L’impegno della Gendarmeria vaticana: intervista con il direttore Domenico Giani
Evitiamo di parlare male uno dell’altro: così sabato Papa Francesco nella Messa che
ha celebrato nei pressi della Grotta di Lourdes dei Giardini Vaticani, al cospetto
del Corpo della Gendarmeria Vaticana. Papa Francesco ha parlato della “guerra del
buio contro la luce, della notte contro la luce”, alla quale contrapporre l’impegno
all’unità. Giovedì scorso si è celebrata la Festa della Gendarmeria. Dell’impegno
al servizio della Chiesa e del Pontefice, Luca Collodi ha parlato con il Direttore
del Corpo della Gendarmeria vaticana, Domenico Giani:
R. – Abbiamo
celebrato giovedì la Festa della Gendarmeria, il 197.mo anniversario della sua fondazione:
abbiamo alle spalle una storia di servizio alla Chiesa e al Romano Pontefice. Oggi
abbiamo avuto la grazia di poter partecipare alla Messa celebrata dalSanto Padre e
ricevere la sua parola. Il Papa ci ha ringraziato per il servizio che svolgiamo e
ci ha chiesto di fare un servizio speciale: non solo la difesa dello Stato o della
sua persona, ma la difesa del nostro ambiente dalla maldicenza, dal chiacchierio pernicioso.
E’un suggerimento interessante e originale. Certamente quest’avvertimento vale per
tutti, non solo per noi che viviamo nel vaticano, ma per tutti cristiani. Io credo
che dire questo alla Gendarmeria, a un Corpo come il nostro chiamato a svolgere attività
investigativa, di ricerca della verità è una spinta a non andare dietro alle voci,
ma badare solo ai fatti veramente concreti e reali. Ripeto: questa è una consegna
che il Papa ci ha dato, che facciamo nostra e che dobbiamo continuare a seguire e
non solo come poliziotti, ma soprattutto come credenti. Insomma, dopo le significative
raccomandazioni del Santo Padre rivolteci questa mattina, dobbiamo combattere il Diavolo
in tutte le sue forme, dalle tentazioni, cui tutti siamo soggetti, ai puri pettegolezzi
finalizzati non solo alla distruzione dell’altro, ma ancor più alla divisione che
è – come ha detto il Papa – opera tipica del Maligno. Giovedì sera abbiamo promesso
al Papa che sempre di più cercheremo di fare nostre le parole che egli ha usato in
due occasioni importanti, al Centro Astalli e a Cagliari, quando egli ha ricordato
che “solidarietà non è una parolaccia, ma è un modo di essere, un modo anche di vivere”.
In una società attanagliata da una grave crisi economica, sociale e anche di valori,
noi come gendarmi siamo chiamati a essere ovunque testimoni della verità.
D.
– Comandante Giani, come coniugate il mantenimento della sicurezza con l’elemento
umano di rapporto, ad esempio, con i tanti fedeli che vogliono vedere e stare vicino
al Papa?
R. – Molto giocano le radici da cui provengono i gendarmi che sono
quelle del mondo ecclesiale. Prima di tutto devono amare la Chiesa, devono amare il
Signore. Ci sentiamo parte di un Corpo, che è il Corpo della Chiesa. Nonostante le
difficoltà del quotidiano - perché a volte gestire migliaia e migliaia di pellegrini
non è semplice e questo lo facciamo con grande armonia con la Guardia Svizzera e con
l’Ispettorato di Polizia, con i Carabinieri, con la Polizia di Stato e le altre forze
di polizia. Questa è una cosa molto bella: vedere quanto sia l’impegno comune per
fare questo servizio - noi ci dobbiamo sforzare ogni giorno di più di coniugare -
come ha detto lei – le esigenze primarie di sicurezza, fatte come le desidera oggi
il Santo Padre e cioè con l’essere prossimo alle persone. E questo è un impegno che
ci riguarda e non solo a noi gendarmi, ma anche agli altri colleghi tutti. Insieme
a questo impegno, anche quello di essere accoglienti e portatori, anche qui, di una
luce positiva.
D. – Comandante Giani, lei è anche interessato al volontariato,
anche come elemento personale…
R. – E’ stata un’esperienza che mi ha formato
nell’età giovanile, adolescenziale con un grande rapporto con La Verna, Camaldoli
e una comunità ad Arezzo (l’associazione Rondine Città della Pace) da sempre molto
impegnata nella ricerca dell’unità tra i cristiani e nel dialogo interreligioso.
Credo che oggi non possiamo fare a meno del dialogo. Io lo vedo anche nell’attuale
servizio che stiamo svolgendo, con la nostra adesione ad alcune agenzie internazionali,
come sia importante anche nella nuova legislazione vaticana il contatto con le altre
Forze di Polizia e con le altre Agenzie di Sicurezza: tutto al servizio del Papa,
al servizio della Chiesa, ma soprattutto anche al servizio del dialogo. Oggi avere
un Papa che si rifà al poverello di Assisi, a me che sono anche affiliato all’Ordine
dei Frati Minori, mi dà un ulteriore impegno personale a servire il Successore di
Pietro senza risparmio, come una Grazia del Signore.