2013-09-30 13:56:39

L’accordo Onu sulla Siria dà una svolta al Medio Oriente: l’analisi di Antonio Ferrari


In Siria, ancora violenze: dopo l’uccisione di 16 persone ieri a Raqqa, uno dei bastioni anti-regime, ieri somo stati segnalati colpi di mortaio a Damasco. Intanto, il presidente Assad ribadisce, nell’intervista alla Tv italiana, che rispetterà fino in fondo la risoluzione Onu sulle armi chimiche. Ed è partito il primo team di esperti che deve monitorare lo smantellamento. Ora, la sfida sarà far sedere le parti al tavolo del negoziato a Ginevra. Ma per capire l’importanza di quanto sta accadendo in Siria e nell’intero Medio Oriente, Fausta Speranza ha intervistato Antonio Ferrari, inviato del Corriere della Sera:RealAudioMP3

R. - L’accordo all’Onu è fondamentale e sta cambiando la storia sotto i nostri piedi. Ecco, la vediamo cambiare e questo è un elemento estremamente positivo. La Siria non sarà più quella di prima. I ribelli - quelli che sono contro il regime - non saranno quelli di prima. Anche Israele dovrà cambiare atteggiamento, perché puntava sull’Iran e in questo momento non si può andare contro l’Iran, perché quest’ultimo si sta aprendo verso gli Stati Uniti che sono il maggiore alleato di Israele. L’Egitto sta cambiando lentamente. Sembra riprendere anche il negoziato israelo-palestinese. Le dinamiche che si sono mosse nell’ultimo mese stanno cominciando a presentarci un mondo che non eravamo abituati a conoscere. Il quadro era disastrato, ci sono state delle possibilità come ad esempio, la discussione degli impianti… e c’è stata la voce del Papa, che credo abbia aiutato ad un riavvicinamento tra Stati Uniti e Russia che pareva impossibile.

D. - Ci aiuti a fotografare una situazione di fondo, perché in tutte le evoluzioni e nelle varie situazioni dei vari Paesi torna un elemento: un mondo musulmano che ha due anime, quella sunnita e quella sciita, che purtroppo in questa fase storica, nei vari contesti, si trovano l’una contro l’altra. E poi, c’è la spinta dell’estremismo. Si deve fare i conti con tutto questo, anche al di là delle dinamiche geopolitiche internazionali…

R. - L’estremismo deve essere isolato in tutti i campi, in tutte le religioni, in tutti i settori. Credo che le due parti - per ora una contro l’altra - alla fine verranno costrette dalla nuova situazione del mondo a cominciare a discutere tra di loro. Quindi, ottimismo sì, proprio perché vediamo questi segnali che non vedevamo da tanto tempo. E anche i ribelli pensavano di avere tutto il mondo dalla loro parte e di ricevere gli strumenti per attaccare e per creare una situazione di maggiore tensione: anche su di loro è arrivato un segnale. Consentitemi di spendere una parola per i cristiani: pensiamo al villaggio di Maalula, anzi “Malala” come pronunciano loro. Un villaggio cristiano dove si parla ancora l’aramaico che è nel nostro cuore. Chi c’è stato non poteva non innamorarsene e l’attacco di Maalula da parte dei ribelli è stato qualcosa di drammatico.

D. - In questo momento, però, che cosa sappiamo di questi ribelli? C’è stata un’evoluzione in questi due anni di conflitto: chi sono?

R. - Nessuno lo sa. È una domanda alla quale non so rispondere. Posso dire una cosa: la maggioranza del fronte dell’opposizione oggi è composta da estremisti che più o meno si richiamano ad Al Qaeda o ad un tipo di regionalizzazione, localizzazione di Al Qaeda. Quella spinta moderata che ha dato origine alla prima rivolta siriana, due anni fa, è una spinta che è stata risucchiata, marginalizzata proprio dal prevalere di queste forze estremiste. Quindi, i meccanismi sono sempre gli stessi: bisogna isolare gli estremisti.

D. - Dunque, adesso si parla di questa Conferenza “Ginevra 2” in novembre. Per la comunità internazionale forse la scommessa più grande, a questo punto, sarà quella di portare questi ribelli al tavolo dei negoziati, anche perché non sapere chi sono è una bella sfida...

R. - Si, credo che il ruolo di “Ginevra 2” sia quello di ridare fiato ai moderati, a coloro che volevano davvero cambiare, con i quali il governo prima o poi dovrà discutere e discuterà. Io su questo sono abbastanza ottimista, e poi bisogna isolare gli estremisti. Certo andare con Al Qaeda a "Ginevra 2" significherebbe far fallire tutto ancor prima di cominciare, perché gli estremisti non vogliono un accordo.

Ultimo aggiornamento: 1° ottobre







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