2013-09-29 20:21:59

Siria: raid aereo su Raqqa. Msf denuncia il collasso del sistema sanitario nel Paese


In Siria, un caccia delle forze aeree lealiste ha colpito un liceo nella provincia settentrionale di Raqqa, uccidendo 13 persone, in maggioranza studenti della scuola. E' quanto ha denunciato ieri l'Osservatorio siriano per i diritti umani. Intanto, a proposito della Risoluzione contro le armi chimiche approvata dal Consiglio di sicurezza, il presidente Assad, intervistato da Rainews, ha confermato la decisione di aderire all’accordo. In Siria sono al lavoro da mercoledì scorso, e ieri hanno iniziato nuovi sopralluoghi, gli esperti dell'Onu che indagano sull'uso di armi chimiche nel Paese.

Le parti in conflitto in Siria e i loro alleati collaborino per rimuovere il blocco umanitario che impedisce di portare aiuti alle persone. In una lettera aperta, Medici Senza Frontiere sollecita un rapido intervento per supplire ad un sistema sanitario ormai incapace di rispondere ai bisogni di una popolazione stremata dalla guerra e alla quale mancano ormai totalmente sia l’assistenza medica sia i farmaci essenziali. Francesca Sabatinelli ha intervistato Gabriele Eminente, direttore generale di MSF Italia:RealAudioMP3

R. – Nonostante gli sforzi, sicuramente meritori, promossi dalle Nazioni Unite, e nonostante i risultati, inaspettati fino a qualche giorno fa, raggiunti all’interno dello stesso Consiglio di Sicurezza, comunque c’è un tema che è assente dalle decisioni recentemente prese: quello dell’assistenza umanitaria a milioni di siriani, che purtroppo continuano a subire le conseguenze della guerra.

D. – Tali richieste Medici senza Frontiere le sollecita nel contesto di ogni conflitto. Quello siriano si sta caratterizzando per qualcosa in particolare dal punto di vista umanitario?

R. – Sicuramente si sta caratterizzando per il peggioramento, che nel corso del conflitto stesso abbiamo registrato. Noi lo vediamo, perché molti degli operatori umanitari italiani sono passati su progetti siriani negli ultimi due anni, e verifichiamo che quelli che rientrano ci raccontano di una situazione che è decisamente molto peggiore rispetto a quella che c’era l’anno scorso. Uno degli elementi, forse l’elemento principale, che appunto ha portato a questo peggioramento, è il blocco di fatto posto da entrambe le parti in conflitto rispetto agli aiuti umanitari. Ed è questa la ragione per cui noi ci appelliamo alle parti in conflitto, ma ci appelliamo anche, soprattutto, in questo momento, agli Stati, ai Paesi, che li supportano rispettivamente. Quindi, da un lato, la Russia e l’Iran, per quanto riguarda il governo siriano, ma al tempo stesso, la stessa richiesta la facciamo anche a quei Paesi, come gli Stati Uniti, la Turchia, il Qatar, l’Arabia Saudita, che invece supportano in maniera più o meno diretta gruppi armati di opposizione.

D. – Voi denunciate la totale mancanza di farmaci. Quali sono le ricadute? Addirittura avete evidenziato il ricomparire di malattie ormai praticamente debellate…

R. – Esattamente. Parliamo di un Paese che, sino a due anni fa, aveva un sistema sanitario, e un livello di servizio sanitario, comparabile a quello di molti Paesi europei. Alcune malattie, pensiamo a malattie che colpiscono soprattutto l’infanzia, erano state dimenticate o comunque non erano più pericolose, perché vi era un servizio di vaccinazione attivo, con una copertura pressoché totale della popolazione. Tutto questo sistema è completamente collassato: 91 ospedali in Siria, 55 di questi oggi sono stati seriamente danneggiati o addirittura completamente distrutti. Talvolta gli ospedali stessi sono oggetto di attacchi da parte di una delle parti in conflitto. Malattie come il morbillo, che non spaventavano più nessuno qualche tempo fa, sono diventate di nuovo malattie pericolose, come accade nei Paesi più disastrati dell’Africa sub-sahariana.

D. – Il collasso del sistema sanitario colpisce ovviamente le categorie più deboli: bambini, donne in gravidanza. Oltretutto ci avvicina all’inverno. Quali le preoccupazioni?

R. – La paura vale certamente per le categorie più vulnerabili, ma in realtà vale per tutta la popolazione siriana. Se non viene rimosso il blocco umanitario, la situazione non può che peggiorare, anche a causa dell’impatto delle condizioni climatiche. E’, quindi, assolutamente urgente rimuovere questo blocco, che continua a fare vittime. Ripeto, nonostante l’importanza dei risultati diplomatici ottenuti negli ultimi giorni, è più importante e cruciale che gli stessi sforzi diplomatici siano rivolti proprio a rimuovere questo blocco e a permettere di nuovo l’arrivo di assistenza umanitaria a milioni di siriani.

D. – Medici senza Frontiere sta continuando la sua attività in Siria in mezzo a tante difficoltà. Riuscite a lavorare?

R. – Noi siamo presenti innanzitutto nel Nord del Paese con sei ospedali e due strutture ambulatoriali , quindi nell’area in qualche modo controllata da gruppi di opposizione. In queste strutture stiamo effettuando circa 100 mila visite al mese e registriamo più o meno 430 interventi chirurgici, sempre nel corso di ogni mese. Nel rispetto del nostro principio di neutralità abbiamo ovviamente fatto forti pressioni sul governo di Damasco, per potere essere presenti anche in altre aree del Paese, in particolare in quelle che invece sono controllate dal governo stesso. Questa possibilità non c’è stata data e quindi purtroppo non siamo presenti altrove, oltre che al Nord, quantomeno direttamente. Siamo invece costantemente in contatto con almeno 28 ospedali e un numero ancora maggiore, oltre 50 cliniche, che invece sono nel resto del Paese, che seguiamo da fuori, per quanto c’è possibile, per supportarli. Questa è la nostra presenza. In questo momento la Siria è uno dei contesti per noi più importanti e più impegnativi, ma è soprattutto importante che organizzazioni come la nostra, così come la Croce Rossa internazionale, le Nazioni Unite, vengano messe nelle condizioni di fare il lavoro, cosa che in questo momento non è garantita.

Ultimo aggiornamento: 30 settembre







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