Disturbi dei bambini. Istituto Ortofonologia: serve l’affetto dei genitori non le
pillole
Nelle Asl italiane, negli ultimi 12 mesi, si è registrato un incremento del 20% di
minori con disturbi mentali. L’allarme viene rilanciato dall’Istituto di Ortofonologia
che chiede di arrestare l’ondata di medicalizzazione con la quale si insegue esclusivamente
l’eliminazione del sintomo. Alessandro Gisotti ne ha parlato con il direttore
dell’Istituto, il dott. Federico Bianchi di Castelbianco:
R. - Un conto
è il disagio, che aumenta nei bambini e nei ragazzi, perché è cambiata la società,
un’altra cosa è invece la forzatura di volere a tutti i costi mettere etichette e
diagnosi ai bambini sul loro comportamento. E il grande problema è che molte di queste
definizioni non hanno neanche una grande validità. Di bambini autistici ce n’erano
uno ogni duemila, uno ogni mille, e adesso stanno diventando uno ogni cento. Cosa
succede? Significa che, da un lato, esiste la problematica dell’autismo di origine
per lo meno multifattoriale, genetica, biologica, ma significa pure che in questa
etichetta si stanno infilando tante situazioni che nulla hanno a che fare con l’autismo.
D.
– Poi c’è ovviamente un discorso - che voi denunciate in modo molto forte – che la
soluzione più semplice, ma ovviamente quella sbagliata, è: "diamogli una pillola..."
R.
– Che ci siano ovviamente dei casi in cui è una necessità, non c’è ombra di dubbio.
Bisogna, però, anche fare un conto. La domanda è questa: se in Germania, per la famosa
Adhd – bambini che vengono segnalati per un disturbo di iperattività ed incapacità
di essere attenti – nel ’93 hanno dato 34 chili di un farmaco e nel 2011 da 34 chili
sono passati a 1760 chili in un anno, cosa significa? Significa che l’Adhd è esplosa
in Germania. In America non ne parliamo: sono 11 milioni i casi. La cosa, però, su
cui dovremmo tutti riflettere è che il padre scientifico dell’Adhd sette mesi prima
di morire ha detto: “E’ una malattia fittizia”. Tradotto in “soldoni”, come si direbbe
in Italia: 'Ho fatto i soldi inventandomi l’Adhd'. Dobbiamo capire che i nostri figli,
rispetto a 30 anni fa, sono molto più arrabbiati. Per farle un esempio: io andavo
alle superiori per i fenomeni di bullismo e violenza, poi sono andato alle medie e
poi alle elementari e quindi nelle materne. In questi ultimi due anni siamo andati
nei nidi, dove i bambini di due anni danno morsi, pugni, calci. Quello che voglio
dire è che l’aggressività è presente nei piccoli ed è esplosa, perché abbiamo cambiato
tutta una società che si basava sulla famiglia, nel bene e nel male, ma che riusciva
a contenere e ad accudire meglio i bambini.
D. – Papa Francesco ad Assisi parlava
proprio di questo, rivolgendosi ai giovani, cioè l’importanza della famiglia – un
padre e una madre – che vogliono bene ai propri figli, con i loro limiti, i propri
errori, e che però riescono a superare i problemi...
R. – 30 anni fa i bambini
venivano mandati direttamente alla scuola elementare a sei anni; al massimo a 5 anni
andavano alla materna ed era una rarità. Adesso alle mamme si chiede se cortesemente
riescano a stare il primo anno di vita con il loro figlio e queste rispondono che
non possono, perché devono tornare a lavoro. Ma noi non possiamo pensare che un bambino
che va a sei mesi al nido sia la stessa cosa di un bambino che va a cinque anni alla
scuola materna. E’ un concetto di accudimento che abbiamo perso. A questo i bambini
reagiscono con rabbia. E’ una specie di abbandono, che loro vivono, quando a sei o
otto mesi vanno in un nido, per quanto siano bravissimi quelli del nido. Comunque
la vogliamo girare è una realtà di cui dobbiamo prendere atto e cercare di modificare.
Non possiamo pensare di modificare la situazione, quando lui è arrabbiato, dicendo
che è iperattivo e dandogli un farmaco. Non ha senso. I farmaci devono essere dati
nei casi in cui è veramente necessario, ma non sono una soluzione sociale.