I vescovi alla plenaria Ccee: proporre al mondo la gioia della testimonianza di Cristo
Terzo giorno di lavori a Bratislava, dove si sta svolgendo la plenaria del Consiglio
delle Conferenze Episcopali d’Europa, Ccee, sul tema “Dio e lo Stato. L’Europa tra
laicità e laicismo”. Ieri sera nella cattedrale di San Emerano, i presidenti delle
39 Conferenze episcopali d’Europa, hanno affidato alla protezione dei Santi Cirillo
e Metodio “tutti gli uomini del Vecchio Continente, tutti i popoli europei e tutti
gli Stati”, chiedendo il superamento di ogni odio e divisione. Tra gli interventi
di oggi anche quello del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco. Intanto
è stata accolta la richiesta dell’Estonia di diventare membro della Ccee. Il servizio
di Cecilia Seppia:
La giornata di oggi a Bratislava, è iniziata con
la liturgia bizantina nella cattedrale greco-cattolica degli Ucraini a Bratislava,
presieduta da Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, primate della Chiesa ucraina greco-cattolica.
Nella sua omelia, il monito in primo luogo rivolto ai vescovi, ad essere cristiani
ferventi, ad avere il coraggio dei discepoli di Cristo di andare controcorrente e
di uscire vincitori dalle persecuzioni, certi che anche di fronte alle tante sfide
attuali, non mancherà l’aiuto e la salvezza del Signore. Poi, uno sguardo alla particolare
situazione dell’Ucraina, che attende con speranza ma anche timore, visto il processo
di globalizzazione in atto, l’ingresso nella Comunità europea. “Sicuramente nella
vita dell’attuale Chiesa di Cristo – ha detto Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk
– assisteremo ad una distruzione dolorosa della religiosità pietrificata e non autentica.
Ma quello che mai possiamo permettere, è di violare la persona umana, che dobbiamo
invece edificare con la Parola di Dio perché sia sempre più tempio dello Spirito Santo”.
Infine, la richiesta di aiuto, solidarietà e preghiera a tutti i presuli presenti
perché non lascino sola l’Ucraina.
Solo ieri, nel suo intervento alla plenaria,
il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, aveva posto
l’accento sul momento particolarmente fecondo che la Chiesa sta attraversando sotto
la guida di Papa Francesco. “Questo inizio di Pontificato – ha detto il porporato
– e il modo con cui il popolo di Dio e i mezzi di comunicazione hanno reagito, rappresenta
una chance per la Chiesa… Di tale voce profetica e pacificatrice ha più che
mai bisogno il mondo attuale globalizzato. E la stessa Europa, culla dell’espansione
del cristianesimo e comunità civile in laboriosa costruzione, è chiamata a coglierne
il senso profondo”. Il cardinale Ouellet, ha poi esortato ad un atteggiamento più
positivo e propositivo nei confronti delle Chiese e delle società in cui ogni vescovo
si trova ad operare, percorrendo la strada della Nuova evangelizzazione. “Di fronte
ad una città secolarizzata e diffidente nei confronti della Chiesa – ha concluso il
porporato – bisogna proporre anzitutto la gioia della testimonianza del Risorto. Bisogna
dimostrare la verità del Vangelo con la verità dell’amore verso i più bisognosi".
Fondamentale
la sessione sulla difficile situazione dei cristiani in Medio oriente con l’intervento
mons. William Shomali, vescovo ausiliare del Patriarcato Latino di Gerusalemme e di
Sua Beatitudine, Ignace Youssif III Younnan, Patriarca di Antiochia dei Siri,
che tra l'altro ha affermato di non avere nessuna notizia dei vescovi rapiti in Siria,
né del gesuita padre Paolo dall'Oglio. Ascoltiamolo al microfono del nostro inviato
a Bratislava, Mario Galgano:
R. – Tutti noi
abbiamo questa inquietudine. Se si continua a fomentare la violenza vuol dire che
i cristiani, come le altre minoranze, non avranno più fiducia nel loro futuro e i
giovani, in particolar modo, cominceranno a dire: vogliamo essere testimoni fino a
versare il sangue. Ma perché? Abbiamo avuto qualche risultato? Loro ci considerano
come fautori di proselitismo: se noi cerchiamo di parlare di Gesù pubblicamente loro
non lo accettano, diranno che questo è proselitismo. Quindi, è molto difficile convincere
i giovani a rimanere, perché – come ho detto – hanno visto la direzione che hanno
preso i Paesi occidentali, come la Francia, l’Inghilterra, gli Stati Uniti.
D.
– Lei ha notizie sui due vescovi rapiti anche su padre Dall’Oglio?
R. – Dal
22 aprile, sono passati più di cinque mesi, non si sa niente... Il Patriarca siro-ortodosso
che era con noi ci ha raggiunti, gli abbiamo chiesto notizie. Ha detto che non hanno
nessuna notizia di loro.
Per un commento sul tema della Plenaria, e l’opportunità
di vicinanza tra tra la religione e la politica, Mario Galgano ha sentito l’arcivescovo
di Bruxelles, André Joseph Leonard:
“Io penso
che la laicità dello Stato, la separazione tra Stato e Chiesa sia una cosa buona e
giusta. È vero, talvolta proviamo una forma di pressione da parte dei poteri pubblici
nei nostri Paesi – ma anche da parte dell’Europa in generale – affinché la religione
diventi una cosa puramente privata, e da questo fuggiamo. La fede si esprime in modo
concreto principalmente in una religione come quella cristiana, dove è normale che
essa si manifesti anche nel campo pubblico con argomenti razionali. Ma è altrettanto
normale che la Chiesa abbia la sua voce nel dibattito pubblico. Penso, anzi, che la
nostra partecipazione al dibattito pubblico sia insufficiente e che dovremmo esprimerci
di più, ma sempre con argomenti accettabili dall’opinione pubblica. In un parlamento,
non si deve parlare di argomenti biblici, ma di argomenti razionali. Ed è anche in
questo modo che la Chiesa deve intervenire nel dibattito pubblico”.
A chiudere
la giornata sarà la preghiera dei Vespri nella Cattedrale di San Martino, presieduta
dal cardinaleAngelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della
Conferenza episcopale italiana, il quale, al microfono di Mario Galgano, esprime
il suo punto di vista sul tema di quest'anno affrontato dalla Ccee:
R. – C’è una
grande voglia, una grande coscienza del nostro dovere di pastori, e di Chiesa cattolica,
di essere parte viva, propositiva del cammino della società in ordine al bene comune.
La Chiesa ha qualche cosa di proprio, di specifico da dire che deriva dal Vangelo,
ma che non è strettamente ed esclusivamente evangelico, perché anche la ragione può
avvicinarsi e accogliere una visione antropologica che è quella che Cristo stesso
conferma in tutta la sua dignità. Quindi, la visione dell’uomo, la concezione dell’uomo,
da cui deriva una certa concezione della società piuttosto individualista, se la visione
di partenza è individualista, o invece una società solidale, relazionale, se la concezione
antropologica invece è di relazione, allora questo è un patrimonio che abbiamo il
dovere di portare alla libertà, alla riflessione di tutte le istituzioni con rispetto
e con convinzione.
D. – Se guardiamo adesso anche la situazione italiana dal
punto di vista dello Stato, delle istituzioni, come può la Chiesa da parte sua migliorare
il rapporto Stato-Chiesa?
R. – In sintesi ha tre livelli, o secondo tre modalità.
Innanzitutto, l’annuncio gioioso del Vangelo che è la nostra origine ed è la base
di tutto: annunciare Cristo al mondo significa rivelare il vero volto di Dio e il
vero volto dell’uomo. Questa è la radice, il fondamento. Un altro modo è quello di
esplicitare le conseguenze antropologiche etiche e sociali del messaggio della persona
di Cristo, perché Cristo, che è "Dio con noi", è venuto per parlare all’uomo, alla
sua vita. E infine, con la formazione, portando il proprio contributo alla formazione
alla Dottrina sociale della Chiesa, perché senza una visione acquisita, interiorizzata,
organica della Dottrina sociale, non ci possono essere – mi sembra – delle persone
e dei laici maturi che possano portare il loro contributo come è loro dovere e missione,
basta ricordare il Concilio, dentro ai gangli della società, della politica, dell’economia
e via discorrendo.