La visita del Papa ad Assisi. Padre Gambetti: evento storico che diventerà messaggio
per il mondo intero
“Aspettiamo con gioia e gratitudine quanto il Papa avrà da dire in particolare a noi
famiglie francescane”. Così padre Mauro Gambetti, custode del Sacro convento
di Assisi, in queste ore che preparano l’arrivo del Papa, domani venerdì 4 ottobre,
Festa del Santo patrono d’Italia. “Sarà una visita storica”, spiega padre Mauro, “perché
per la prima volta un Papa che ha scelto il nome di Francesco visiterà i luoghi testimoni
dell'esperienza carismatica del frate assisiate. Sarà però anche un momento molto
intimo”. Sentiamo le parole del Custode nell’intervista di Gabriella Ceraso:
R. – Io lo immagino
come un incontro che Papa Francesco vuole vivere con San Francesco e Santa Chiara.
Un incontro che, credo, innanzitutto, accada nell’intimo, nel cuore del Papa. Penso
che, però, naturalmente, sgorgherà proprio da questo incontro una parola, un messaggio
per il mondo intero.
D. – San Francesco ebbe un rapporto particolare con i
Papi: si è recato a Roma per avere conferme, avere indicazioni. Ora è un Papa che
viene da voi. Attendete qualcosa in particolare?
R. – Personalmente sarò molto
attento a cogliere le linee orientative che lui vuole offrire, forse in primis a noi.
Seguo attentamente ciò che dice, ma anche il suo stile, perché avverto che è una parola,
anche questa, che illumina il nostro carisma e mi pare che ci aiuti anche ad attualizzare
quello che è il nostro carisma. Attendo, quindi.
D. – Il Papa sta chiedendo
alla Chiesa, ai religiosi, più impegno, più coraggio, più apertura. L’avete colto
questo e come vi interpella?
R. – Noi stiamo, non solo riflettendo, ma stiamo
anche iniziando a porre qualche azione che evidenzi maggiormente quest’apertura rivolta
a tutti. Ogni uomo davvero deve trovare dimora, deve trovare casa anche venendo qui,
qui da noi. Insieme a questo, un’attenzione ancora più puntuale, più individuale verso
le persone bisognose, in rapporto al territorio in cui siamo inseriti, oltre che tenendo
uno sguardo anche oltre il territorio, oltre confine insomma. Ha un respiro universale,
infatti, quella che è la realtà di Assisi, del Sacro Convento in particolare.
D.
– Papa Francesco che realtà troverà nella comunità francescana?
R. – Quello
che siamo è questo: una varietà di famiglie francescane e all’interno di ogni famiglia
una varietà di provenienze, di culture differenti, che attorno al Vangelo cercano
di condividere la vita, di diventare anche testimonianza viva della presenza di Gesù,
che unisce le differenze, anzi le esalta.
D. – La tappa alla Basilica significa
pregare sulla tomba di San Francesco. Il Papa l’ha già visitata virtualmente attraverso
questa webcam fissa. Che preghiera ha levato il Papa per San Francesco in quell’occasione
e che impressione ne avete tratto da quel primo incontro, che si ripeterà il 4 ottobre?
R.
– Il Papa ha chiesto a Francesco di intercedere per la pace. L’impressione che ho
ricavato da quell’incontro è di avere incontrato una persona profondamente vitale.
Negli occhi mi sembra di avere colto un sorriso dello Spirito, che sono convinto lo
animi, lo abiti. E così, penso, ho la certezza proprio di ritrovare qui, quando lui
verrà sulla tomba di Francesco, un uomo mosso dallo Spirito di Dio, afferrato da Gesù.
Tutto, quindi, sarà facile anche tra Papa Francesco e San Francesco.
D. – Questa
visita avrà come tema conduttore la povertà. Le chiedo: si aspetta un messaggio forte
su questo e, secondo lei, povertà in che senso va intesa?
R. – Sicuramente
questo è uno degli aspetti che verrà sottolineato. Pure nel percorso alcune delle
tappe parlano di questo e anche la vita di Francesco è caratterizzata da questa scelta
di povertà. Ma credo che non sarà semplicemente questo: ci introduce nel mistero della
vita di Cristo. La caratterizzazione, anche principale, è quella – direi – della povertà,
che ciascuno dovrebbe assumere per se stesso, per la propria esistenza: una povertà
che simbolicamente è richiamata dalla nudità, dalla spogliazione, ancor più forse
dal mettersi ai piedi dell’altro, in un gesto di umiltà e, in qualche modo, di sottomissione,
ravvicinando l’altro. Ecco, credo che questa caratterizzazione dia spessore, dia senso
pieno anche a questo tema, ma al contempo apra ad ulteriori spazi sia di testimonianza
che di annuncio.