Il dolore del Papa per la tragedia di Lampedusa: "Vergogna, mai più simili tragedie"
Una “vergogna” che, con l’aiuto di tutti, non deve più ripetersi. È con questo pensiero
che Papa Francesco ha concluso l’udienza per un evento dedicato al 50.mo dell'Enciclica
di Giovanni XXIII Pacem in terris. Il Papa ha pregato, anche tramite un tweet,
per gli oltre 90 morti già accertati e le centinaia di dispersi in mare – tra cui
mamme, bambini, donne incinte – naufragati questa mattina mentre tentavano di raggiungere
l’Isola di Lampedusa. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Parlando
di pace e parlando dell’inumana crisi economica mondiale, che è un sintomo grave della
mancanza di rispetto dell’uomo, non posso non ricordare, con grande dolore, le numerose
vittime dell’ennesimo tragico naufragio avvenuto ... al largo di Lampedusa. Mi viene
la parola 'vergogna'... E’ una vergogna!”.
L’eco dei flutti e dei corpi
senza vita che galleggiano sull’ennesima bara spalancata dal Mediterraneo sotto una
carretta del mare entra con uno tsunami tra gli affreschi della Sala Clementina. Papa
Francesco – che ha forse visto le prime, tragiche foto pubblicate sul web e ha letto
dell’orrore piombato addosso a sopravvissuti e soccorritori – chiude il discorso appena
tenuto con una voce rotta dal dolore e dallo sdegno. Due sentimenti che un istante
dopo confluiscono in una invocazione al cielo e a chi ha il potere di fare qualcosa
sulla terra:
“Preghiamo insieme Dio per chi ha perso la vita, uomini, donne,
bambini, per i familiari e per tutti i profughi. Uniamo i nostri sforzi perché non
si ripetano simili tragedie! Solo una decisa collaborazione di tutti può aiutare a
prevenirle”.
Il dolore per l’ennesima tragedia di Lampedusa suggella una
riflessione anch’essa a suo modo dolente, divisa tra la bellezza dei valori che la
fede promuove e sostiene – pace, giustizia, dignità umana – e la delusione per il
sistematico tradimento di quegli stessi valori da parte di chi bada a interessi diversi
del bene comune. Davanti a Papa Francesco vi sono i partecipanti alla Giornate per
il 50.mo della Pacem in terris, la celebre Enciclica del futuro Santo Giovanni
XXIII che nel 1963 – ricorda il Papa – esortò il mondo “sull’orlo di un conflitto
atomico mondiale” a “promuovere e praticare la giustizia” e a “contribuire allo sviluppo
umano integrale, secondo la logica della solidarietà”. E tuttavia, obietta Papa Francesco:
“Guardando
alla nostra realtà attuale, mi chiedo se abbiamo compreso questa lezione della Pacem
in terris. Mi chiedo se le parole giustizia e solidarietà sono solo nel
nostro dizionario o tutti operiamo perché divengano realtà. L’Enciclica del Beato
Giovanni XXIII ci ricorda chiaramente che non ci può essere vera pace e armonia se
non lavoriamo per una società più giusta e solidale, se non superiamo egoismi, individualismi,
interessi di gruppo e questo a tutti i livelli”.
Senza riconoscere “l’origine
divina” dell’uomo, difficilmente – prosegue Papa Francesco – si arriva a tutelare
“i principali diritti civili e politici” di una persona, ma si rischia di non offrirle
neanche la possibilità di “accedere ai mezzi essenziali di sussistenza”, come cibo,
acqua, cure, istruzione. Diritti, osserva il Papa, “ormai acquisiti dal nostro modo
di pensare”. “Ma – soggiunge – c’è da chiedersi: lo sono veramente nella realtà”:
“La
crisi economica mondiale, che è un sintomo grave della mancanza di rispetto per l’uomo
e per la verità con cui sono state prese decisioni da parte dei Governi e dei cittadini,
ce lo dicono con chiarezza. La Pacem in terris traccia una linea
che va dalla pace da costruire nel cuore degli uomini ad un ripensamento del nostro
modello di sviluppo e di azione a tutti i livelli, perché il nostro mondo sia un mondo
di pace. Mi domando se siamo disposti a raccoglierne l’invito”.