Il Papa alle clarisse: dalla vera contemplazione nasce la gioia del cuore
Secondo incontro del pomeriggio del Papa ad Assisi, quello con le clarisse nella Basilica
di Santa Chiara. Il Pontefice ha venerato il corpo della Santa nella Cripta della
Basilica. Poi la preghiera silenziosa davanti al Crocifisso di San Damiano nella Cappella
del Coro.
Nel suo discorso, il Papa ha ringraziato le clarisse per l’accoglienza
e per la preghiera per la Chiesa. “Quando una suora nella clausura consacra tutta
la sua vita al Signore – ha detto - accade una trasformazione che non si finisce di
capire. La normalità del nostro pensiero penserebbe che questa suora diventa
isolata, sola con l’Assoluto, sola con Dio … è una vita ascetica, penitente
… Ma questa non è la strada di una suora di clausura cattolica, neppure cristiana.
La strada – ha affermato - passa per Gesù Cristo: sempre. Gesù Cristo è al centro
della vostra vita, della vostra penitenza, della vostra vita comunitaria, della vostra
preghiera e anche della universalità della preghiera. E per questa strada succede
il contrario di chi pensa che questa sarà un’ascetica suora di clausura: quando va
per la strada della contemplazione di Gesù Cristo, della preghiera e della penitenza
con Gesù Cristo, diventa grandemente umana. Le suore di clausura sono chiamate
ad avere grande umanità, un’umanità come quella della Madre Chiesa: umane, capire
tutte le cose della vita, essere persone che sanno capire i problemi umani, che sanno
perdonare, sanno chiedere al Signore per le persone”.
Poi il Papa ha proseguito:
“La vostra umanità: e la vostra umanità viene per questa strada, la incarnazione
del Verbo, la strada di Gesù Cristo. E qual è il segno di una suora così umana? La
gioia. La gioia, quando c’è gioia. A me da tristezza quando trovo suore che non sono
gioiose. Forse sorridono, ma … con il sorriso di un’assistente di volo, no? Ma non
con il sorriso della gioia, di quella che viene da dentro, eh? Sempre con Gesù Cristo.
Oggi nella Messa, parlando del Crocifisso, dicevo che Francesco lo aveva contemplato
come con gli occhi aperti, con le ferite aperte, con il sangue che veniva giù: e questa
è la vostra contemplazione, la realtà. La realtà di Gesù Cristo. Non idee astratte.
non idee astratte, perché seccano la testa!".
Gesù – ha quindi ricordato –
ha portato le piaghe in Cielo. “E’ la strada dell’umanità di Gesù Cristo – ha proseguito
- sempre con Gesù, Dio, Uomo. E per questo è tanto bello quando la gente va al parlatorio
dei monasteri e chiedono preghiere e dicono i loro problemi … forse la suora non dice
nulla di straordinario, ma una parola che venga loro proprio dalla contemplazione
di Gesù Cristo, perché la suora, come la Chiesa, è sulla strada di essere esperta
in umanità. E questa è la vostra strada: non troppo spirituale, eh? Quando sono troppo
spirituali – ha osservato - io penso alla fondatrice dei monasteri della concorrenza
vostra, Santa Teresa, per esempio, no? Quando a lei veniva una suora, oh, con queste
cose … diceva alla cuoca: ‘Dalle una bistecca!’. Sempre con Gesù Cristo, sempre. L’umanità
di Gesù Cristo, perché il Verbo è venuto nella carne, Dio si è fatto carne per noi,
e questo darà a voi una santità umana, grande, bella, matura; una santità di Madre.
E la Chiesa vi vuole così: madri. Madre, madre. Dare la vita, no? Quando voi pregate,
per esempio, per i sacerdoti, per i seminaristi, voi avete con loro un rapporto di
maternità, con la preghiera li aiutate a diventare buoni pastori del popolo di Dio.
Ma ricordatevi della bistecca di Santa Teresa, eh? E’ importante. E questo è il primo:
sempre con Gesù Cristo, le piaghe di Gesù Cristo, le piaghe del Signore. Perché è
una realtà che dopo la Resurrezione Lui le aveva e le ha portate”.
Poi il Papa
dice una seconda cosa: parla della vita di comunità. “Ma … perdonate – è il suo invito
- sopportatevi, perché la vita di comunità non è facile. Il diavolo approfitta di
tutto per dividere! Dice: ‘Ma … io non voglio parlare male, ma …’, e incomincia la
divisione. No, questo non va, perché non porta a niente: alla divisione. Curare l’amicizia
tra voi, la vita di famiglia, l’amore tra voi. E che il monastero non sia un Purgatorio,
che sia una famiglia … Ma, i problemi ci sono, ci saranno ma, come si fa in una famiglia,
con amore, cercare la soluzione con amore: non distruggere questo per risolvere quello”.
L’esortazione del Papa è a “curare la vita di comunità, perché quando nella vita di
comunità è così, di famiglia, è proprio lo Spirito Santo che è nel mezzo della comunità”.
“Queste due cose volevo dirvi – conclude il Papa - la contemplazione sempre
– sempre! – con Gesù; Gesù, Dio e Uomo. E la vita di comunità, sempre con un cuore
grande, eh? Lasciando passare … non vantarsi, sopportare tutto, sorridere dal cuore
… E il segno ne è la gioia. E io chiedo per voi questa gioia che nasce proprio dalla
vera contemplazione e da una bella vita comunitaria. Grazie: grazie dell’accoglienza”.