Il Papa a Sant'Egidio: "Il dialogo può vincere la guerra!"
"Nel mondo,
nelle società, c'è poca pace anche perché manca il dialogo, si stenta ad uscire dallo
stretto orizzonte dei propri interessi per aprirsi ad un vero e sincero confronto.
Per la pace ci vuole un dialogo tenace, paziente, forte, intelligente, per il quale
niente è perduto". Lo ha ricordato Papa Francesco incontrando i partecipanti
al 27mo incontro interreligioso per la pace della Comunità di Sant'Egidio,
in corso in questi giorni a Roma, con il tema 'Il coraggio della speranza'. "Quando
non dialoghiamo ci parliamo addosso, oppure stiamo sempre a parlare tra di noi",
commenta il vescovo Matteo Zuppi, ausiliare di Roma e assistente ecclesiastico
della Comunità trasteverina. "Non a caso il Papa insiste molto sul combattere
il pettegolezzo, che è una delle conseguenze della mancanza di dialogo, in una Chiesa
chiusa e autoreferenziale". "Al contrario uscire è sempre un rischio - sottolinea
il presule - perché dialogare significa anche interrogarsi, scoprire la propria identità.
Ed è ovvio che dialoga solo chi ha un'identità chiara. La sfida è essere insieme agli
altri con la serena fiducia che la nostra identità aiuterà il mondo". "Il Papa
- conclude Zuppi - come ha dimostrato con il suo intervento per la Siria, o portandoci
a Lampedusa, ci invita a non rassegnarci. Il coraggio ci viene solo quando non possiamo
accettare la sofferenza degli altri perché la vediamo. Il dolore degli altri è un
grido di speranza e noi dobbiamo raccoglierlo con il dialogo. Mettere insieme il Gran
Muftì del Cairo, i rabbini di Israele e le Chiese cristiane è la dimostrazione della
follia del terrorismo, ma c'è tanto da fare". (A cura di Fabio Colagrande)