Sì alla Conferenza di pace da governo siriano e opposizione
Ancora morti in Siria: oggi i jet militari hanno bombardato un liceo a Raqqa, nel
nord del Paese, dove sono rimaste uccise 13 persone, alcune delle quali minori. E
mentre gli ispettori Onu alla ricerca di armi chimiche riprendono i sopralluoghi in
tutto il Paese, il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon ha incontrato
ieri sera per la prima volta il capo dell'opposizione siriana Ahmad Jarba, invitandolo
a partecipare alla prossima conferenza di pace sulla Siria. Jarba ha affermato che
la Coalizione nazionale siriana e' disposta ad inviare una delegazione al vertice
previsto a novembre a Ginevra. Anche il governo siriano si dice "pienamente impegnato"
a partecipare alla Conferenza internazionale di pace Ginevra 2. Il segretario dell’Onu
raccomanda di lavorare per la pace, dopo che il Consiglio di sicurezza ha dato il
via alla risoluzione per lo smantellamento dell'arsenale chimico siriano. Il servizio
di Fausta Speranza:
Controllo serrato
sulle armi chimiche, ma in caso di inadempienza da parte del regime di Damasco, misure
di forza solo attraverso un nuovo pronunciamento del Consiglio di Sicurezza. Ban Ki-moon
parla di “accordo storico”, ma subito preme perché si lavori alla Conferenza di pace
che – dice – potrebbe essere fissata entro metà novembre. D’altra parte, la Risoluzione
è uno stop significativo alle armi chimiche, ma non può significare via libera alle
armi convenzionali. E tuttavia in Siria si continua a morire: almeno 140 persone hanno
perso la vita nelle ultime ore in varie regioni. Daniele De Luca, docente
di Storia delle relazioni internazionali:
R. – La comunità internazionale dovrà
vigilare necessariamente in maniera decisa sul rispetto di questo accordo, ma forse
il primo passo da fare immediatamente è un chiaro cessate-il-fuoco tra le parti in
conflitto. Non l’ha nominato nessuno, ma sembra che anche l’organizzazione più importante
tra i ribelli abbia accennato alla possibilità di un cessate-il-fuoco anche per trovare
un possibile accordo sulle armi chimiche. Inoltre, credo che un cessate-il-fuoco in
questo momento farebbe comodo anche al presidente Assad.
D. – Damasco si è
subito detto disponibile alla Conferenza di pace. C’è poi la responsabilità dell’opposizione…
R.
– A questo punto, bisognerà individuare i partecipanti tra i ribelli perché questo
è uno dei problemi seri, ovvero la frammentazione all’interno dell’opposizione ad
Assad: non c’è soltanto un gruppo, ma ce ne sono vari e questo potrebbe rendere un
po’ complicata l’organizzazione di Ginevra 2...
R. – Sì. Credo che il ministro
degli Esteri russo, Sergey Lavrov, sia stato abbastanza chiaro su questa cosa: è vero
che c’è un governo che firma un accordo - sulle armi chimiche intendo – ma attenzione
perché quelle armi chimiche non devono essere adoperate naturalmente neanche dai ribelli.
Ora, il passo successivo, così come sottolineato dal segretario generale, dovrebbe
essere Ginevra 2 e, quindi, andare verso la metà di novembre ad una conferenza sulla
Siria. La responsabilità non sarà soltanto del regime di Assad, ma a questo punto
bisognerà individuare i partecipanti tra i ribelli perché questo è uno dei problemi
seri, ovvero la frammentazione all’interno dell’opposizione ad Assad: non c’è soltanto
un gruppo ma ce ne sono vari e questo potrebbe rendere un po’ complicata l’organizzazione
di Ginevra 2.
D. – Vogliamo commentare anche questa circostanza: mentre si
raggiungeva l’accordo per questa risoluzione all’Onu, c’è stato questo passo estremamente
significativo della telefonata tra Rohani ed Obama. Quindi un nuovo corso nei rapporti
tra Iran e Stati Uniti. Le due cose non sono scisse…
R. – No, assolutamente,
anzi io le vedo abbastanza legate. La presenza ed il forte attivismo del nuovo presidente
iraniano a New York sono state secondo me significative e determinanti. Non dimentichiamo
che, per esempio nel caso della Siria, non c’è soltanto un protettore del regime di
Assad, la Russia, ma ce n’è uno forse per alcuni aspetti ancora più importante che
è quello iraniano. Guarda caso, io ritengo che, dietro le quinte, la diplomazia iraniana
– su spinta del nuovo presidente – abbia lavorato perché si raggiungesse un chiaro
accordo unanime sulla limitazione e distruzione delle armi chimiche. Ci sono tanti
segnali che vengono ultimamente da Teheran che lasciano ben sperare. Io fondamentalmente
nella politica internazionale non è che sia sempre così ottimista, però Rohani che
parla finalmente della Shoa; che riconosce la Shoa come il grande crimine contro gli
ebrei; che manda gli auguri per il Rosh haShana, ovvero il capodanno degli ebrei,
ed in più la sua presenza fortemente mediatica a New York… Questo mi lascia qualche
speranza. Resta l’appello del ministro degli Esteri russo: “Le parti prendano
parte alla conferenza Ginevra 2 senza precondizioni”.