Il lavoro di "Rete per l'identità" che aiuta i figli dei desaparecidos argentini a
ritrovare le proprie origini
Sarebbero quasi 500 i figli dei desaparecidos argentini nati nei campi di concentramento
o sequestrati insieme ai loro genitori durante la dittatura di Jorge Videla. Identificarli
è difficile, perché molti di loro sono stati adottati, sia in America Latina sia in
Europa, con altri nomi. Da anni, le abuelas de Plaza de Majo cercano i loro
nipoti scomparsi e, con l’aiuto della "Rete per l’identità", la ricerca continua anche
in Italia. Il servizio di Elvira Ragosta:
A oggi, sono
109 i nipoti intercettati dal lavoro investigativo e delle abuelas de Plaza
de Mayo. Nonne e nonni segugi, che negli anni non hanno mai smesso di cercare e incrociare
dati, non solo in America Latina, anche attraverso i certificati elettorali. Bambini,
oggi adulti, finiti nella rete del terrore del "Piano Condor", la sparizione sistematica
degli oppositori politici alle dittature latinoamericane, che coinvolse anche l’Argentina.
E il dubbio che anche in Italia possano essere arrivati con le adozioni figli di desaparecidos
ha aperto una campagna lanciata da “Rete per l’Identità" e “24marzo.it", che offre
ai giovani nati in Argentina, dubbiosi sulla loro identità, la possibilità di scavare
nel prorpio passato. Jorge Ithurburu, coordinatore della Rete per l’Identità
Italia:
“Ai giovani che possono avere dei dubbi noi diamo assistenza psicologica,
li aiutiamo a fare i prelievi del dna …”.
Nel 2006, le leggi di amnistia
e di indulto in Argentina sono state cancellate e il 2012 è stato l’anno dei “grandi
processi" agli ex militari per crimini contro l’umanità. Ma procedimenti giudiziari
ci sono stati anche in Italia:
“In Italia, ci sono stati già due procedimenti
che hanno riguardato bambini sottratti: il processo per quanto riguarda la vicenda
l’omicidio di Laura Carlotto, quello per Guido, il bambino sequestrato nel 2007, la
sentenza per il processo Esma riguardante Evelyn Pegoraro e l’omicidio di sua mamma
Susanna e di suo nonno Giovanni. Anche adesso si sta aprendo un nuovo procedimento
a Roma. É un processo conosciuto come 'Il Processo Condor' che riguarda militari uruguaiani,
cileni, boliviani e peruviani. In questo caso ci sono due giovani, Mariana Zaffaroni
e Carlos D’Elia, nati in campo di concentramento e poi ritrovati dalle nonne di Plaza
De Mayo”.
Macarena, fino a 23 anni viveva in Uruguay, studiava biochimica
e sognava di fare l’insegnante. Poi, la scoperta, improvvisa e inattesa, di essere
stata adottata e di essere figlia di desaparecidos. A scoprirlo e a ridarle
l’identità genetica è suo nonno, il famoso poeta argentino Juan Gelman. Manuel, invece,
aveva saputo fin da piccolo di essere adottato. Ma mai avrebbe pensato di essere il
fratellastro di Gaston Goncalves, il batterista del famoso gruppo musicale di cui
aveva tutti i dischi. Manuel, che da adottato si chiamava Claudio, è stato uno dei
primi nipoti intercettati. Il 15 aprile del 1976, Pablo German aveva 5 mesi e mezzo.
Fu rapito a Buenos Aires assieme ai suoi genitori. Dopo pochi mesi, Pablo fu registrato
come figlio proprio da una coppia legata al regime civico militare. Oggi, i suoi genitori
adottivi sono detenuti pechè coinvolti in una causa per crimini contro l’umanità.
Pablo è l’ultimo nipote ritrovato, ma ricerca della Rete per l’identità continua:
“La
vita di questi ragazzi è sempre molto particolare fin dalla nascita. Se un giovane
che pensava di essere un figlio adottivo, scoprisse di essere figlio di desaparecidos,
questa sarebbe la migliore notizia che gli possiamo dare, perché gli stiamo dicendo:
guarda che tua mamma e tuo papà non ti hanno mai abbandonato. Guarda che la tua famiglia
ti ha sempre cercato. Così puoi ricucire i pezzi mancanti della tua vita “.