Il coraggio di sperare una Siria pacificata: cosi il cardinale Sandri. Da ieri a Damasco
ispettori Opac e Onu per le armi chimiche
19 ispettori dell’Opac e 14 dell’Onu sono da ieri a Damasco per avviare il processo
di smantellamento delle armi chimiche entro la metà del 2014. Intanto si contano i
morti di questa guerra intestina: 115 mila in 2 anni e mezzo, secondo l’Osservatorio
nazionale per i diritti umani. E, un appello arriva dall’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i rifugiati per assistere oltre 4 milioni di sfollati nei confini
siriani e più di 2 milioni di profughi all’estero. Tra questi anche molti cristiani
oggetto di violenze estremiste, ha ricordato ieri il cardinale Leonardo Sandri, prefetto
della Congregazione per le Chiese Orientali, intervenuto al Meeting interreligioso
per pace, a Roma. Il porporato ha auspicato il “coraggio della speranza” per una Siria
pacificata e per una “convivenza di fratellanza e solidarietà”, tra tutte le fedi
nei Paesi del Medioriente. La cronaca nel servizio di Marina Calculli da Beirut
Ma quali difficoltà
comporta l’operazione di rimozione delle armi chimiche in Siria? Si tratta infatti
di distruggere circa mille tonnellate di gas nervino. Giancarlo La Vella lo
ha chiesto a Giorgio Alba di "Archivio Disarmo":
R. - Da un punto
di vista logistico, teniamo presente che altri Paesi, che si sono trovati a smantellare
un arsenale chimico, hanno impegnato diversi anni. La tempistica impiegata per la
Siria invece è prevista a metà del 2014. Ad esempio, gli Stati Uniti e la Federazione
Russa ad oggi non hanno completato lo smantellamento dei loro arsenali di armi chimiche,
nonostante i dieci anni di tempo concessi dalla Convenzione sulle armi chimiche. Quindi,
da un punto di vista logistico si tratta di un percorso impegnativo, che diventa ancora
più complicato, se pensiamo che c’è una guerra civile in corso. Poi, da un punto di
vista politico, quello che è difficile è valutare come i diversi attori coinvolti
sul terreno, anche dall’esterno, – penso ai Paesi che supportano l’opposizione e quelli
che supportano il regime di Assad – possano valutare che cosa sia politicamente più
conveniente. Quindi, gli ostacoli naturali e logistici potrebbero essere ulteriormente
aggravati da azioni intenzionali, portate avanti da gruppi armati, che possono tentare
di ostacolare lo smantellamento delle armi chimiche.
D. – Quanto sarà utile
smantellare l’arsenale chimico di Damasco, quando, anche secondo molti osservatori,
una certa quantità di armi chimiche è in possesso anche degli insorti?
R. –
Da questo punto di vista, quando noi parliamo di smantellamento, è utile precisare
che si parla di neutralizzare agenti chimici. Gran parte delle armi chimiche non possono
in realtà essere definite armi “pronte all’uso”. Non sono proiettili all’interno di
una pistola, ma sono componenti non prontamente utilizzabili. Da questo punto di vista,
il rischio di immediato utilizzo è limitato; per avere questo immediato utilizzo bisogna
avere delle competenze tecniche. Quindi, non è sufficiente entrare in possesso di
agenti chimici per essere in grado di realizzare un’arma chimica, ci vuole tempo e
competenza. Inoltre, per smantellare l’arsenale insorge un problema logistico per
il governo di Assad, ma è un problema logistico anche per eventuali gruppi di terroristi
o di ribelli per realizzare le armi chimiche ed utilizzarle.
D. – Come vedi
il prosieguo di questa trattativa?
R. – Per quanto riguarda questa trattativa,
sono stato felice di leggere che adesso è possibile parlare di pace, parlare di negoziati.
Il fatto di avere una risoluzione delle Nazioni Unite, concordata dalle cinque potenze
e dall’intero Consiglio di sicurezza, permette di rafforzare la voce di tutti i pacifisti,
tutte le persone di buona volontà che cercano di interrompere questo conflitto, al
di là degli specifici interessi politici. I riflessi positivi sono notevoli. Vediamo
se gli sviluppi saranno altrettanto positivi. Molti processi iniziano bene, ma ci
sono attori che sono interessati a non farli funzionare e quindi pianificano attentati
e cercano di intraprendere azioni per interrompere questi processi.