Assisi, al Seraphicum Francesco tocca la "Carne di Cristo"
"C'è Gesù nascosto
in questi ragazzi, in questi bambini, in queste persone. Sull’altare adoriamo la Carne
di Gesù; in loro troviamo le piaghe di Gesù". Come già altre volte, Papa Francesco,
all'inizio della sua giornata ad Assisi, abbandona il testo preparato per l'occasione,
si sintonizza con l'ambiente, e parla con il cuore ai disabili e agli ammalati dell'Istituto
Seraphicum, prima tappa del suo percorso sulle orme del Santo Patrono d'Italia. Il
Papa ha di fronte anche i loro familiari e gli operatori che li assistono e parla
'a braccio', prendendo spunto dal saluto che gli ha appena rivolto la presidente dell'Istituto,
Francesca Di Maolo. "Qui viviamo tra le piaghe di Gesù - aveva detto visibilmente
commossa la Di Maolo - qui la 'caritas' non è un dovere ma un privilegio e un dono".
"Sull’altare adoriamo la Carne di Gesù; in loro troviamo le piaghe di Gesù", ha
continuato il Papa. "Gesù nascosto nell’Eucaristia e Gesù nascosto in queste piaghe.
Hanno bisogno di essere ascoltate!". Subito prima, per più di mezz'ora, il vescovo
di Roma aveva incontrato, uno per uno, tutti i disabili presenti nella cappella del
centro per pluriminorati di Assisi, baciando le loro fronti, accarezzando i loro volti,
stringendo le loro mani. Ad accompagnarlo il suono sommesso dell'organo e le voci
dei disabili, a volte disarticolate, eppure espressive e toccanti. P. Paolo
Martinelli, OfmCap, preside dell'Istituto francescano di spiritualità, della Pontificia
Università Antonianum, commenta queste immagini tornando alle fonti francescane
per descrivere un gesto tipico del Papa che ha scelto il nome del poverello di Assisi.
"All'inizio del suo Testamento S. Francesco ricorda che fu il Signore a condurlo
fra i lebbrosi e a spingerlo a usare con essi misericordia. La sfida era andare oltre
la generosità, vincere la propria ritrosia, per stare con i malati di lebbra, abbracciarli.
Prendere le mani, toccare, accarezzare queste persone. C'è qui una sintonia con la
parabola evangelica del Buon Samaritano che sottolinea l'importanza di 'fermarsi'
per usare misericordia. E' veramente questo che cambia la vita, non solo un gesto
di generosità fatto da lontano, ma il coraggio di fermarsi e toccare la carne di Cristo,
questa presenza misteriosa che in realtà è portatrice di luce per il cuore dell'uomo!".
(A cura di Fabio Colagrande)