Santa Maria degli Angeli: 40mila giovani all'incontro con il Papa
Ultima tappa pubblica del viaggio del Papa ad Assisi - prima della visita privata
al Santuario di Rivotorto e al "Tugurio" di San Francesco - è l’incontro con i giovani
dell’Umbria nel Piazzale della Basilica di Santa Maria degli Angeli. Papa Francesco
si reca prima nella Porziuncola per una preghiera silenziosa. Circa 40mila i giovani
che partecipano all’incontro col Papa. Grande l'entusiasmo dei ragazzi che hanno accolto
Papa Francesco con applausi e canti.
Il Papa risponde alle domande che i giovani
gli hanno posto. “Sono contento – ha detto - che la prima domanda sia stata
di una giovane coppia. Una bella testimonianza! Due giovani che hanno scelto,
hanno deciso, con gioia e con coraggio di formare una famiglia. Sì, perché è proprio
vero, ci vuole coraggio per formare una famiglia! Ci vuole coraggio! E la domanda
di voi, giovani sposi, si collega a quella sulla vocazione. Che cos’è il matrimonio?
E’ una vera e propria vocazione, come lo sono il sacerdozio e la vita religiosa.
Due cristiani che si sposano hanno riconosciuto nella loro storia di amore la chiamata
del Signore, la vocazione a formare di due, maschio e femmina, una sola carne, una
sola vita. E il Sacramento del matrimonio avvolge questo amore con la grazia di Dio,
lo radica in Dio stesso. Con questo dono, con la certezza di questa chiamata, si può
partire sicuri, non si ha paura di nulla, si può affrontare tutto, insieme!”.
Quindi
ha proseguito: “Pensiamo ai nostri genitori, ai nostri nonni o bisnonni: si sono sposati
in condizioni molto più povere delle nostre, alcuni in tempo di guerra, o di dopoguerra;
alcuni sono emigrati, come i miei genitori. Dove trovavano la forza? La trovavano
nella certezza che il Signore era con loro, che la famiglia è benedetta da Dio col
Sacramento del matrimonio, e che benedetta è la missione di mettere al mondo i figli
e di educarli. Con queste certezze hanno superato anche le prove più dure. Erano certezze
semplici, ma vere, formavano delle colonne che sostenevano il loro amore. Non è stata
facile, la vita loro: c’erano problemi, tanti problemi. Ma queste certezze semplici
li aiutavano ad andare avanti. E sono riusciti a fare una bella famiglia, a dare vita,
a fare crescere i figli. Cari amici, ci vuole questa base morale e spirituale per
costruire bene, in modo solido! Oggi, questa base non è più garantita dalle famiglie
e dalla tradizione sociale. Anzi, la società in cui voi siete nati privilegia i diritti
individuali piuttosto che la famiglia, [applausi] … le relazioni che durano finché
non sorgono difficoltà, e per questo a volte parla di rapporto di coppia, di famiglia
e di matrimonio in modo superficiale ed equivoco. Basterebbe guardare certi programmi
televisivi: e si vedono questi valori, no?”.
“Quante volte – ha proseguito
- i parroci, anch’io, alcune volte l’ho sentito, sentono una coppia che viene a sposarsi:
‘Ma, voi sapete che il matrimonio è per tutta la vita?’. ‘Ah, noi ci amiamo tanto,
ma … rimarremo insieme finché dura l’amore. Quando finisce, uno da una parte e l’altro
dall’altra’. E’ l’egoismo: quando io non sento, taglio il matrimonio e mi dimentico
di quell’una sola carne che non può dividersi. E’ rischioso sposarsi: è rischioso!”.
[applausi]
“E’ quell’egoismo che ci minaccia” – ha aggiunto – “l’egoismo, sempre,
che torna e non sa aprirsi agli altri. L’altra difficoltà è questa cultura del provvisorio:
sembra che niente sia definitivo. Tutto è provvisorio. Come ho detto recentemente:
ma, l’amore, finché dura. Una volta ho sentito un seminarista – bravo, eh? – che diceva:
‘Io voglio diventare prete ma per dieci anni. Dopo ci ripenso’. Ma … è la cultura
del provvisorio, e Gesù non ci ha salvato provvisoriamente: ci ha salvati definitivamente!”.
“Ma
lo Spirito Santo – ha sottolineato - suscita sempre risposte nuove alle nuove esigenze!
E così si sono moltiplicati nella Chiesa i cammini per fidanzati, i corsi di preparazione
al Matrimonio, i gruppi di giovani coppie nelle parrocchie, i movimenti familiari…
Sono una ricchezza immensa! Sono punti di riferimento per tutti: giovani in ricerca,
coppie in crisi, genitori in difficoltà con i figli e viceversa. Ma ci aiutano tutti.
E poi ci sono le diverse forme di accoglienza: l’affido, l’adozione, le case-famiglia
di vari tipi… La fantasia – mi permetto la parola – la fantasia dello Spirito è infinita,
ma è anche molto concreta! Allora vorrei dirvi di non avere paura di fare passi
definitivi: non avere paura di farli. Quante volte ho sentito mamme che mi dicono:
‘Ma, Padre, io ho un figlio di 30 anni e non si sposa: non so cosa fare! Ha una bella
fidanzata, ma non si decide …’. Ma, signora, non gli stiri più le camicie! [applausi]
E’ così! Non avere paura di fare passi definitivi, come è quello
del matrimonio: approfondite il vostro amore, rispettandone i tempi e le espressioni,
pregate, preparatevi bene, ma poi abbiate fiducia che il Signore non vi lascia soli!
Fatelo entrare nella vostra casa come uno di famiglia, Lui vi sosterrà sempre”. [applausi]
Poi
ha proseguito: “La famiglia è la vocazione che Dio ha scritto nella natura dell’uomo
e della donna, ma c’è un’altra vocazione complementare al matrimonio: la chiamata
al celibato e alla verginità per il Regno dei cieli. E’ la vocazione che Gesù
stesso ha vissuto. Come riconoscerla? Come seguirla? E’ la terza domanda che
mi avete fatto. Ma qualcuno di voi può pensare: ma questo vescovo, che bravo! Abbiamo
fatto la domanda e ha le risposte tutte pronte, scritte! Io ho ricevuto le domande
alcuni giorni fa, eh? Per questo le conosco … E vi rispondo con due elementi essenziali,
su come riconoscere questa vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata”.
Il
Papa presenta un primo elemento: “pregare e camminare nella Chiesa. Queste due cose
vanno insieme, sono intrecciate. All’origine di ogni vocazione alla vita consacrata
c’è sempre un’esperienza forte di Dio, un’esperienza che non si dimentica, la si ricorda
per tutta la vita! E’ quella che ha avuto Francesco, no? E questo noi non lo possiamo
calcolare o programmare. Dio ci sorprende sempre! E’ Dio che chiama; però è importante
avere un rapporto quotidiano con Lui, ascoltarlo in silenzio davanti al Tabernacolo
e nell’intimo di noi stessi, parlargli, accostarsi ai Sacramenti. Avere questo rapporto
familiare con il Signore è come tenere aperta la finestra della nostra vita perché
Lui ci faccia sentire la sua voce, che cosa vuole da noi. Sarebbe bello sentire voi,
sentire qui i preti presenti, le suore… Sarebbe bellissimo, perché ogni storia è unica,
ma tutte partono da un incontro che illumina nel profondo, che tocca il cuore e coinvolge
tutta la persona: affetto, intelletto, sensi, tutto. Il rapporto con Dio non riguarda
solo una parte di noi stessi, riguarda tutto. E’ un amore così grande, così bello,
così vero, che merita tutto e merita tutta la nostra fiducia. E una cosa vorrei dirla
con forza, specialmente oggi: la verginità per il Regno di Dio non è un “no”, è un
“sì”! Certo, comporta la rinuncia a un legame coniugale e una propria famiglia, ma
alla base c’è il “sì”, come risposta al “sì” totale di Cristo verso di noi, e questo
“sì” rende fecondi. Ma qui ad Assisi non c’è bisogno di parole! C’è Francesco, c’è
Chiara, parlano loro! Il loro carisma continua a parlare a tanti giovani nel mondo
intero: ragazzi e ragazze che lasciano tutto per seguire Gesù sulla via del Vangelo”.
E
continua: “Ecco, Vangelo. Vorrei prendere la parola “Vangelo” per rispondere
alle altre due domande che mi avete fatto, la seconda e la quarta. Una
riguarda l’impegno sociale, in questo periodo di crisi che minaccia la speranza; e
l’altra riguarda l’evangelizzazione, il portare l’annuncio di Gesù agli altri. Mi
avete chiesto: che cosa possiamo fare? Quale può essere il nostro contributo? Qui
ad Assisi, qui vicino alla Porziuncola, mi sembra di sentire la voce di san Francesco
che ci ripete: “Vangelo, Vangelo!”. Lo dice anche a me, anzi, prima a me: Papa Francesco,
sii servitore del Vangelo! Se io non riesco ad essere un servitore del Vangelo, la
mia vita non vale niente!”.
“Ma il Vangelo, cari amici – afferma - non riguarda
solo la religione, riguarda l’uomo, tutto l’uomo, e riguarda il mondo, la società,
la civiltà umana. Il Vangelo è il messaggio di salvezza di Dio per l’umanità. Ma quando
diciamo “messaggio di salvezza”, non è un modo di dire, non sono semplici parole o
parole vuote come ce ne sono tante oggi! L’umanità ha veramente bisogno di essere
salvata! Lo vediamo ogni giorno quando sfogliamo il giornale, o sentiamo le notizie
alla televisione; ma lo vediamo anche intorno a noi, nelle persone, nelle situazioni…;
e lo vediamo in noi stessi! Ognuno di noi ha bisogno di salvezza! Soli non ce la facciamo
abbiamo bisogno di salvezza. Salvezza da che cosa? Dal male. Il male opera, fa il
suo lavoro. Ma il male non è invincibile e il cristiano non si rassegna di fronte
al male. E voi giovani, volete rassegnarvi di fronte al male, alle ingiustizie, alle
difficoltà? Volete o non volete? (No!) Questo mi piace. Il nostro segreto è che Dio
è più grande del male: ma questo è vero, Dio è più grande del male, Dio è amore infinito,
misericordia senza limiti, e questo Amore ha vinto il male alla radice nella morte
e risurrezione di Cristo. Questo è il Vangelo, la Buona Notizia: l’amore di Dio ha
vinto! Cristo è morto sulla croce per i nostri peccati ed è risorto. Con Lui noi possiamo
lottare contro il male e vincerlo ogni giorno. Ci crediamo o no? (Sì!). Ma questo
sì deve andare nella vita, eh? Se io credo che Gesù ha vinto il male e mi salva, devo
seguire Gesù, devo andare sulla strada di Gesù tutta la vita”.
E prosegue:
“Allora il Vangelo, questo messaggio di salvezza, ha due destinazioni che sono legate:
la prima, suscitare la fede, e questa è l’evangelizzazione; la seconda, trasformare
il mondo secondo il disegno di Dio, e questa è l’animazione cristiana della società.
Ma non sono due cose separate, sono un’unica missione: portare il Vangelo con la testimonianza
della nostra vita trasforma il mondo! E questa è la via! Portare il Vangelo con la
testimonianza della nostra vita. Guardiamo Francesco: lui ha fatto tutt’e due queste
cose, con la forza dell’unico Vangelo. Francesco ha fatto crescere la fede, ha rinnovato
la Chiesa; e nello stesso tempo ha rinnovato la società, l’ha resa più fraterna, ma
sempre col Vangelo, con la testimonianza. Sapete che cosa una volta Francesco ha detto
ai suoi fratelli? 'Predicate sempre il Vangelo e se fosse necessario, anche con le
parole!'. Ma, come? Si può predicare il Vangelo senza le parole? Sì! Con la testimonianza!
Prima, la testimonianza, dopo, le parole! Ma, la testimonianza!”.
Di qui l’esortazione
conclusiva: “Giovani dell’Umbria: fate così anche voi! Oggi, nel nome di san Francesco,
vi dico: non ho né oro, né argento da darvi, ma qualcosa di molto più prezioso, il
Vangelo di Gesù. Andate con coraggio! Con il Vangelo nel cuore e tra le mani, siate
testimoni della fede con la vostra vita: portate Cristo nelle vostre case, annunciatelo
tra i vostri amici, accoglietelo e servitelo nei poveri. Giovani, date all’Umbria
un messaggio di vita, di pace e di speranza! Potete farlo!”.