Il Papa ai giovani: non abbiate paura di scelte definitive, portate un messaggio di
pace e speranza
In una società che privilegia i diritti individuali piuttosto che la famiglia, non
abbiate paura di fare passi definitivi come il matrimonio. Così in sintesi il Papa
ai circa 40mila giovani dell’Umbria riuniti venerdì scorso nel piazzale della Basilica
di Santa Maria degli Angeli. “La famiglia – ha aggiunto – è la vocazione che Dio ha
scritto nella natura dell’uomo e della donna”. Ai consacrati il Santo Padre ha detto:
il celibato, la verginità non sono un “no”, ma un “sì” a Cristo che rende fecondi.
Prima dell’incontro il saluto alla comunità francescana dei Frati minori, quindi la
preghiera nella piccola cappella della Porziuncola, il luogo da dove si è sviluppato
il francescanesimo. Il servizio è di Paolo Ondarza:
E’ un clima
di incontenibile festa ed entusiasmo quello con cui i giovani accolgono Papa Francesco
sul grande piazzale di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola, un luogo simbolo della
gioventù, meta della marcia francescana in occasione della festa del Perdono di Assisi.
La sua carezza si posa sui volti di molti di loro, lo sguardo li abbraccia tutti:
40mila. Vocazione, famiglia, impegno sociale, missione: i temi delle domande rivolte
dai giovani al Pontefice che constata: "ci vuole coraggio per formare una famiglia,
il matrimonio, al pari del sacerdozio e della vita religiosa è “una vera e propria
vocazione”:
“Due cristiani che si sposano hanno riconosciuto nella loro
storia d’amore la chiamata del Signore a formare di due, maschio e femmina, una
sola carne, una sola vita. E il Sacramento del matrimonio avvolge questo amore con
la grazia di Dio, lo radica in Dio stesso”.
E’ questa certezza che rende
sicuri, vince la paura: ne sono una dimostrazione – constata il Santo Padre – le passate
generazioni di sposi che emigrati o in tempo di guerra, hanno trovato la forza nella
certezza che la famiglia è benedetta da Dio, che il Signore era con loro nella “missione
di mettere al mondo i figli e di educarli”. Ai giovani di oggi, inseriti in una società
che privilegia i diritti individuali piuttosto che la famiglia, in cui le relazioni
durano finché non sorgono difficoltà, in cui si parla di matrimonio in modo superficiale
ed equivoco, dice :
"E' la cultura del provvisorio, e Gesù non ci ha salvato
provvisoriamente: ci ha salvati definitivamente! Quante volte ho sentito mamme che
mi dicono: 'Ma, Padre, io ho un figlio di 30 anni e non si sposa: non so cosa fare!
Ha una bella fidanzata, ma non si decide …'. Ma, signora, non gli stiri più le camicie!
Allora vorrei dirvi di non avere paura di fare passi definitivi nella vita come è
quello del matrimonio: approfondite il vostro amore, rispettandone i tempi e le espressioni,
pregate, preparatevi bene, ma poi abbiate fiducia che il Signore non vi lascia soli!
Fatelo entrare nella vostra casa come uno di famiglia, Lui vi sosterrà sempre".
Il
Papa parla poi di un’altra vocazione complementare a quella del matrimonio: la chiamata
al celibato e alla verginità, “la vocazione che Gesù stesso ha vissuto”. All’origine
di essa – spiega invitando a guardare a Chiara e Francesco d’Assisi - c’è “un’esperienza
forte di Dio che non possiamo programmare”. “Dio chiama”, il Pontefice invita i giovani
ad ascoltarlo, a coltivare con Lui un rapporto familiare, quotidiano attraverso i
Sacramenti, in silenzio davanti al Tabernacolo. Il rapporto con Dio – aggiunge – non
riguarda solo una parte di noi stessi: “coinvolge tutta la persona, affetto, intelletto,
sensi”:
"E una cosa vorrei dirla con forza, specialmente oggi: la verginità
per il Regno di Dio non è un 'no', è un 'sì'! Certo, comporta la rinuncia a un legame
coniugale e una propria famiglia, ma alla base c’è il 'sì', come risposta al 'sì'
totale di Cristo verso di noi, e questo 'sì' rende fecondi".
Infine il
Pontefice tocca i temi dell’impegno sociale e dell’evangelizzazione. Per entrambi
indica il Vangelo, “messaggio di salvezza di Dio per l’umanità”. Un’umanità che, lo
confermano le notizie di ogni giorno, ha bisogno di essere salvata dal male e Dio
è più grande del male”, lo ha vinto “alla radice nella morte e resurrezione di Cristo”.
Il Vangelo – aggiunge - ha due destinazioni: suscitare la fede e trasformare il mondo
secondo il disegno di Dio. Il Papa cita l’esempio del Poverello d’Assisi che con
la forza dell’unico Vangelo ha rinnovato la Chiesa e nello stesso tempo la società
rendendola “più fraterna”:
"Giovani dell’Umbria: fate così anche voi! Oggi,
nel nome di san Francesco, vi dico: non ho né oro, né argento da darvi, ma qualcosa
di molto più prezioso, il Vangelo di Gesù. Andate con coraggio! Con il Vangelo nel
cuore e tra le mani, siate testimoni della fede con la vostra vita: portate Cristo
nelle vostre case, annunciatelo tra i vostri amici, accoglietelo e servitelo nei poveri.
Giovani, date all’Umbria un messaggio di vita, di pace e di speranza! Potete farlo!”.