2013-10-04 17:15:28

Il Papa alla comunità diocesana di Assisi: portate il Vangelo ai lontani senza rigidità mentali o pastorali


Terminata la celebrazione eucaristica, Papa Francesco si è trasferito in auto al centro di prima accoglienza della Caritas vicino la stazione ferroviaria di Santa Maria degli Angeli per pranzare con una cinquantina di ospiti in rappresentanza delle fasce più disagiate di tutta la regione. Carcerati, disoccupati e senza tetto, assieme al Papa, per un momento di “condivisione semplice”, come hanno spiegato gli organizzatori. Poi, il primo appuntamento del pomeriggio, una visita privata all’Eremo delle carceri e l’incontro con il clero, le persone di Vita Consacrata e i membri dei consigli pastorali della diocesi nella Cattedrale di San Rufino, dove Francesco e Chiara furono battezzati. Il servizio della nostra inviata Gabriella Ceraso:

Papa Francesco arriva alla Cattedrale di San Rufino che una bellissima infiorata rende ancor più preziosa: questo è il luogo in cui, col Battesimo, Francesco è nato come figlio della Chiesa. Ed è un’esplosione di gioia anche tra le centinaia di persone che lo attendono all’esterno e con le quali il Pontefice si sofferma a lungo. Poi, il canto e il lungo applauso: è la Chiesa che lo accoglie, sono i diversi volti della diocesi. “Benvenuto, Santo Padre”, dice mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, presentando il percorso di tutta la comunità. “Benedici il nostro cammino sinodale e insegnaci il tuo sorriso contagioso”. Poi, Papa Francesco prende la parola e subito sottolinea l’importanza dei Consigli pastorali in supporto al vescovo e al parroco: "Un vescovo - ha detto - non può guidare una diocesi senza i consigli pastorali. Un parroco non può guidare la parrocchia senza i consigli pastorali. Questo è fondamentale!". Poi si sofferma quindi sul valore del Battesimo e la Chiesa come “comunione delle diversità” di cui vescovo è il custode:

"Il vescovo è custode di questo dono dell’armonia nella diversità. Per questo il Papa Benedetto ha voluto che l’attività pastorale nelle Basiliche papali francescane sia integrata in quella diocesana. Perché lui deve fare l’armonia: è il suo compito, è il suo dovere e la sua vocazione. E lui ha un dono speciale per farla".

Brevemente, poi, il Papa consegna a tutti i presenti tre aspetti chiave per la vita comunitaria. Il primo è ascoltare la Parola di Dio che, dice, “suscita la fede, la nutre, la rigenera”. Un aspetto “su cui tutti possiamo migliorare”, secondo il Pontefice, per essere “meno ricchi di nostre parole e più ricchi delle Sue Parole”. Questo riguarda i sacerdoti, i genitori e i catechisti:

“Non basta leggere le Sacre Scritture, bisogna ascoltare Gesù che parla in esse, bisogna essere antenne che ricevono, sintonizzate sulla Parola di Dio, per essere antenne che trasmettono! Si riceve e si trasmette. E’ lo Spirito di Dio che rende vive le Scritture, le fa comprendere in profondità”.

Il secondo aspetto che il Papa spiega è il “camminare”. Il Sinodo che voi state tenendo, sottolinea, è un cammino. Noi siamo parte dell’unico gregge di Cristo, prosegue, rivolgendosi in particolare ai preti. A loro chiede:

“Che cosa c’è di più bello per noi se non camminare con il nostro popolo?”.

Occorre stare avanti, dentro e dietro al gregge per tenerlo unito anche perché, osserva, “il popolo ha fiuto nel trovare nuove idee per il cammino, ha il sensus fidei”:

“Ma la cosa più importante è camminare insieme, collaborando, aiutandosi a vicenda; chiedersi scusa, riconoscere i propri sbagli e chiedere perdono, ma anche accettare le scuse degli altri perdonando – quanto è importante questo! Alle volte penso ai coniugi che dopo tanti anni si separano. ‘Eh, no, non ci intendiamo, ci siamo allontanati…’. Forse non hanno saputo chiedere scusa a tempo. Forse non hanno saputo perdonare a tempo. E sempre io, ai novelli sposi, do questo consiglio: ‘Litigate quanto volete. Se volano i piatti, lasciateli. Ma mai finire la giornata senza fare la pace! Mai!’. E se i coniugi imparano a dire: ‘Ma, scusa, ero stanco’, o soltanto un piccolo gesto, è questa la pace. E riprendere la vita il giorno dopo. Questo è un bel segreto, e questo evita queste separazioni dolorose. Quanto è importante camminare uniti, senza fughe in avanti, senza nostalgie del passato. E mentre si cammina si parla, ci si conosce, ci si racconta gli uni agli altri, si cresce nell’essere famiglia”.

Papa Francesco interroga dunque la realtà diocesana che ha di fronte sulle modalità del cammino comune che compie, raccomandando di evitare le chiacchiere che sono pericolose. Infine, il terzo aspetto importante per la comunità è annunciare fino alle periferie, che sono, spiega il Santo Padre, zone delle diocesi ma anche” realtà umane”, persone emarginate, lontane anche solo spiritualmente. E qui, Papa Francesco ricorda di Buenos Aires le periferie rappresentate da bambini che non sanno fare il segno della croce e che denotano l’assenza di Gesù. Dunque, il suo incoraggiamento è...

”... non abbiate paura di uscire e andare incontro a queste persone, a queste situazioni. Non lasciatevi bloccare da pregiudizi, da abitudini, rigidità mentali o pastorali, dal 'si è sempre fatto così!'. Ma si può andare alle periferie solo se si porta la Parola di Dio nel cuore e si cammina con la Chiesa, come san Francesco. Altrimenti portiamo noi stessi, e questo non è buono, non serve a nessuno! Non siamo noi che salviamo il mondo: è il Signore che lo salva!”.







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