2013-10-03 19:23:38

Napolitano su Lampedusa: reagire all'orrore, verificare se norme ostacolano accoglienza


La tragedia di Lampedusa ha profondamente impressionato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In un collegamento con la stazione spaziale internazionale, il Capo dello Stato ha detto che ''molte cose dobbiamo fare tutti insieme, ciascuno nel suo ambito di responsabilità''. Ma Napolitano ha voluto approfondire questi temi ai microfoni della nostra emittente. Sentiamolo intervistato da Alessandro Guarasci:RealAudioMP3

D. – Signor presidente, a Lampedusa, una tragedia tremenda. Le norme europee e italiane mostrano dei limiti, secondo lei, in questo momento? Bisogna guardare oltre?

R. – Innanzitutto, bisogna reagire e agire. Non ci sono termini abbastanza forti per indicare anche il nostro sentimento di fronte alla tragedia di questa mattina. Papa Francesco ha detto: “Vergogna”, io posso aggiungere: “Vergogna e orrore”, e tuttavia assolutamente non si può soltanto, di volta in volta, restare a questa denuncia o a questa espressione di sentimenti profondi di rifiuto del possibile ripetersi cronicamente di queste tragedie. C’è una questione di norme, lei domanda: credo che una delle verifiche che vadano rapidamente fatte è quali norme di legge ci sono che fanno ostacolo ad una politica dell’accoglienza, degna del nostro Paese e rispondente a principi fondamentali di umanità e solidarietà. Se ci sono state negli anni delle scelte che hanno introdotto nel nostro ordinamento norme che impediscono un più chiaro dispiegamento di questa azione di salvataggio e di solidarietà umana, queste debbono essere modificate. Però, non è solo questione di norme: è questione di mezzi, è questione di interventi, è questione di responsabilità ed è un discorso che non può assolutamente essere solo italiano, deve essere allo stesso tempo almeno europeo.

D. – I lampedusani hanno dato una grande prova di accoglienza. Lei è rimasto impressionato?

R. – Io sono rimasto molto impressionato da tutte le prove di accoglienza che ha dato la popolazione di Lampedusa, da tutte le prove di accoglienza che hanno dato anche altre comunità quando, per esempio, abbiamo avuto questo moto generoso di bagnanti che sono scesi in acqua a raccogliere profughi che rischiavano di perdere la vita… E’, poi, fondamentale l’impegno della nostra Marina Militare e della nostra Guardia costiera, della nostra Guardia di Finanza, cioè delle forze dello Stato che si impegnano con tutti i mezzi a loro disposizione. Intanto, possiamo anche accrescere i mezzi da mettere a disposizione di queste forze: si tratti di più elicotteri, si tratti di più mezzi navali. Poi, ripeto, non può bastare soltanto l’impegno italiano, ci vuole almeno un impegno europeo. Dico almeno perché è una questione tale da toccare tutta la comunità internazionale. C’è un tale intreccio tra questi flussi di emigranti e di richiedenti asilo che arrivano in Italia e in altri Paesi europei, e il quadro internazionale, il quadro delle situazioni e dei conflitti in varie aree – noi siamo soprattutto vicini, oggi, sia all’area del Nord Africa, sia all’area della Siria e dei Paesi confinanti con la Siria, che occorre una visione globale che non può che avere il suo centro nelle Nazioni Unite. Occorre una politica europea dell’immigrazione e dell’asilo: penso che si confondano troppo spesso questi due aspetti. Una cosa è chi cerca di raggiungere l’Italia e l’Europa per trovare un lavoro e vivere meglio – quindi, certamente sfugge a condizioni di vita difficili – ma è cosa diversa da chi fugge drammaticamente da Paesi un guerra o da regimi oppressivi.







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