2013-10-01 13:49:45

Il coraggio di sperare una Siria pacificata: cosi il cardinale Sandri. Da ieri a Damasco ispettori Opac e Onu per le armi chimiche


19 ispettori dell’Opac e 14 dell’Onu sono da ieri a Damasco per avviare il processo di smantellamento delle armi chimiche entro la metà del 2014. Intanto si contano i morti di questa guerra intestina: 115 mila in 2 anni e mezzo, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani. E, un appello arriva dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati per assistere oltre 4 milioni di sfollati nei confini siriani e più di 2 milioni di profughi all’estero. Tra questi anche molti cristiani oggetto di violenze estremiste, ha ricordato ieri il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, intervenuto al Meeting interreligioso per pace, a Roma. Il porporato ha auspicato il “coraggio della speranza” per una Siria pacificata e per una “convivenza di fratellanza e solidarietà”, tra tutte le fedi nei Paesi del Medioriente. La cronaca nel servizio di Marina Calculli da Beirut RealAudioMP3

Ma quali difficoltà comporta l’operazione di rimozione delle armi chimiche in Siria? Si tratta infatti di distruggere circa mille tonnellate di gas nervino. Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Giorgio Alba di "Archivio Disarmo": RealAudioMP3

R. - Da un punto di vista logistico, teniamo presente che altri Paesi, che si sono trovati a smantellare un arsenale chimico, hanno impegnato diversi anni. La tempistica impiegata per la Siria invece è prevista a metà del 2014. Ad esempio, gli Stati Uniti e la Federazione Russa ad oggi non hanno completato lo smantellamento dei loro arsenali di armi chimiche, nonostante i dieci anni di tempo concessi dalla Convenzione sulle armi chimiche. Quindi, da un punto di vista logistico si tratta di un percorso impegnativo, che diventa ancora più complicato, se pensiamo che c’è una guerra civile in corso. Poi, da un punto di vista politico, quello che è difficile è valutare come i diversi attori coinvolti sul terreno, anche dall’esterno, – penso ai Paesi che supportano l’opposizione e quelli che supportano il regime di Assad – possano valutare che cosa sia politicamente più conveniente. Quindi, gli ostacoli naturali e logistici potrebbero essere ulteriormente aggravati da azioni intenzionali, portate avanti da gruppi armati, che possono tentare di ostacolare lo smantellamento delle armi chimiche.

D. – Quanto sarà utile smantellare l’arsenale chimico di Damasco, quando, anche secondo molti osservatori, una certa quantità di armi chimiche è in possesso anche degli insorti?

R. – Da questo punto di vista, quando noi parliamo di smantellamento, è utile precisare che si parla di neutralizzare agenti chimici. Gran parte delle armi chimiche non possono in realtà essere definite armi “pronte all’uso”. Non sono proiettili all’interno di una pistola, ma sono componenti non prontamente utilizzabili. Da questo punto di vista, il rischio di immediato utilizzo è limitato; per avere questo immediato utilizzo bisogna avere delle competenze tecniche. Quindi, non è sufficiente entrare in possesso di agenti chimici per essere in grado di realizzare un’arma chimica, ci vuole tempo e competenza. Inoltre, per smantellare l’arsenale insorge un problema logistico per il governo di Assad, ma è un problema logistico anche per eventuali gruppi di terroristi o di ribelli per realizzare le armi chimiche ed utilizzarle.

D. – Come vedi il prosieguo di questa trattativa?

R. – Per quanto riguarda questa trattativa, sono stato felice di leggere che adesso è possibile parlare di pace, parlare di negoziati. Il fatto di avere una risoluzione delle Nazioni Unite, concordata dalle cinque potenze e dall’intero Consiglio di sicurezza, permette di rafforzare la voce di tutti i pacifisti, tutte le persone di buona volontà che cercano di interrompere questo conflitto, al di là degli specifici interessi politici. I riflessi positivi sono notevoli. Vediamo se gli sviluppi saranno altrettanto positivi. Molti processi iniziano bene, ma ci sono attori che sono interessati a non farli funzionare e quindi pianificano attentati e cercano di intraprendere azioni per interrompere questi processi.

Ultimo aggiornamento: 2 ottobre








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