2013-10-02 11:44:18

Gardini (Confcooperative) sulla crisi: ultima chance della politica per riconciliarsi col Paese


Al Senato, Letta ha lanciato un appello affinché finisca una politica "fatta di cannoneggiamenti continui" e di "rissa". Le prime a soffrire questo stato di incertezza sono le imprese, soprattutto quelle più piccole, dice il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini:RealAudioMP3

R. – Le imprese non ne possono più, ma sono anche i cittadini che non ne possono più. Oggi, la politica ha l’ultima chiamata per riconciliarsi con i cittadini e con le imprese. I problemi reali sono una disoccupazione giovanile al 40%, sono le imprese che stentano ad andare avanti, sono il cuneo fiscale che impedisce la competitività, sono il costo del denaro e la difficoltà di accesso al credito. Da questi fatti, con orgoglio, ci sia un risveglio etico. L’egoismo e la degenerazione etica ci hanno portato fino a qui. Non c’è più voglia di mettersi in gioco. Non c’è più l’amore e il bene comune. Io spero che da qui possa nascere anche una risalita del Paese, perché gli italiani se lo meritano.

D. – L’incertezza politica dura e va avanti da almeno una decina di anni. Questo quanto ha frenato il Paese e quanto gli altri concorrenti dell’Italia si sono poi avvantaggiati di questa situazione di incertezza?

R. – L’incertezza politica ha determinato uno spread alto e un costo del denaro. I costi del denaro che le imprese e le famiglie hanno pagato sono soldi sottratti allo sviluppo, all’investimento. Poi, l’incertezza ha determinato che non ci sia più l’attrazione Paese. Le imprese estere e i capitali girano alla larga dall’Italia: vanno in altri mercati. Quando vengono in Italia, vengono per depredare, per fare "shopping" e portare via – è il caso di Telecom – e neanche con grandi progetti industriali, perché Telefonica non ha certamente un progetto industriale e ha più debiti di Telecom. Poi, l’incertezza politica ha, di fatto, determinato l’impossibilità di fare delle politiche stabili per lo sviluppo.

D. – Da qua a fine anno, bisogna evitare a tutti i costi l’aumento dell’Iva dal 4 al 10% per le Cooperative sociali. Ma se appunto l’Iva aumentasse, cosa succederebbe secondo lei?

R. – L’effetto sarebbe disastroso, perché noi cominciamo a smantellare quella che è una peculiarità che un ottimo rapporto pubblico, privato e sociale, ha costruito, che è il welfare. La cooperazione sociale, che è stata la stampella del welfare costituito oggi, di fatto con questa operazione viene a prendere un colpo. Invece, noi dobbiamo chiamare il protagonismo dei cittadini, il protagonismo della cooperazione a occuparsi e a gestire cose che oggi il pubblico, lo Stato, non riesce più a gestire.







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