Gardini (Confcooperative) sulla crisi: ultima chance della politica per riconciliarsi
col Paese
Al Senato, Letta ha lanciato un appello affinché finisca una politica "fatta di cannoneggiamenti
continui" e di "rissa". Le prime a soffrire questo stato di incertezza sono le imprese,
soprattutto quelle più piccole, dice il presidente di Confcooperative Maurizio
Gardini:
R. – Le imprese
non ne possono più, ma sono anche i cittadini che non ne possono più. Oggi, la politica
ha l’ultima chiamata per riconciliarsi con i cittadini e con le imprese. I problemi
reali sono una disoccupazione giovanile al 40%, sono le imprese che stentano ad andare
avanti, sono il cuneo fiscale che impedisce la competitività, sono il costo del denaro
e la difficoltà di accesso al credito. Da questi fatti, con orgoglio, ci sia un risveglio
etico. L’egoismo e la degenerazione etica ci hanno portato fino a qui. Non c’è più
voglia di mettersi in gioco. Non c’è più l’amore e il bene comune. Io spero che da
qui possa nascere anche una risalita del Paese, perché gli italiani se lo meritano.
D.
– L’incertezza politica dura e va avanti da almeno una decina di anni. Questo quanto
ha frenato il Paese e quanto gli altri concorrenti dell’Italia si sono poi avvantaggiati
di questa situazione di incertezza?
R. – L’incertezza politica ha determinato
uno spread alto e un costo del denaro. I costi del denaro che le imprese e
le famiglie hanno pagato sono soldi sottratti allo sviluppo, all’investimento. Poi,
l’incertezza ha determinato che non ci sia più l’attrazione Paese. Le imprese estere
e i capitali girano alla larga dall’Italia: vanno in altri mercati. Quando vengono
in Italia, vengono per depredare, per fare "shopping" e portare via – è il caso di
Telecom – e neanche con grandi progetti industriali, perché Telefonica non ha certamente
un progetto industriale e ha più debiti di Telecom. Poi, l’incertezza politica ha,
di fatto, determinato l’impossibilità di fare delle politiche stabili per lo sviluppo.
D.
– Da qua a fine anno, bisogna evitare a tutti i costi l’aumento dell’Iva dal 4 al
10% per le Cooperative sociali. Ma se appunto l’Iva aumentasse, cosa succederebbe
secondo lei?
R. – L’effetto sarebbe disastroso, perché noi cominciamo a smantellare
quella che è una peculiarità che un ottimo rapporto pubblico, privato e sociale, ha
costruito, che è il welfare. La cooperazione sociale, che è stata la stampella del
welfare costituito oggi, di fatto con questa operazione viene a prendere un colpo.
Invece, noi dobbiamo chiamare il protagonismo dei cittadini, il protagonismo della
cooperazione a occuparsi e a gestire cose che oggi il pubblico, lo Stato, non riesce
più a gestire.