tempo stesso, anche riuscire a riprendere un discorso importante
sull’accoglienza dei richiedenti asilo in Italia che, da Paese di passaggio, è diventato
un Paese che a sua volta sta accogliendo molte persone che fanno domanda d’asilo.