2013-09-29 09:27:11

Sì alla Conferenza di pace da governo siriano e opposizione


Ancora morti in Siria: oggi i jet militari hanno bombardato un liceo a Raqqa, nel nord del Paese, dove sono rimaste uccise 13 persone, alcune delle quali minori. E mentre gli ispettori Onu alla ricerca di armi chimiche riprendono i sopralluoghi in tutto il Paese, il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon ha incontrato ieri sera per la prima volta il capo dell'opposizione siriana Ahmad Jarba, invitandolo a partecipare alla prossima conferenza di pace sulla Siria. Jarba ha affermato che la Coalizione nazionale siriana e' disposta ad inviare una delegazione al vertice previsto a novembre a Ginevra. Anche il governo siriano si dice "pienamente impegnato" a partecipare alla Conferenza internazionale di pace Ginevra 2. Il segretario dell’Onu raccomanda di lavorare per la pace, dopo che il Consiglio di sicurezza ha dato il via alla risoluzione per lo smantellamento dell'arsenale chimico siriano. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

Controllo serrato sulle armi chimiche, ma in caso di inadempienza da parte del regime di Damasco, misure di forza solo attraverso un nuovo pronunciamento del Consiglio di Sicurezza. Ban Ki-moon parla di “accordo storico”, ma subito preme perché si lavori alla Conferenza di pace che – dice – potrebbe essere fissata entro metà novembre. D’altra parte, la Risoluzione è uno stop significativo alle armi chimiche, ma non può significare via libera alle armi convenzionali. E tuttavia in Siria si continua a morire: almeno 140 persone hanno perso la vita nelle ultime ore in varie regioni. Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali:

R. – La comunità internazionale dovrà vigilare necessariamente in maniera decisa sul rispetto di questo accordo, ma forse il primo passo da fare immediatamente è un chiaro cessate-il-fuoco tra le parti in conflitto. Non l’ha nominato nessuno, ma sembra che anche l’organizzazione più importante tra i ribelli abbia accennato alla possibilità di un cessate-il-fuoco anche per trovare un possibile accordo sulle armi chimiche. Inoltre, credo che un cessate-il-fuoco in questo momento farebbe comodo anche al presidente Assad.

D. – Damasco si è subito detto disponibile alla Conferenza di pace. C’è poi la responsabilità dell’opposizione…

R. – A questo punto, bisognerà individuare i partecipanti tra i ribelli perché questo è uno dei problemi seri, ovvero la frammentazione all’interno dell’opposizione ad Assad: non c’è soltanto un gruppo, ma ce ne sono vari e questo potrebbe rendere un po’ complicata l’organizzazione di Ginevra 2...

R. – Sì. Credo che il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, sia stato abbastanza chiaro su questa cosa: è vero che c’è un governo che firma un accordo - sulle armi chimiche intendo – ma attenzione perché quelle armi chimiche non devono essere adoperate naturalmente neanche dai ribelli. Ora, il passo successivo, così come sottolineato dal segretario generale, dovrebbe essere Ginevra 2 e, quindi, andare verso la metà di novembre ad una conferenza sulla Siria. La responsabilità non sarà soltanto del regime di Assad, ma a questo punto bisognerà individuare i partecipanti tra i ribelli perché questo è uno dei problemi seri, ovvero la frammentazione all’interno dell’opposizione ad Assad: non c’è soltanto un gruppo ma ce ne sono vari e questo potrebbe rendere un po’ complicata l’organizzazione di Ginevra 2.

D. – Vogliamo commentare anche questa circostanza: mentre si raggiungeva l’accordo per questa risoluzione all’Onu, c’è stato questo passo estremamente significativo della telefonata tra Rohani ed Obama. Quindi un nuovo corso nei rapporti tra Iran e Stati Uniti. Le due cose non sono scisse…

R. – No, assolutamente, anzi io le vedo abbastanza legate. La presenza ed il forte attivismo del nuovo presidente iraniano a New York sono state secondo me significative e determinanti. Non dimentichiamo che, per esempio nel caso della Siria, non c’è soltanto un protettore del regime di Assad, la Russia, ma ce n’è uno forse per alcuni aspetti ancora più importante che è quello iraniano. Guarda caso, io ritengo che, dietro le quinte, la diplomazia iraniana – su spinta del nuovo presidente – abbia lavorato perché si raggiungesse un chiaro accordo unanime sulla limitazione e distruzione delle armi chimiche. Ci sono tanti segnali che vengono ultimamente da Teheran che lasciano ben sperare. Io fondamentalmente nella politica internazionale non è che sia sempre così ottimista, però Rohani che parla finalmente della Shoa; che riconosce la Shoa come il grande crimine contro gli ebrei; che manda gli auguri per il Rosh haShana, ovvero il capodanno degli ebrei, ed in più la sua presenza fortemente mediatica a New York… Questo mi lascia qualche speranza.
Resta l’appello del ministro degli Esteri russo: “Le parti prendano parte alla conferenza Ginevra 2 senza precondizioni”.







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